Trudeau, io diverso da Kurz

Il Premier canadese Justin Trudeau ha espresso un giudizio molto critico sul futuro Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. “Ho ancor meno punti in comune con lui di quanti non ne abbia con il Presidente Trump” (“I disagree with him even more than I think I disagree with President Trump”) avrebbe detto, senza però fornire ulteriori dettagli al riguardo. Il Premier del Canada stava partecipando a una conferenza di Google sull’intelligenza artificiale e ha risposto a una domanda che gli è stata posta sul giovane leader dell’ÖVP, che si avvia a diventare nelle prossime settimane il nuovo Cancelliere dell’Austria e il premier più giovane del mondo. Nella campagna elettorale che lo ha visto vittorioso, Kurz ha fatto della sua intransigenza sulle politiche dell’immigrazione e sui richiedenti asilo i suoi cavalli di battaglia, manifestando a tratti posizioni persino più radicali di quelle di Heinz-Christian Strache, leader dell’FPÖ. Forse è proprio per questo motivo che Trudeau ha tenuto a rimarcare le differenze tra il suo modo di fare politica, inclusivo e tollerante, ponendo una netta cesura tra sé e ogni forma di chiusura di stampo populista.

Prima di manifestare la sua profonda distanza da Sebastian Kurz, infatti, Justin Trudeau ha anche criticato in modo deciso la politica di Donald Trump in materia di immigrazione e commercio. E quasi a voler rimarcare la differenza sostanziale tra il suo modo di fare politica e quello del Presidente americano, ha aggiunto che il Canada è un Paese di successo proprio grazie alla sua apertura. Ovviamente, ha sottolineato Trudeau, anche in Canada esistono preoccupazione e intolleranza, come accade in ogni società, ma quello che fa la differenza è che il suo Paese abbia deciso, con consapevolezza, di voler andare nella direzione opposta. Scopriamo le differenze di look tra Trudeau e KurzContinua a leggere

Un governo sotto l’albero?

Nel giorno della festa nazionale il Presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen fa un augurio all’Austria. Che il nuovo governo, espressione del Parlamento appena eletto, possa formarsi per Natale. Un po’ come un bel dono, come una sorpresa sotto l’albero. Nel celebrare la “bellezza della democrazia austriaca” e la sua neutralità, Van der Bellen enfatizza anche la “volontà di cambiamento” che gli austriaci hanno chiaramente espresso con il risultato delle elezioni del 15 ottobre scorso. Un desiderio di cambiare che vede la sua realizzazione proprio nei colloqui attualmente in corso e iniziati a partire dal 25 ottobre, volti a dare vita alla nuova coalizione. Il fatto che “qualcosa stia già cambiando è anche perché voi, cari austriaci, avete preso una simile decisione, che è ciò che dà significato e bellezza alla nostra democrazia” ha sottolineato il Presidente della Repubblica al suo debutto nelle celebrazioni per la festa della nazione.

Peter Lechner/HBF

A un debutto corrisponde un addio per il Cancelliere Christian Kern, che si avvia ad essere il leader dell’opposizione, e per Hans Peter Doskozil, anch’egli socialdemocratico e in carica come Ministro della Difesa nell’esecutivo dimissionario. Un governo, quello auspicato da Van der Bellen, che abbia come requisito fondamentale, un’incondizionata adesione all’Unione europea. Su questo punto egli sembra irremovibile: dovrà essere un governo pro Ue, a favore di un impegno serio in Europa. Questa è la principale condizione della Presidenza della Repubblica.

Peter Lechner/HBF

Gli fa eco il Cancelliere Kern che, nel sottolineare il senso profondo di comunità, che contraddistingue l’Austria rendendola forte, dichiara: “l’Europa è il nostro futuro”. Solo stando insieme agli altri Paesi membri dell’Ue è possibile assicurare all’Austria sicurezza, salvaguardia dell’ambiente e del clima e far fronte ai problemi conseguenti alla globalizzazione, ha detto Kern. Se è importante che la volontà di cambiamento debba essere assecondata, con l’entrata nell’esecutivo di quei partiti che hanno riportato un successo elettorale, ovvero con l’ingresso nella coalizione oltre all’ÖVP di Kurz, anche dell’FPÖ di Strache, è altrettanto vitale sancire ciò che, al contrario, non debba essere minimamente modificato. Anche su questo Van der Bellen è perentorio: “la costituzione austriaca, il rispetto fondamentale dei diritti umani e i diritti delle minoranze”, come anche la solidarietà e l’empatia, che fanno il paio con un sì deciso e netto alla “cooperazione in Europa”, non sono suscettibili di alcun tipo di modifica. Sapranno fare tesoro di queste raccomandazioni presidenziali Sebastian Kurz e Heinz-Christian StracheContinua a leggere

