A Vienna è in corso la mostra “Peace & Plenty” dell’artista austriaco Erwin Wurm. Conosciamo tutti le sue sculture in resina sintetica, alluminio, bronzo, ferro. Meno noti sono i suoi disegni che, al pari delle sue opere scultoree, rivelano lati della sua personalità e sviluppano tematiche sociali a lui care. La sua critica alla nostra società contemporanea, quella consumistica, alla scarsa consapevolezza della salvaguardia dell’ambiente, la smania di possesso che caratterizza anche la nostra bulimia psicologica, sono alcuni degli spunti su cui Wurm intende stimolare il pubblico a riflettere e acquistare consapevolezza. I suoi toni, però, sono ammorbiditi dall’ironia, dalla cifra del paradossale. Nelle sue opere Erwin Wurm critica la società dei consumi con una raffinata vena umoristica. Acquistiamo continuamente beni di consumo e più possediamo, più desideriamo possedere perché, come mi dice Wurm, “è il modo in cui definiamo noi stessi”.
L’approccio dell’artista austriaco è ironico e di solito il pubblico viene sedotto dalle sue opere. Però, se si scava andando oltre ciò che appare, quelle immagini pervase dal sense of humor dell’artista e apparentemente rassicuranti diventano quasi come uno specchio attraverso cui l’umanità può guardarsi dentro, con tutti i suoi difetti, brutture, lati oscuri. È quello il momento in cui gli oggetti raffigurati, che fanno sempre parte della nostra cultura pop, in apparenza innocui, trasformati dall’artista quasi in giocattoli, diventano lenti deformanti attraverso cui osservare la realtà che ci circonda, arrivando così a comprenderla meglio, in tutte le sue pieghe più nascoste. Questa è la mia conversazione con Erwin Wurm che ho incontrato nella sua casa viennese. Ecco cosa mi ha raccontato, spaziando dall’arte alla politica.
Humor, assurdo e paradosso
“Quello che mi interessa non è solo la dimensione umoristica, ma anche l’assurdo. Amo molto il teatro dell’assurdo e il paradosso perché penso che aiutino a vedere la realtà in maniera più profonda. La prospettiva dell’assurdo, del paradosso, ci fa scoprire di più sulla nostra realtà, ci aiuta a riflettere”.
Di fronte alle opere dell’artista austriaco il pubblico tende a sorridere, ma spesso è un riso amaro che apre squarci nella nostra coscienza disvelando problematiche esistenziali e le mille ombre che offuscano la nostra patinata società contemporanea. “Le mie opere d’arte affascinano il pubblico e sono un’esperienza a tutto tondo. Seducono e al tempo stesso aprono la mente, facendo confrontare chi le osserva con i problemi dell’uomo contemporaneo, dal consumismo all’ambiente.
Disegni e non sculture
La mostra all’Albertina, in corso fino al 10 febbraio, è dedicata ai disegni di Erwin Wurm. Ecco perché l’artista mi esprime tutto il suo disappunto per la scelta della direzione del museo di esporre assieme ai suoi disegni anche alcune sculture realizzate tra il 2005 e il 2008. “Non è stata una mia idea e non sono stato ascoltato” mi dice con un pizzico di malcelata amarezza. In mostra, infatti, si possono vedere anche alcuni dei suoi lavori scultorei, tra cui una delle sue Fat Car, le automobili grasse.
La Fat-Car-Kabrio esposta all’Albertina sembra essere stata gonfiata in modo esagerato, come se fosse un palloncino sul punto di scoppiare. Questa macchina obesa assurge a simbolo di quella forma di dipendenza contemporanea che è il possesso di oggetti, tra cui appunto le automobili, che definiscono il nostro status, determinano la nostra rilevanza nella società, il nostro livello di ricchezza e potenza. “Una mostra di disegni deve essere tale, anche perché le mie sculture vengono esposte sempre. Questa è la prima mostra incentrata sui miei disegni”.
Fat Car e Fat House
Eppure quella scultura della serie Fat Car rappresenta la summa di tutte le tematiche sviluppate nell’arte di Wurm: siamo quello che possediamo e così costruiamo la nostra identità. Ma è davvero questo a definirci come esseri umani? Non stiamo invece smarrendo a poco a poco il senso vero del nostro esistere? Proprio perché simboli del nostro livello di affluenza e benessere nella società Erwin Wurm ha usato molto sia le macchine, sia le case, ingigantendole, gonfiandole a dismisura, rendendole obese, come sovrappeso e vanamente circondato da oggetti inutili è l’uomo contemporaneo.
