La sonda Speranza si è agganciata all’orbita marziana. Gli Emirati sono il quinto Paese al mondo ad aver inviato un veicolo spaziale sul Pianeta Rosso. Un’impresa storica che aveva il 50% delle probabilità di fallire. Dopo un previsto blackout di 27 minuti, che ha fatto comunque rimanere in trepidazione il team di ingegneri che ha lavorato alla missione, la sonda ha fatto giungere il proprio segnale al centro spaziale di Dubai, a 190mila chilometri di distanza. Gli Emirati Arabi Uniti scrivono una pagina di storia, diventando l’orgoglio del mondo arabo.
Tutto è iniziato il 19 luglio 2020 quando, nel pieno della pandemia, la sonda Speranza, in arabo Al-Amal, è decollata senza alcun intoppo dal Centro Spaziale di Tanegashima in Giappone. Da allora questo satellite meteorologico ha sganciato i propri razzi, ha percorso oltre 493 milioni di chilometri, è riuscito a correggere la propria rotta e a mantenere i contatti con la stazione di controllo di Dubai.
“È stato un programma pieno di sfide, iniziato nel 2013 -ha dichiarato alla stampa locale Sarah Al Amiri, Presidente dell’Agenzia Spaziale degli Emirati e Ministro di Stato per le Scienze Avanzate- Alcuni dei problemi incontrati ci sono sembrati a tratti insormontabili. Abbiamo avuto solo 6 anni per sviluppare il progetto con un budget a disposizione non molto alto”. Una missione inclusiva, che non ha soltanto visto protagonisti i 200 ingegneri emiratini, ma anche 450 persone provenienti da altri continenti, con retroterra e credo diversi. “È stato veramente uno sforzo internazionale e la scienza ha bisogno della cooperazione, esplorare si basa su questo”. Scopriamo di più su Al-Amal e sulla sua missione scientifica che inizierà ad aprile. Continua a leggere