La paura fa 90, anzi 57%

La paura ha dominato le elezioni austriache, provocando una netta sterzata a destra. Due terzi dell’Austria, ossia le aree rurali, montane e i piccoli centri si sono schierati con Sebastian Kurz e Heinz-Christian Strache. In quelle porzioni di Paese l’ÖVP ha toccato punte del 38%. Nelle grandi città, prima fra tutte la capitale Vienna, e nelle aree urbane hanno vinto i Socialdemocratici, che qui hanno ottenuto il 33,3% dei voti. Anche i liberali di NEOS raggiungono il 6,2% proprio nelle aree cittadine. Da notare però, che l’ÖVP conquista due distretti viennesi: il primo e il 19esimo. Non è un caso che i quartieri più ricchi della capitale diano il sostegno al giovane leader popolare. L’affluenza alle urne è stata dell’80% e ha registrato un incremento di 5,09 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2013. Un dato di affluenza da record. Si tratta, infatti, del secondo incremento più consistente di sempre nella storia della Repubblica austriaca. 

Incredibilmente le regioni che sono state meno colpite, se non addirittura per niente sfiorate dal fenomeno dei rifugiati, hanno aderito a quei partiti, Popolari e ultradestra, che dell’immigrazione hanno fatto il proprio cavallo di battaglia, promettendo una stretta e minacciando chiusure, muri, controlli. In stati quali il Burgenland, letteralmente sommerso da ondate massicce di migranti provenienti dalla rotta balcanica, i Socialdemocratici perdono dei voti, ma rimangono il primo partito. Lo stesso è accaduto a Vienna, dove non sono mai cambiate le politiche di accoglienza verso gli immigrati e dove non vi sono stati tagli ai sussidi per rifugiati e richiedenti asilo. Le dinamiche elettorali sembrano simili a quelle delle elezioni in Germania, dove i Länder con meno migranti hanno visto il successo della destra radicale. Insomma, chi non ha subito in prima persona il fenomeno migratorio, chi non ha sperimentato sulla propria pelle i problemi di una stretta convivenza con gli immigrati, chi non ha avuto contatti con i rifugiati si è chiuso a riccio e ha aderito alla linea dura in materia di immigrazione. Ma cosa vuol dire tutto questo? Che la sinistra deve ricominciare a fare la sinistra, senza rincorrere sul suo stesso terreno la destra, come sostengono alcuni? Oppure, il fatto che oggi in Austria esista solo un centrosinistra e che, una vera sinistra sia di fatto sparita con l’uscita dal Parlamento dei Verdi, indica che la proposta di sinistra in questo momento storico non ha alcuna presa sull’elettorato? Oppure l’Austria rende ancor più evidente che l’ondata di populismo che dilaga in Europa oggi è di fatto inarrestabile?

Alla fine le elezioni austriache consegnano un Paese fortemente diviso, tra aree metropolitane e aree rurali. Un Paese che vede protagoniste tre grandi forze politiche: ÖVP, SPÖ, FPÖ. Non bisogna però perdere di vista che due dei tre grandi partiti austriaci sono di stampo conservatore. Ciò che emerge dalle elezioni in Austria è che la paura fa 90, anzi, quasi il 60%. Il 57% per l’esattezza. La vera vincitrice è stata la paura, perché è più facile cavalcarla che combatterla. Il vero mostro che minaccia l’Unione europea è rappresentato dalla paura del diverso associata a ignoranza e povertà. Se c’è una lezione da trarre per i Socialdemocratici austriaci, per i Verdi, per la Liste Pilz e per l’Europa è che fin tanto che vi saranno sacche di popolazione che vivono nell’arretratezza, nella recessione, nel disagio, isolate da chi, invece, ha più strumenti critici e mezzi economici, a trionfare sarà sempre la paura. E la paura si sa, divide, distrugge.  Continua a leggere

L’Austria svolta a destra

L’Austria svolta a destra. Si colora quasi interamente di turchese e di blu. Vienna e poche altre zone sparse restano rosse. Scompare il verde. In soli cinque mesi di campagna elettorale il giovane Sebastian Kurz porta l’ÖVP alla vittoria. La platea del quartier generale dei Popolari è gremita di giovani, che lo acclamano come se fosse una rock star. Un tifo da stadio, con urla, cartelli, telefonini branditi a caccia di uno scatto con il volto del loro leader. Il Kursalon Hübner è tutto turchese. Campeggia, enorme, la scritta Danke! (Grazie!).

