Gattina olandese finisce in Austria

La gattina Pepper è una vera giramondo. Ha percorso ben 1.000 chilometri in 6 mesi, attraversando mezza Europa, dall’Olanda all’Austria. Questa gatta girandolona ha tenuto con il fiato sospeso i media austriaci. Ora, finalmente, il lieto fine. Ha ritrovato la sua padrona, che per mesi l’ha creduta morta. Franka Schapendonk è infatti venuta a riprendersela dalla città olandese di Tilburg fino ad Aschbach-Markt, in Bassa Austria, ad ovest di Vienna. L’ultima settimana della proprietaria di Pepper è stata intensissima e piena di sorprese. Prima la telefonata che la informava del ritrovamento in Austria del suo gatto smarrito il 21 agosto 2016. Poi l’organizzazione in tutta fretta della trasferta per il recupero del suo adorato felino. Per riabbracciarla Franka Schapendonk ha portato i bocconcini preferiti di Pepper, che l’ha riconosciuta subito, riempiendola di fusa e coccole, facendosi prendere docilmente in braccio.

Screen Shot ORF

Eppure quando era stata ritrovata, Pepper, occhi verdi e musetto birba, aveva dimostrato un caratterino non facile. Un atteggiamento piuttosto selvatico, quello della gattina globe-trotter, diffidente, timida e spaventata. Certo deve averne passate molte di avventure lungo tutti quei chilometri percorsi. Ad accorgersi di lei un cacciatore, che l’ha vista aggirarsi nei pressi di una fattoria. Era magra, sofferente, dall’aspetto malato. Così il cacciatore ha preso la gattina e l’ha portata presso un centro veterinario della zona. A prendersi cura di Pepper, la veterinaria Katharina Zöchling, che grazie al microchip di cui era provvisto il felino girovago, ha potuto rintracciare e contattare la padrona. Era affamata e impaurita, tanto che ha graffiato i veterinari che l’hanno soccorsa e che le hanno curaro un’infezione polmonare. Una reazione affettuosa e mansueta, quella che la gattina gironzolona ha riservato alla sua Franka, che ha destato molto stupore nei suoi soccorritori. Un comportamento in netto contrasto con l’istinto selvatico che Pepper aveva dimostrato fino a poco prima dell’arrivo della sua padrona.  Continua a leggere

Bucarest: la piazza non si fida del governo

Le manifestazioni di protesta in Romania non accennano a placarsi. A Bucarest c’è sempre un presidio di cittadini davanti all’edificio del governo, a Piata Victoriei. Un drappello di gente che sfida gelo, neve, vento e temperature sotto lo zero. 700 persone che restano simbolicamente a vigilare sull’operato del governo. Sono 16 giorni che la protesta va avanti.

A nulla è servito aver approvato lunedì in Parlamento, all’unanimità, un referendum sulla corruzione, su impulso del Presidente della Repubblica Klaus Iohannis, al quale spetta delineare i tempi per indire la consultazione popolare, che per legge deve essere preceduta da una campagna di 30 giorni. Come non sembrano essere state sufficienti le dimissioni del Ministro della Giustizia Florin Iordache, la settimana scorsa. Non è il primo dicastero a restare senza guida, già il Ministro dell’Economia e del Commercio Florin Jianu si era dimesso per motivi etici, perché in disaccordo con il governo, nel corso dei primi giorni della protesta. I romeni continuano a scendere in piazza contro l’esecutivo, in netto dissenso con le politiche attuate da Sorin Grindeanu. Dopo la grande dimostrazione che si è conclusa nel weekend, Toata la Romania veni la Bucuresti, una tre giorni nella capitale, alla quale hanno partecipato 70.000 manifestanti, oltre 50.000 persone a Bucarest, più 20.000 in altre città romene quali Sibiu e Cluj, la situazione non sembra essersi tranquillizzata. I romeni non si fidano del governo, vogliono che si dimetta. È una protesta pacifica, fatta di genitori con i propri figli, di tantissimi giovani, di cittadini che vogliono battersi per un Paese non più dominato dal malaffare e dalle appropriazioni indebite.

