Austria: visita guidata al discusso centro di Traiskirchen

L’Austria sta facendo fronte alla più immensa ondata di rifugiati che si sia mai riversata sul suo territorio dalla seconda guerra mondiale. Solo da settembre a oggi oltre 350.000 migranti sono transitati sul suolo austriaco, la maggior parte dei quali si è poi diretta verso Germania e Scandinavia.

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Il numero dei richiedenti asilo è triplicato rispetto al 2014, con una stima di 85.000 entro la fine dell’anno. Attualmente giungono 300-400 domande d’asilo ogni giorno, una media di oltre 2.000 domande a settimana. È forse alla luce di questi numeri che l’Austria si appresta a restringere le norme che regolano le procedure d’asilo, vedendosi in qualche modo costretta a tenere in conto le richieste dell’estrema destra. 

Ecco perché la bozza del disegno di legge che verrà discussa in parlamento entro dicembre, prevede che dopo tre anni dall’ottenimento dell’asilo ci sia una nuova verifica. Se nei paesi d’origine la situazione dovesse essersi stabilizzata e risultassero nuovamente sicuri, gli immigrati sarebbero nuovamente ricondotti in patria. Mentre chi gode di una sorta di “asilo light”, come quello concesso agli Afghani, per ragioni umanitarie, potrà essere raggiunto dai propri familiari solo dopo tre anni. Una revisione della legge che, come ha evidenziato il Cancelliere Werner Faymann vuole dare un “segnale che l’asilo è un qualcosa di temporaneo”.

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Dentro Traiskirchen

Malgrado i numeri, a dir poco eccezionali di migranti in transito e in cerca di asilo, al Centro di accoglienza di Traiskirchen ora regna l’ordine assoluto. Sono andata a visitarlo, partecipando a un tour ufficiale per i media, organizzato dal Ministero dell’Interno. Senza autorizzazione ministeriale non era possibile accedervi.

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Il centro era stato oggetto di pesanti critiche e polemiche durante l’estate. Proprio per l’afflusso in massa di rifugiati che ha raggiunto picchi elevatissimi soprattutto nel mese di agosto e settembre, molti migranti erano stati sistemati all’interno di tende. In quelle settimane i media austriaci avevano enfatizzato una carenza organizzativa e avevano criticato la decisione di sistemare i rifugiati nelle tende da campo. Scene di una tendopoli disordinata hanno campeggiato sulla stampa austriaca. Oggi di tutto questo non c’è più traccia. Quanto meno, restano le tende più grandi, le 171 fornite dalle autorità austriache, ancora dislocate nello spazio della confinante accademia di polizia.

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Sono invece del tutto sparite le tende più piccole, donate da organizzazioni private. Anche se per stessa ammissione del Ministero, alcune delle tende, quelle dotate di riscaldamento, possono ancora essere occasionalmente utilizzate come aree di attesa per persone che debbano essere trasferite in alloggi forniti dalle province.

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Le tende, un male necessario

All’apparenza tutto sembra tornato alla normalità, ma pesano come macigni i sospetti lanciati dai media austriaci sulla società privata svizzera, la ORS, che gestisce il Centro di Traiskirchen, accusata di aver trattato come un lucroso business il dramma dei migranti e di aver mal gestito l’emergenza.

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“Lo staff del Centro di Traiskirchen ha lavorato a pieno ritmo per mesi –stempera ogni strascico di polemiche il Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner- facendo del proprio meglio, giorno dopo giorno. Ma d’altra parte l’alto numero di richieste di asilo e l’enorme numero di rifugiati, in transito a migliaia, ha rappresentato una sfida di enormi proporzioni”. Inoltre quello che spesso si tende a dimenticare è il fatto che a occuparsi della sistemazione dei rifugiati non è solo il governo federale austriaco, ma anche i governi delle 9 regioni di cui si compone l’Austria. Ma secondo un accordo che è legge costituzionale dal 2004, al governo federale spetta occuparsi dell’accomodamento dei rifugiati nella fase iniziale. Una volta iniziato l’iter della procedura d’asilo, la responsabilità passa alle regioni. A tal proposito il Ministro Mikl-Leitner sottolinea che “L’Austria è uno stato federale. E le province giocano un ruolo cruciale nella sistemazione dei rifugiati che richiedono asilo. Il consenso delle province, delle municipalità e dei sindaci è essenziale e necessario”.

