Dubai scompare nella nebbia

Ecco la skyline di Dubai inghiottita da una tempesta di sabbia. Calamità ormai frequenti, costano all’economia regionale 13 miliardi di dollari l’anno. Responsabili dell’intensificarsi di questi fenomeni meteorologici l’erosione e la desertificazione del suolo, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, ma anche i conflitti armati che funestano molte aree del Medio Oriente. Non esistono barriere che possano fermare la polvere sollevata da venti che soffiano ad oltre 40 chilometri all’ora.

Gli Emirati e i Paesi del Golfo sono particolarmente colpiti, ma sempre più risultano interessati anche Egitto e Libia. Il cielo di Abu Dhabi e Dubai si è tinto in alcuni punti di arancione, in altri una fitta coltre tra il grigio e il color seppia ha pressoché annullato la visibilità, mettendo a serio rischio la viabilità e il regolare svolgimento delle attività urbane.

Sono condizioni meteo avverse che a causa dei ritardi nella logistica hanno un grave impatto su molteplici comparti dell’economia, non solo della regione mediorientale ma mondiale, dal rincaro del prezzo del carburante in Italia o negli Stati Uniti al trasporto delle merci per mare o con voli cargo, dalla mancata consegna di prodotti ordinati in Europa dalla Cina alle spese sanitarie per l’aumento di patologie e disturbi respiratori. Il Medio Oriente non è solo fondamentale per l’approvvigionamento energetico su scala globale, è anche uno snodo commerciale che mette in comunicazione Occidente e Oriente. Scopriamo di più su cosa sia accaduto e sulle possibili conseguenze delle tempeste di sabbia sulla salute.  Continua a leggere



Iran-USA, sarà guerra?

Dubai non è nel mirino delle ritorsioni iraniane. “È un luogo sicuro per i residenti e i turisti di tutto il mondo” assicura il Dubai Media Office via Twitter, destituendo di fondamento le presunte minacce da parte dell’Iran diffuse da alcuni media internazionali. Sugli sviluppi tra Teheran e Washington le autorità emiratine sembrano escludere il rischio concreto di una guerra. A tranquillizzare gli animi le parole di Suhail Al Mazrouei, Ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, dopo l’attacco iraniano alle basi militari statunitensi in Iraq.

Secondo Al Mazrouei non si assisterà ad un conflitto armato e nemmeno c’è da temere per il flusso di petroliere nello Stretto di Hormuz, attraverso cui passa il 20% del traffico mondiale di greggio. “C’è un indubbio inasprimento dei rapporti tra gli Stati Uniti, che sono un nostro alleato, e l’Iran, che è un nostro vicino, ma l’ultima cosa che vogliamo in Medio Oriente è che aumentino le tensioni” ha dichiarato il Ministro dell’Energia emiratino alla stampa locale. Ingiustificato per Al Mazrouei anche l’allarme su possibili carenze nell’approvvigionamento di idrocarburi. Se la domanda resta come quella attuale e la situazione geopolitica altrettanto, non vi sono motivi per prevedere alcuna scarsità di fornitura di petrolio. Le scorte mondiali hanno capacità per una media di 5 anni. Inoltre i Paesi dell’OPEC possono far fronte ad eventuali insufficienze di approvvigionamento, seppur con limitazioni in caso di emergenze catastrofiche, che però per Al Mazrouei non si profilano all’orizzonte. “Ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che si faccia di tutto per disinnescare il conflitto da entrambe le parti” ha detto il Ministro emiratino. Anche perché nessuno può permettersi di tornare a scambiare il greggio al prezzo di 100 dollari al barile, ha concluso Al Mazrouei. Scopriamo insieme quale ruolo giochi l’Iraq nello scacchiere mediorientale ed internazionale e quali siano i possibili futuri scenari economiciContinua a leggere