Già una volta è stata votata, in piena notte, di nascosto, il 31 gennaio scorso, quella discussa Ordinanza 13, un decreto di emergenza che depenalizzava alcuni reati di corruzione. Provvedimento che è stato poi ritirato dal Primo Ministro Grindeanu. Nessuno vuole che l’azione della Mani Pulite romena si fermi. Decine di migliaia di persone, che hanno formato una enorme bandiera romena, blu, gialla e rossa, con le luci dei propri telefonini, chiedono a gran voce che la linea di rigore contro la corruzione non s’interrompa, che l’opera del DNA, Direcţia Naţională Anticorupţie (Direttorato Nazionale Anticorruzione), non venga bloccata. Per troppo tempo la Romania è stata rallentata nel suo percorso verso progresso e sviluppo da criminalità organizzata e da politici, istituzioni e amministratori corrotti. Entrata nell’Unione europea nel 2007 la Romania resta uno dei Paesi europei più poveri.  Continua a leggere

Il sosia di Hitler beve acqua austriaca

Lo hanno soprannominato “Hitler-Doppelgänger”, il sosia di Hitler, ed è stato arrestato dalla polizia in Alta Austria, dopo giorni di caccia all’uomo. Ha 25 anni ed è stato catturato a Braunau am Inn, città dove il Führer nacque il 20 aprile del 1889 e dove era stato avvistato parecchie volte negli ultimi giorni. La somiglianza è tutta giocata sulla stessa pettinatura, con la riga da una parte, gli stessi caratteristici baffi e sull’uso di abiti che ricordano la divisa nazista. La polizia austriaca è venuta a conoscenza del sosia grazie a una serie di foto circolate su Facebook, che ritraggono il giovane con indosso una sorta di divisa, o con un loden, o anche con i Lederhosen, i tipici pantaloni di pelle tirolesi. Quando i poliziotti lo hanno individuato e arrestato, il 25enne non ha opposto alcuna resistenza. Molti i testimoni che lo avevano visto aggirarsi nei paraggi della casa dove Adolf Hitler ha trascorso la sua infanzia. Alcune settimane fa era stata segnalata la presenza della copia di Hitler a Vienna e a Graz, ma sembra che il giovane si fosse spostato in Alta Austria a partire dalla metà di gennaio.

“Apparentemente sembra glorificare il regime nazista e il Führer” ha dichiarato David Furtner, portavoce della Polizia dell’Alta Austria alla stampa. L’apologia del nazismo, mostrarne i simboli e promuoverne l’ideologia, è un reato per la giustizia austriaca, secondo quanto prevede una legge costituzionale (Verbotsgesetz) in vigore dal 1947. Un reato punibile con la reclusione, da uno a dieci anni. Il 25enne sembra che si facesse chiamare “Harald Hitler” e che si fosse fatto notare, oltre che per il suo aspetto, anche per aver insistito affinché gli venisse servita al bar “acqua minerale austriaca”. La notizia della cattura del clone di Hitler ha avuto molta eco sui media austriaci, dove nelle scorse settimane si è anche dato spazio all’incerto destino che attende la casa natale del dittatore nazista, al centro di una lunga vicenda giudiziaria.  Continua a leggere

Hotel hackerato, riscatto in bitcoin

Un hotel di lusso austriaco viene tenuto sotto scacco per alcune ore da cyber-criminali che chiedono un riscatto in bitcoin. Si tratta di un tipo di cyberattacco che sta diventando sempre più diffuso. L’Austria ha fatto da apripista a questa nuova frontiera della cyber-delinquenza, visto che è la prima volta che il manager di una struttura alberghiera renda pubblica una simile vicenda. L’episodio è accaduto al Romantik Seehotel Jaegerwirt, al passo Turracher Hoehe delle Alpi austriache. Nel mirino dei cybercriminali il sistema IT dell’hotel, che include anche le chiavi elettroniche per entrare e uscire dalle camere, e che avrebbe potuto mandare in tilt l’intero sistema, compresi prenotazioni, pagamenti, registratore di cassa. La somma chiesta dagli hacker non era iperbolica: 1.500 euro. Molto più pratico pagare e riprendere il pieno controllo dell’hotel che rifiutarsi e restare ostaggio dei cyber-ricattatori. Resta però il rischio che questi criminali high-tech lascino una backdoor che consenta loro nuovi accessi in futuro. Infatti, sembra che il Romantik Seehotel Jaegerwirt sia stato preso di mira già più volte. Chiedere un riscatto in bitcoin per far riprendere il regolare funzionamento dell’intero sistema dell’albergo è molto pratico per i malviventi, vista la difficile tracciabilità di questo tipo di valuta elettronica, che sfrutta la crittografia per generare nuova moneta e per l’attribuzione di proprietà. Si sono vissuti attimi di panico, nel lussuoso resort austriaco, con 180 clienti che non riuscivano a prendere possesso delle proprie camere, in piena alta stagione, con un’infinità di prenotazioni da gestire e l’impossibilità di poter riprogrammare nuove chiavi elettroniche. Nessuna serratura, però, è stata chiusa o hackerata da remoto. Ad essere compromessi sono stati il sistema IT e le chiavi elettroniche. 