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Negli ultimi tre mesi, centinaia di migliaia di migranti hanno letteralmente invaso un paese che ha una scarsa densità di abitanti, con una popolazione di appena 8,5 milioni. Se da un lato il governo federale ha fatto la sua parte e lo stesso la municipalità di Vienna, che da sola si è fatta carico del 20% dei 60.000 rifugiati ai quali trovare una sistemazione, sul fronte locale solo due regioni su 9 hanno fatto il proprio dovere. C’è una differenza tra il numero di migranti che entra e quello che esce e diventa di competenza regionale.

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Ecco quindi come il Centro di Traiskirchen che nella normalità più accogliere fino a un massimo di 1.820 persone, si è ritrovato appena un mese fa a ospitare oltre 4.500 migranti. “Da ottobre 2015 non è stato possibile per la federazione austriaca provvedere sistemazioni sufficienti per le migliaia di rifugiati sopraggiunte –spiega il Ministro Mikl-Leitner- Siamo stati quindi costretti a far alloggiare i migranti nelle tende. Dovevamo pur offrire loro un riparo. Immagini di rifugiatiti disperati in tenda non si erano mai viste prima in Austria, ecco il perché di tanto stupore e indignazione”.

 

Le richieste di asilo non vanno tutte a buon fine

Oggi a Traiskirchen soggiornano 1.700 rifugiati. Di questi 1.300 sono minori soli, arrivati in Austria non accompagnati. Molti provengono da Afghanistan, Siria e Iraq.

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Non tutte le domande di asilo vengono accettate. Nel 2014 solo il 39% ha ottenuto esito positivo. Nei primi 6 mesi del 2015 il dato è sceso al 34%. A settembre sono stati rimandati indietro 6.000 migranti (3.500 su base volontaria, 2.500 deportazione forzata).

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Un’operazione che nei primi 9 mesi del 2015 è costata già poco meno di 1.000.000 di euro. La procedura d’asilo in Austria è più veloce rispetto agli altri paesi dell’Unione. Attualmente per ottenere la prima istanza trascorrono 5 mesi. Prima del massiccio afflusso di rifugiati la media era di 4 mesi.

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La giostra e il workshop

Ci vengono mostrati i vari edifici di cui si compone il centro. Entriamo in una porzione di edificio adibita alle attività ricreative. Ci sono molti bambini e ragazzi.

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Qualcuno ascolta la musica e canta. Altri fanno dei lavori usando carta, plastica e fili colorati. Qui si possono anche bere bevande calde e fare merenda.

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Fuori ci sono delle giostre, un campo dove giocare a pallavolo e a basket. Nelle aree verdi esterne, dove di fatto rimaniamo, tutto scorre tranquillo e ordinato.

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Riusciamo a vedere una camerata. Il locale che adesso è pieno di brande era una palestra.

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Ora è un dormitorio che offre un riparo a tanti ragazzi rifugiati.

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“Organizziamo workshop nei quali insegnare come usare una lavatrice, o come gestire una serie di questioni di tipo pratico –racconta Franz Schabhüttl Direttore del Centro di accoglienza Est di Traiskirchen- Esistono anche corsi per far capire la cultura austriaca ed europea, perché non pensino che qui si arrivi e si ottengano soldi senza fare niente”. Il mito di un Occidente dove si elargiscono soldi e dove non si fa nulla, sembra diffuso tra molti migranti, ci fa notare il Direttore Schabhüttl, che mette in luce come “ogni giorno vengono fornite anche lezioni di tedesco, ma nessuna delle attività culturali, come ricreative, può essere imposta”.

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Anche i corsi scolastici per i bambini si tengono in una sorta di atmosfera sospesa. Si svolgono come se fosse un continuo primo giorno di scuola, perché qui a Traiskirchen la situazione è molto fluida, quotidianamente arrivano nuovi rifugiati e ne vanno via altri, uno scorrere inarrestabile di persone, che sembra non avere fine.

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