Si presenta in anticipo, poco dopo la prima proiezione, perché tutto appare chiaro da subito. I primi dati reali, sui voti effettivamente scrutinati, lo danno immediatamente al 31%. Ringrazia tutti. Lo fa per vari minuti, mentre la platea in visibilio inneggia al giovane condottiero 31enne, artefice del miracolo. Il Partito Popolare era una forza stanca e priva d’identità, appiattita da dieci anni di Große Koalition accanto al Partito Socialdemocratico. Il giovanissimo Kurz ha saputo infondere nuova linfa  vitale, ottenendo così una netta vittoria. A lui va il merito di aver riavvicinato alla politica tantissimi giovani. Il clima è festoso al quartier generale, l’entusiasmo cresce, tra musica pop ad alto volume e Bratwurst e Semmel. Il discorso del 31enne futuro Cancelliere, però, non ha avuto i toni estremisti usati in campagna elettorale.

“Non è una vittoria contro qualcuno, abbiamo fatto vincere un nuovo modo di fare politica. Sarà nostro compito portare una nuova cultura politica per rilanciare il Paese e cambiarlo -ha detto Sebastian Kurz- In cinque mesi abbiamo ottenuto un risultato straordinario, una vittoria storica, ma c’è ancora molto da fare”. Insomma, dopo aver cavalcato temi dell’ultradestra, incartandoli con una tranquillizzante carta turchese, Wunderwuzzi rassicura, stempera gli animi. Lavorerà sodo per gli austriaci e per l’Austria, che certamente verrà prima di tutto.  Continua a leggere

Elezioni, un tatuaggio per vincere?

La vittoria di Sebastian Kurz alle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento in Austria sembra essere sicura. Sempre che i sondaggi che lo danno al 33% siano attendibili. Ma sarà davvero così? Negli ultimi tempi le società di ricerca non hanno elaborato dati che rispecchiassero il reale orientamento dell’elettorato. Vista la presenza di tre grandi partiti e la sensibile crescita dell’FPÖ, registrata negli ultimi due anni, difficilmente vi sarà una forza politica che riuscirà ad avere un’ampia maggioranza, tale da poter governare da sola. Lo scenario del post elezioni è quindi molto fluido e le combinazioni di colori contengono più variabili del previsto. In un primo tempo sembrava certa la coalizione nero-blu, tra Partito Popolare e Partito della Libertà. Alla Cancelleria il 31enne Kurz, a capo del nuovo ÖVP, trasformato in una sorta di movimento costruito attorno al suo giovane e ambizioso leader, e al suo fianco Heinz-Christian Strache, come Vice-Cancelliere. Un’ipotesi che vedrebbe i Socialdemocratici all’opposizione, in un ruolo che consentirebbe loro di riguadagnare la fiducia di un elettorato demotivato. Eppure dopo i recenti duelli televisivi sono molti i dettagli non trascurabili emersi che potrebbero sparigliare le carte.

Da un lato c’è Strache sorpassato a destra dal rampante Wunderwuzzi. Dall’altro c’è il Partito Socialdemocratico che sarebbe in crescita, malgrado l’affaire Silberstein, tanto da poter riservare sorprese. Sebastian Kurz ha cavalcato, facendoli propri tutti i temi dell’ultradestra, inserendoli però all’interno di quell’involucro rassicurante che è l’ÖVP, che seppur svuotato del vecchio, resta un porto sicuro per quegli austriaci che sarebbero tentati di votare per Strache, ma che in fondo ne hanno anche paura. Kurz ha parlato alla pancia del Paese, fin da quando era solo Ministro degli Esteri, come se già fosse in una perenne campagna elettorale.