 

Il direttore della struttura Christoph Brandstätter non ha avuto scelta se non versare i bitcoin richiesti e liberarsi dal giogo dei cyber-criminali. Come ha detto alla stampa: “Né la polizia, né l’assicurazione possono essere di alcun aiuto”. La perseguibilità di un simile reato è molto difficile, perché complesso, se non impossibile, è riuscire a risalire ai colpevoli. Gli hacker, infatti, non lasciano mai tracce che consentano alle forze dell’ordine di poterli identificare. Appena avuti i soldi i cyber-criminali hanno immediatamente sbloccato il sistema che gestisce le chiavi elettroniche e ripristinato il pieno funzionamento dell’interno sistema IT dell’hotel. Sarebbero migliaia le imprese vittime di simili attacchi, ma in pochi decidono di denunciare il torto subito.  Continua a leggere

Il ballo della destra fa discutere

La stagione dei balli viennesi è nel pieno del suo fitto calendario. Eppure nessuno come l’Akademikerball (Ballo degli Accademici), legato all’FPÖ e all’ambiente delle confraternite universitarie dell’ultradestra, ha lasciato un così lungo strascico di polemiche. Innanzitutto le dimostrazioni organizzate dagli ambienti di sinistra per protesta contro il ballo. Poi il video della polizia, che ha fatto discutere i media austriaci sull’opportunità, o meno di tale documentario postato su YouTube. E ancora la proposta del Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka di riformare le regole delle manifestazioni di piazza, che ha suscitato clamore e che su qualche quotidiano e secondo alcuni esperti sarebbe stata persino definita incostituzionale. A dire il vero ogni anno, in occasione dell’Akademikerball, si scatenano folle di manifestanti che esprimono dissenso e slogan contro l’FPÖ. Un copione già visto più volte, ma che quest’anno ha raggiunto proporzioni senza precedenti. Per arginare le proteste, con ben tre dimostrazioni previste nello stesso pomeriggio, con la partecipazione di oltre 2.000 dimostranti, il dispiegamento della polizia è stato imponente. 2.800 uomini, arrivati da 6 dei 9 Stati federali austriaci, più una massiccia presenza anche di unità WEGA (Wiener Einsatzgruppe Alarmabteilung), le forze speciali antisommossa.

LPD W/Thomas Cerny

Tantissimi i mezzi e i cellulari muniti anche di computer, tablet e apparecchiature fotografiche, per effettuare controlli ed eventuali procedure di arresto. Un perimetro blindato con transenne e cordoni formati da decine e decine di poliziotti, molti dei quali attrezzati per fronteggiare emergenze, con elmetto e scudo, anche attorno alla Hofburg, il palazzo imperiale, che ospita l’Akademikerball.

L’accesso era consentito solo agli invitati del ballo, ai residenti, ai giornalisti accreditati. Obiettivo: far svolgere le manifestazioni dei contestatori in modo pacifico e ordinato fino al raduno finale a Stephansplatz; consentire al ballo di svolgersi senza difficoltà, facendo arrivare a destinazione i 2.100 invitati; evitare disordini e scontri tra simpatizzanti di opposte fazioni. 

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La primavera di Bucarest e le sue voci

L’enorme spazio antistante il palazzo sede del Governo, Piata Victoriei, continua ad essere gremito di persone, che si riuniscono lì ogni sera. Sono scesi a migliaia in piazza contro la corruzione. Più di mezzo milione, forse addirittura 600.000 persone in tutte le principali città della Romania. Domenica sera erano in più di 250.000 a Bucarest per chiedere le dimissioni del governo e nuove elezioni. C’è chi l’ha già definita la primavera romena. Un’immensa folla, come non si vedeva dalla caduta del comunismo nel 1989. La protesta va avanti. Ieri c’erano 25.000 persone, ma era una serata freddissima e ventosa, e poi sono sette notti di seguito che i dimostranti si radunano. Nuovi assembramenti e manifestazioni davanti alla sede dell’esecutivo sono previsti nei prossimi giorni e una grande dimostrazione, dove sono attese migliaia di persone, dovrebbe tenersi da giovedì a sabato a Piata Victoriei: Toata La Romania Vine La Bucuresti.

