Nelle elezioni amministrative dell’11 ottobre 2015 a Vienna ha giocato un ruolo determinante l’emergenza rifugiati, che avrebbe potuto consegnare la capitale austriaca all’estrema destra di deriva xenofoba di Heinz-Christian Strache, erede di Haider.
L’FPÖ, il Partito della Libertà, infatti, dato in forte crescita dai sondaggi pre-elezioni, ha cercato di sfruttare il tema rifugiati a proprio vantaggio, facendo leva sulla paura del diverso, sul timore di un’invasione di Vienna e dell’intera Austria da parte di masse di islamici.
Strache, che ha sempre dichiarato apertamente le proprie simpatie per il premier ungherese Orban e per il leader russo Putin, ha fatto appello a quelle spinte anti europee che esistono, ma che non sono mai state maggioritarie in Austria. Sul versante opposto, anche le forze di sinistra hanno cavalcato l’onda lunga creata dalla risposta solidale e corale degli austriaci all’emergenza rifugiati. Sia i Socialdemocratici dell’SPÖ, sia i Verdi, Grüne, hanno fatto appello a quella reazione di così straordinaria solidarietà e apertura di cui è stata capace tanto la capitale, Vienna, quanto l’intero paese, negli ultimi tre mesi. Si può dire che l’accoglienza e la generosità dimostrate nei confronti dei rifugiati siano state il collante che ha dato all’attuale coalizione rosso verde, composta da Socialdemocratici e Verdi, i numeri per continuare a governare per altri 5 anni. Una prova generale di questo appello all’unità pre-elettorale c’è stata proprio sabato 3 ottobre, con la manifestazione pro-rifugiati che ha mobilitato a Vienna migliaia di persone.
Una dimostrazione al termine della quale si è tenuto un concerto al quale hanno partecipato oltre 150.000 persone.
Un concerto contro il razzismo e all’insegna della solidarietà, che si è svolto a Heldenplatz, all’Hofburg, il Palazzo Imperiale, in quella stessa piazza dove Adolf Hitler nel 1938 annunciò pubblicamente l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Alla luce dei risultati elettorali, che saranno definitivi solo nel corso di questa notte, e che non subiranno evidenti oscillazioni neanche dopo lo spoglio dei voti arrivati per posta, si può sintetizzare che i Socialdemocratici tengono; la destra estrema di Strache cresce, ma non sfonda; i Verdi restano il terzo partito; l’ÖVP, il Partito Popolare perde terreno; i NEOS superano la soglia di sbarramento, cannibalizzando voti sia al Partito della Libertà, sia al Partito Popolare. Si potrebbe anche evidenziare che i partiti dell’attuale Große Koalition, la Grande Coalizione che compone il Governo Federale, ovvero Socialdemocratici e Popolari, gli unici in vistoso calo, siano stati puniti dall’elettorato e non possano dormire sonni tranquilli perché l’FPÖ è il secondo partito.
L’SPÖ cala, ma i Socialdemocratici restano il primo partito di Vienna, ottenendo il 39,5%. Perdono 4,9 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni del 2010, passando da 334.757 a 267.084 voti. Per il sindaco uscente Michael Häupl, eletto per la prima volta nel 1994, ben 21 anni fa, si tratta comunque di un buon risultato. Un successo in ogni caso per Heinz-Christian Strache, perché il suo FPÖ, il Partito della Libertà, è in crescita passando da 194.517 a 218.197 voti, anche se non è stato in grado di realizzare il sorpasso dell’SPÖ.
Il Partito della Libertà si è comunque attestato al 32,2% guadagnando 6,4 punti percentuali rispetto al 2010. I Verdi, Grüne, sono il terzo partito con 11,7% ma hanno perso circa 1 punto e mezzo percentuale. Molto deludente il risultato dell’ÖVP, il Partito Popolare è all’8,7% e ha perso 5,2 punti percentuali.
La vera sorpresa è la nuova formazione liberale NEOS (La Nuova Austria), che si presenta per la prima volta alle elezioni amministrative, ma che al suo debutto ha preso ben 40.436 voti, superando con circa il 6% la soglia di sbarramento. NEOS è una formazione di destra, liberale, che coinvolge anche movimenti cittadini e che si ripropone, fin dalla sua comparsa alle elezioni politiche del settembre 2013 in cui ha guadagnato 9 seggi, di rappresentare una destra nuova, moderna che non ha derive xenofobe o anti-europee.
NEOS, con la sua candidata di punta Beate Meinl-Reisinger, ha indubbiamente attinto da quel bacino elettorale di destra che non si sente più rappresentato dal Partito Popolare e che in mancanza di valide alternative potrebbe anche votare per Strache. L’obiettivo dichiarato di NEOS è arginare la deriva estremista dell’FPÖ, ridando una nuova forma alla destra in Austria. E il risultato odierno testimonia che l’obiettivo è stato centrato.
Hanno votato 697.008 persone su 1.143.000 aventi diritto. Stavolta l’affluenza alle urne è stata del 60,98%, in pratica quasi il 61%, circa il 7% in meno (6,65 punti percentuali in meno) rispetto alle ultime elezioni amministrative del 2010.
I Socialdemocratici conquistano 21 Bezirk, distretti, su un totale di 23 a Vienna. Vanno all’FPÖ di Strache solo il 21esimo, Floridsdorf, e l’11esimo Favoriten.
Non bisogna dimenticare che in Austria possono votare anche i cittadini stranieri che risiedono sul suolo austriaco, cosa che ad esempio non è consentita in Italia. Inoltre Vienna è senza dubbio una delle città più internazionali d’Europa. Storicamente la capitale asburgica ha da sempre aperto le proprie porte agli immigrati, prima Ungheresi, nel 1956, poi provenienti dai paesi dell’Est negli anni ’90, dopo la disgregazione dell’ex Unione Sovietica.
Ecco perché esistono anche tanti cittadini austriaci che sono immigrati di prima o di seconda generazione, che hanno avuto un ruolo determinante nell’atteggiamento di apertura dimostrato nei confronti dei rifugiati, riversatisi in massa negli ultimi mesi.