Così facendo, a poco a poco, ha cannibalizzato l’elettorato dell’ultradestra, dando linfa vitale ad un partito, quello dei Popolari, che era da anni agonizzante. Un sorpasso a destra talmente devastante che negli ultimi giorni l’FPÖ ha messo in circolazione uno spot molto efficace con un giovane che va da un tatuatore per avere sulla schiena il volto del leader Sebastian Kurz. Il tatuatore, sornione, gli fa un tatuaggio con i volti di tutti i leader del’ÖVP, compreso Kurz, perché se anche si subisce il fascino del leader 31enne e anche se l’involucro apparentemente è cambiato, non ci si deve far abbindolare, non ci si deve dimenticare che si vota per il solito ÖVP. A dirlo è uno Strache nella sua forma migliore. Uno spot girato molto bene e perfettamente costruito, sebbene usi un umorismo tipicamente austriaco. Potrà un tatuaggio cambiare le sorti delle elezioni? Vediamo lo spot e quali e quante sono le possibili alleanze post elettoraliContinua a leggere

Austria, una vittoria scontata?

A meno di tre settimane dal voto resta saldamente in testa ai sondaggi Sebastian Kurz, il 31enne leader dei Popolari. È lui, “Wunderwuzzi”, il “jolly tuttofare”, “l’uomo che cammina sull’acqua”, il giovane dalle doti messianiche, l’uomo capace, dopo anni di smarrimento, di riportare l’ÖVP a dominare la scena politica austriaca, accreditandolo al 33%. Occhi azzurri, capelli tirati indietro, orecchie a sventola, abito slim fit e camicia senza cravatta, con il primo bottone rigorosamente sbottonato, sarà lui a riportare l’ultradestra al governo?

Dopo l’investitura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e il recente risultato delle elezioni in Germania gli austriaci mostrano di avere un certo timore degli estremi. Così Sebastian Kurz potrebbe essere proprio l’uomo giusto al momento giusto. A nulla è servita la dote personale di gradimento di cui gode il Cancelliere Christian Kern, che non è riuscito a trasformare i consensi personali in fattore di crescita per il suo partito. I Socialdemocratici, infatti, sono rimasti indietro rispetto al Partito Popolare. Ad oggi l’SPÖ è aumentato solo di un punto percentuale, attestandosi al 26%.

Terzo partito, ma a distanza minima, l’FPÖ di Hans-Christian Strache fermo al 25%. Una campagna elettorale non felice per il Partito della Libertà, che ambiva al sorpasso e alla guida del Paese ed è stato invece cannibalizzato dall’effetto novità di Sebastian Kurz. Il Partito della Libertà era l’uragano da scongiurare, invece si è trasformato in una tempesta piuttosto contenuta. Per riconquistare la scena e attirare l’attenzione l’FPÖ ha tappezzato le periferie di Vienna con cartelloni che rispolverano i temi originari: dalla paura nei confronti degli immigrati, all’angoscia per una possibile islamizzazione dell’Austria, alla perdita di privilegi e benessere da parte degli austriaci. Per riguadagnare consensi Strache si è servito di una strategia tipicamente anglosassone, quella della pubblicità comparativa, poco usata in Europa. Una manovra calcolata, oppure una mossa disperata per cercare di non essere messo all’angolo? Il giovane rampante Kurz ha fatto propri toni e slogan del Partito della Libertà, cavalcandoli con grande abilità, tanto da far apparire Strache un’ombra sbiadita, relegandolo a un ruolo marginale, ridimensionandone persino le ambizioni.

Dichiara di essere pronto a fare il Vice-Cancelliere, Hans-Christian Strache, svendendo le proprie aspirazioni per una coalizione nero-blu, per poter diventare forza di governo. Un governo, però, guidato non da lui, bensì dall’arrembante Sebastian Kurz. Ma sarà davvero così? I sondaggi saranno attendibili? Proporsi come il Macron austriaco farà davvero vincere Kurz? Giovinezza e novità, avranno la meglio su autorevolezza ed esperienza? O forse il trionfo del leader dei Popolari sarà superiore a ogni più rosea aspettativa? Scopriamo insieme i nuovi manifesti della campagna elettorale di Strache, tutti giocati sul confronto, soprattutto con l’amico-nemico KurzContinua a leggere

Kaiser Kurz nudo

Il futuro Cancelliere austriaco Sebastian Kurz nudo, senza veli, come mamma lo ha fatto. Lo si poteva ammirare così, gratis, senza neppure dover pagare il biglietto. Bastava visitare la mostra d’arte, con tanto di happening dal vivo, al Bank Austria Kunstforum Wien, uno degli spazi espositivi più importanti di Vienna. In uno dei dipinti il leader dell’ÖVP appare ritratto nella sua nudità. L’opera d’arte faceva parte di una performance che si è tenuta alcune settimane fa.

