Colpi di pistola in pieno giorno nel cuore di Vienna. Così la mafia entra in azione portando a segno uno dei suoi più sanguinosi agguati. La sparatoria di venerdì scorso è un attacco brutale e feroce. Un uomo viene ammazzato a bruciapelo, crivellato di colpi alla testa e al torace, un altro viene ferito gravemente. Il terrorismo, però, non c’entra. Ad agire è stata la criminalità organizzata, la più temibile e violenta, quella slava che si spartisce i giri di droga, traffico d’armi, riciclaggio di danaro sporco e prostituzione.
Nel corso del 2016 la lotta tra clan slavi ha lasciato la sua lunga scia di sangue: otto morti e quattro gravemente feriti. E poco importa che si getti nel caos l’intera città, l’importante è che vendetta sia fatta. I clan rivali, tutti composti da affiliati provenienti dalla ex Yugoslavia, non si fanno scrupoli di regolare i propri conti in uno dei luoghi più frequentati della capitale austriaca, il ristorante Figlmüller. Un locale con doppio ingresso, uno su Bäckerstraße e uno su un passaggio stretto, teatro dell’agguato mafioso, che congiunge Wollzeile con Lugeck, a pochi passi dalla piazza del duomo.
Un posto sempre affollato, pieno di turisti, famoso per i piatti tipici come la Wienerschnitzel, la cotoletta panata. Un attacco efferato che ha mobilitato decine e decine di poliziotti in assetto antisommossa, elicotteri e mezzi blindati. Scopriamo di più su questo episodio criminale e sui risvolti della mafia slava, che coinvolge tutte le repubbliche della ex Yugoslavia, con ramificazioni anche insospettabili nella finanza e nel tessuto economico austriaco e non solo. Continua a leggere