Una moltitudine di manifestanti ha incalzato il governo per giorni, perché quel decreto, l’ordinanza numero 13, che avrebbe agito come un colpo di spugna su alcuni reati di corruzione venisse ritirato. Il braccio di ferro è durato per molte notti. Poi, sabato sera, l’annuncio del Primo Ministro Sorin Grindeanu e la convocazione straordinaria del Parlamento domenica, per annullare il decreto. Lo abbiamo fatto per non dividere il Paese, ha detto il Premier.

Ma quelle migliaia di dimostranti non si fidano e il ritiro del decreto salva corrotti non basta più. Vogliono far sentire la loro voce, vogliono che il governo si dimetta, e l’ala più radicale vuole tornare a votare.  Continua a leggere

60 anni di AIEA nell’era di Trump

L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ha festeggiato 60 anni dall’inizio della sua attività. E mentre al ballo annuale, l’IAEA Staff Association Ball, alla Hofburg di Vienna, si svolgono cerimonie e discorsi, il contesto geopolitico è completamente diverso da quello che nel 2015 ha portato alla firma dell’accordo sul nucleare con l’Iran, nel quale ha avuto un ruolo chiave proprio l’AIEA. Donald Trump, nelle prime due settimane della sua presidenza, non solo ha iniziato a mettere in questione l’impianto di politica estera di Obama, ma con il Travel Ban, il bando dei visti ai 7 Paesi musulmani prima, e la minaccia di nuove sanzioni poi, sta inasprendo oltremodo i rapporti con l’Iran. Il clima mondiale è tutt’altro che disteso, l’Iran risponde con esercitazioni militari che testano missili e radar, senza curarsi delle sanzioni americane, promettendo di difendersi dagli eventuali attacchi dei suoi nemici. Trump non demorde e mostra il pugno di ferro. Nel mirino del 45esimo Presidente americano, tra l’altro, sembrano essere finite anche le organizzazioni internazionali, una su tutte l’ONU, ree di costare molto alle casse degli Stati Uniti, che sempre più si avviano a creare rapporti bilaterali con i singoli stati, a scapito di negoziati e trattati internazionali. Malgrado questa atmosfera carica di tensione, dettata dall’agenda di Trump, le tradizioni consolidate del più esclusivo e cosmopolita dei balli viennesi non viene affatto scalfita.

Dean Calma/IAEA

La Hofburg è gremita di ospiti internazionali, appartenenti anche ad altre agenzie delle Nazioni Unite, giunti da tutto il mondo. Spicca, tra tutte le personalità invitate quest’anno, la presenza di Sua Altezza Reale la Principessa Dina Mired di Giordania. Poi, dopo il benvenuto di Imed Zabaar, è la volta del discorso di apertura del Direttore Generale Yukiya Amano, che decreta così l’apertura ufficiale dell’edizione più significativa dell’IAEA Ball, quella del 60esimo anniversario, dove eleganza, stile e spirito contemporaneo si intrecciano, creando un’atmosfera unica.  Continua a leggere

Un aiuto ai bambini di Norcia

Vienna si mobilita per le popolazioni terremotate del Centro Italia. Sceglie di aiutare i bambini di Norcia, città simbolo della distruzione provocata dal violento sisma dello scorso ottobre. Una raccolta fondi che avverrà grazie a un concerto esclusivo, Opera Arias for the Children of Norcia, presso l’Ambasciata d’Italia, in programma il 16 febbraio. Vi parteciperà un pubblico sceltissimo di 200 ospiti. Sarà un imperdibile happening musicale che somiglierà a un recital, una serie di arie d’opera, che soddisferà esigenti melomani e fini conoscitori, realizzato in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus. Il denaro raccolto sarà utilizzato per costruire tre scuole e dare così l’opportunità ai bambini di Norcia di riavere il centro delle loro attività educative. Un modo per aiutare i più piccoli a riprendere, in tempi rapidi, la routine di sempre, brutalmente interrotta dalle devastanti scosse telluriche che hanno sconvolto tra agosto 2016 e gennaio 2017 Norcia e tutta l’Italia centrale. Ma è notizia di oggi che la terra stia continuando a tremare nelle Marche e nell’Umbria.