Protagonista, oltre a “Kaiser Kurz”, l’artista concettuale cinese Jiny Lan, che ha dipinto il favorito alla Cancelleria austriaca svestito, quasi in versione figlio dei fiori, novello Adamo in un mondo immobile, cristallizzato nell’istante della sua fine, o della sua rinascita. Un Sebastian Kurz immerso in una polis vuota e misteriosa, che ricorda vagamente un dipinto di Giorgio de Chirico. Vediamolo, il possibile futuro Cancelliere, che secondo tutti i sondaggi sembra destinato a governare l’Austria per i prossimi cinque anni, totalmente nudo, anche in un videoContinua a leggere

Il talento del Cancelliere

Il Cancelliere Christian Kern sa sempre calibrare le parole e dispensarle al momento giusto. La frizione con l’Italia rischiava di sfiorare la crisi diplomatica. Kern ha rimesso le cose al loro posto. Sa dosare sapientemente i suoi interventi e quando decide di parlare lo fa con autorevolezza, imprimendo svolte decisive al dibattito interno e anche a quello internazionale. Così, come ha già fatto nei giorni scorsi, Kern ha rassicurato il nostro Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e poi ha rilasciato delle dichiarazioni che, non solo sono volte a rasserenare gli animi e rimettere sul binario giusto i rapporti con l’Italia, ma hanno anche un enorme valore politico interno. Parole, quelle usate dal Cancelliere Kern, che sono servite a rimettere in riga il proprio diretto rivale, il Ministro degli Esteri Sebastian Kurz, il giovane e rampante leader del Partito Popolare.

Kurz alimenta e mette in scena un’emergenza che non c’è, ha detto Kern, smontando come un castello di carte il gioco un po’ scorretto del suo spavaldo avversario politico, che non perde occasione per cavalcare posizioni oltranziste e discutibili, con il preciso intento di parlare alla pancia del Paese, facendo propri temi cari all’ultradestra. E se lo scontro in campagna elettorale si è trasformato in un duello tra i leader dei due partiti tradizionali, socialdemocratici e popolari, lo si deve proprio a Christian Kern. A suo tempo, aver presentato il suo piano in sette punti per l’SPÖ ha consentito, in un colpo solo, di spostare la competizione su un altro terreno e, facendolo diventare un possibile partner di coalizione, di neutralizzare l’FPÖ, trasformandolo da protagonista delle elezioni politiche in uno sbiadito comprimario. “Il tema dei migranti deve restare fuori dalla campagna elettorale” è stato perentorio Christian Kern. Vediamo in dettaglio il discorso del Cancelliere e scopriamo cosa dicono i sondaggi sull’orientamento degli elettoriContinua a leggere

Tensione tra Austria e Turchia

Ancora una volta c’è tensione tra Austria e Turchia. Il Ministro dell’Economia turco, Nihat Zeybekci, si è visto negare l’ingresso in Austria. A comunicare la notizia è stato Sebastian Kurz (ÖVP), a capo del dicastero degli esteri. È sua la decisione di non consentire l’entrata sul suolo austriaco al Ministro turco Zeybekci, che avrebbe dovuto prendere parte a un’iniziativa commemorativa dello sventato golpe del 15 luglio 2016, in programma domenica prossima, a Vienna Liesing, nel 23esimo distretto. L’apparizione pubblica di Zeybekci “potrebbe essere una minaccia all’ordine pubblico e alla sicurezza dell’Austria”, ha dichiarato ai media Kurz. Se invece di partecipare unicamente a questa manifestazione, Zeybekci “fosse venuto per incontri bilaterali, ovviamente sarebbe stato il benvenuto”, si è affrettato a puntualizzare Kurz.

Secondo Karl-Heinz Grundböck, Portavoce del Ministero dell’Interno federale, il divieto di entrare in Austria, per motivi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico, è di esclusiva pertinenza e discrezionalità del Ministro degli Esteri. Quella del Ministro Kurz non sembra però essere una mossa isolata, da cui tutte le altre forze politiche si dissocino. Insomma, non sarebbe una delle solite esternazioni shock del Ministro degli Esteri e leader del Partito popolare, fatte esclusivamente per attirare l’attenzione dei mezzi di comunicazione a fini elettorali. Infatti, a fargli eco e a sposare integralmente la posizione di Kurz è anche la Cancelleria federale, per bocca del portavoce Nikolai Moser: “Abbiamo dovuto prendere questa misura nei confronti della Turchia, per un valido motivo. Dobbiamo evitare che il conflitto interno al Paese possa avere ripercussioni e generare disordini qui in Austria. Naturalmente condanniamo duramente il tentativo di colpo di stato dell’anno scorso” si è premurato di aggiungere il portavoce del Cancelliere Christian Kern, per evitare pesanti crisi diplomatiche. Una decisione, quindi, presa dal Ministro degli Esteri di concerto con il Cancelliere federale. Lo stesso Sebastian Kurz ha ribadito in modo deciso la condanna del golpe di un anno fa. Al tempo stesso, però, ha sottolineato come Vienna condanni anche le epurazioni e le misure liberticide che hanno messo a serio rischio i diritti umani in Turchia, “a seguito dell’ondata di arresti di massa perpetrata dal governo turco dopo il tentato putsch”, nonché “con la restrizione della libertà di espressione e di stampa conseguente allo sventato colpo di stato”. La Turchia accusa l’Austria di non difendere con onestà i valori democratici e oggi sui media turchi infuria la polemica, al punto che organi di stampa vicini al Presidente Recep Tayyip Erdogan accusano Vienna di essere dietro al tentato putsch dello scorso anno. Vibrate critiche arrivano anche dall’Unione dei turchi europei democratici (UETD – Union Europäisch-Türkischer Demokraten in Österreich), l’associazione che ha organizzato l’incontro al quale avrebbe dovuto presenziare il Ministro dell’Economia Zeybekci, che definisce “antidemocratico” il bando imposto da Sebastian Kurz. Grida allo scandalo Hürriyet, il principale quotidiano turco, e piovono sull’Austria accuse di arroganza.  Continua a leggere

10.000 bambini a rischio fondamentalismo

Stop ai finanziamenti per gli asili islamici. È la nuova affermazione shock del neo leader del Partito popolare Sebastian Kurz. Parole destinate a rendere incandescenti i toni di una campagna elettorale che si sta svolgendo in un clima sempre più aspro. Se si vuole una migliore integrazione dei richiedenti asilo il Ministro degli Esteri Kurz ha la ricetta giusta: è necessario che conoscano il tedesco, ecco perché occorrerebbe prevedere anche un secondo anno di asilo obbligatorio, volto a colmare il divario culturale. È così che arriva la denuncia della condizione di grave isolamento dal resto della comunità austriaca in cui si trovano, linguisticamente e culturalmente, gli asili per musulmani a Vienna che, rimarca Kurz, sono finanziati grazie alle tasse dei contribuenti austriaci. E alla domanda di Helmut Brandstätter, giornalista del Kurier, se abbia intenzione di abolirli Kurz risponde: “Certamente! Non ce n’è alcun bisogno. Non dovrebbero esserci asili islamici”.

BMEIA / Dragan Tatic

Ma come eliminarli in maniera ineccepibile dal punto di vista legale? La soluzione per Kurz è rendere più severi i criteri qualitativi richiesti. Così gli asili per musulmani, frequentati a Vienna da 10.000 bambini, non risponderebbero più al livello di certificazione qualitativa richiesto e quindi dovrebbero chiudere. In poco tempo il personale che si prende cura dei bambini, nella totalità dei casi di origini arabe o cecene, non avrebbe più i requisiti necessari e le strutture dovrebbero chiudere. Per Sebastian Kurz questo è il rapido percorso legale, per eliminare gli asili per musulmani. Affermazioni, quelle del Ministro degli Esteri e leader dell’ÖVP, che hanno scatenato vibrate critiche da destra e da sinistra. Vediamo le principali reazioni provocate dalle parole del leader dei popolari, capiamo meglio il fenomeno delle istituzioni per soli musulmani a Vienna e scopriamo cos’altro ha detto Sebastian KurzContinua a leggere