Il liceo e la scuola media di Norcia sono inutilizzabili, perché lesionati. Necessiteranno di consolidamento e parziale ricostruzione. Altrettanto inagibile l’edificio di elementari, asilo e asilo nido, che dovrà essere demolito e interamente ricostruito. Oggi esiste un unico prefabbricato, all’interno del quale, alunni di diversa età frequentano le lezioni con una serie di turni. L’obiettivo è donare a Norcia tre edifici prefabbricati: un asilo per 125 bimbi, una scuola elementare che potrà ospitare 225 bambini e una scuola media che darà modo a 180 alunni di studiare, suddivisi in 9 classi. A costruire le unità prefabbricate la Protezione Civile e gli Alpini, il compito di arredarle spetterà al Ministero dell’Istruzione, una partnership consolidata, coltivata da anni di collaborazione dalla organizzazione no profit Fondazione Francesca RavaContinua a leggere

Vienna sotto la neve

A Vienna, inattesa, è arrivata la neve. Dopo i 15 centimetri caduti nell’arco di due ore nella notte tra martedì e mercoledì, ieri è nevicato ancora, anche durante la notte. Le temperature notturne sono scese oltre i 4 gradi sotto zero e continuano a mantenersi su livelli simili anche quelle diurne. Il mese appena passato è stato il più freddo degli ultimi 30 anni, con punte di gelo polare che hanno toccato anche -21 gradi, com’è accaduto il 25 gennaio, con una media di -12 gradi.

G. Tavlas

Era dal 1987 che non si registravano temperature così rigide. Febbraio, però, non sembra essere da meno e promette di far proseguire l’ondata di freddo gelido che ha caratterizzato le scorse settimane.

Che sia stato un gennaio siberiano lo dimostra il Danubio, completamente ghiacciato ormai da settimane, diventato un’immensa pista di pattinaggio. Nel weekend sono sempre di più le persone che decidono di andare a pattinare sullo spesso strato di ghiaccio che si è formato sulla superficie del fiume.  Continua a leggere

Moby: un video contro Trump, Hofer e Salvini

L’ultimo video di Moby “Erupt & Matter” è un inno contro tutti i populismi e i loro leader. Compaiono in sequenza da Donald Trump a Kim Jong-un, fino a Norbert Hofer e Matteo Salvini. Poco dopo il rilascio del video scoppia il botta e risposta tra il numero due dell’FPÖ e Moby. Un duello consumato a suon di lettere aperte pubblicate su Facebook. Il video unisce una musica dura e incalzante, a tratti dal ritmo quasi tribale, ad un testo che graffia. Le immagini sono un concentrato di violenza, repressione e dispotismo, di leadership di ieri e di oggi, di mostri del passato e guasconi contemporanei. Vi scorrono veloci dalle proteste anti-Trump, alle parate militari della Corea del Nord, dai comizi di Recep Tayyip Erdogan a quelli di Nigel Farage, mentre Moby & The Void Pacific Choir scandiscono slogan contro le bugie dei politici alla guida di quei movimenti che fanno di razzismo, intolleranza, xenofobia, autoritarismo la loro bandiera.

 

Nel mirino della pop star americana ci sono tutti, anche con accostamenti azzardati. Spiccano i fotogrammi di Benito Mussolini mostrati pochi secondi prima del 45esimo Presidente degli Stati Uniti Trump. Lasciano il segno le parole della canzone scritte in rosso carminio che scorrono impietose sulle immagini del Segretario della Lega Nord Salvini: “Your touch is Death” (il vostro tocco è mortale) compare proprio su di lui, mentre a seguire si vedono manifestanti che brandiscono un cartello con su scritto “Mein Trumpf”, dove Trump è raffigurato con il ghigno e i baffi di Adolf Hitler. Ci va giù pesante Moby, senza guanti di velluto, mostrando il peggio degli archivi recenti: dal Presidente delle Filippine Rodrigo Duterte che fa il gesto del dito medio, a Donald Trump che si fa beffa di un giornalista disabile in campagna elettorale.

Nel video sono messi sullo stesso piano Bashar al-Assad, Erdogan, Boris Johnson, Marine Le Pen, Geert Wilders, Frauke Petry. E c’è da scommetterci che proprio non deve aver fatto piacere a Norbert Hofer essere preceduto da un dimostrante con la testa rasata che urla minaccioso facendo il saluto fascista. Ecco perché non poteva non esserci un rimpallo via social media tra il politico austriaco e il musicista americano.  Continua a leggere