“Quando ingrassiamo o dimagriamo non facciamo altro che giocare con i volumi -mi racconta Erwin Wurm- In modo non consapevole, ma è questo che facciamo. Ed è un’attività che è fortemente connessa con il lavoro scultore. Quello che mi interessa è questo nesso, è utilizzare la scultura per far emergere tematiche sociali. Questo mi ha appassionato per molti anni”.
La famosa opera “l’Artista che ha ingoiato il mondo” racconta della società dei consumi, ma anche del consumismo psicologico. “Viaggiamo e consumiamo il mondo, lo distruggiamo inesorabilmente” sottolinea Wurm.
Volti come sculture
Il suo fare artistico ha sempre utilizzato tre dimensioni. Il disegno rappresenta una novità nel suo approccio con il reale. “Il disegno dice molto di più di me di qualsiasi altra forma espressiva. Faccio tutto per conto mio, dall’inizio alla fine. Ecco perché per me sono importanti e preziosi. Ma questo la gente non lo sa”.
Per disegnare Wurm ha bisogno di persone, da utilizzare come soggetti. “Adoro disegnare le persone -mi dice con lo sguardo che si illumina- Infatti in questa collezione di disegni non ci sono oggetti ma persone. Volti, corpi, persone. Il modello che uso di più sono io. Mi guardo davanti allo specchio e non mi importa di sembrare stupido o ridicolo. Quello che mi attrae soprattutto sono i volti e mi piacciono specialmente per il loro valore scultoreo. Sono un insieme di negativo e positivo, di pieni e vuoti. È il loro aspetto scultoreo ad essere affascinante per me”.
Non importa che la persona ritratta sia riconoscibile o meno, l’occhio e il tratto di Erwin Wurm catturano di quel volto sempre quel non so che di volumetrico, traducendo poi quei volumi in un’immagine bidimensionale. A stimolare la creatività dell’artista è la scultoreità che ciascuna faccia ha in sé. E quando l’artista modifica i volumi e le forme in qualche modo cambia anche i contenuti.
“Trovo appassionante seguire le curve, le cavità e le convessità, i monti e le valli che sono i volti che ho davanti, compreso il mio. Poco importa che in alcuni disegni i tratti somatici siano riconoscibili. Non è questo il mio scopo. Mi cattura anche l’aspetto psicologico dei volumi di un viso”.
Peace & Plenty
La mostra si intitola “Peace and Plenty” perché quando Wurm ha realizzato quei disegni si trovava in un hotel con quel nome ad Exuma, nelle Isole Bahamas. Un nome evocativo per un hotel che l’artista definisce piuttosto modesto, che in qualche modo contiene già in sé un paradosso. In quell’occasione Wurm ha avuto un forte attacco di asma allergica. Così i disegni sono stati parte del suo percorso di guarigione fisico e mentale, mi spiega.
Tutti i suoi problemi respiratori sono riflessi nella serie “Asthma”, in cui evidenzia tra l’altro la connessione tra respiro, mancanza di fiato e fumo di sigaretta, un vizio da cui neppure l’artista è esente.
Un’altra serie invece esplora il modo in cui sempre più persone stanno perdendo le proprie basi, i principi su cui fondare la propria esistenza.
Perdere fondamento, smarrirsi, genera paura e “questa spesso sfocia in aggressività. Il genere umano è molto bravo a scatenare la propria aggressività -aggiunge Wurm- Gli uomini spesso uccidono e distruggono perché non riescono a gestire la propria vita, manifestano questa strana attitudine, mortale e distruttiva, ecco perché ho inserito in questa serie disegni di persone con armi, pistole, fucili”.
Disegni e libertà
In qualche caso i disegni di Erwin Wurm sono più astratti, altre volte sono più aderenti al reale. “Disegnare mi impegna molto, anche 12 ore al giorno -sottolinea Wurm- Quando sono molto produttivo posso fare fino a dieci disegni in una giornata. I soggetti a tratti possono venirmi a noia, ecco perché talvolta il mio stile sfocia in un linguaggio quasi cubista. Il disegno ha su di me un effetto liberatorio”.
Una catarsi bidimensionale per un artista che ha fatto della tridimensionalità un marchio di fabbrica. Eppure quei disegni, sempre carichi di umorismo, paradossi e accenti iperbolici, sembrano quasi piccole sculture.
In essi è perfettamente riconoscibile il miglior Erwin Wurm, lo stesso artista che ha sedotto i Red Hot Chili Peppers tanto da indurli a ricreare nel video del loro brano “Can’t Stop”, uscito nel 2002, la sua serie “One Minute Scultures”.
Una serie che ritrae lo stesso Wurm e altri modelli in stranissime relazioni con oggetti di uso comune. Le immagini sono state catturate sotto forma di foto o di video, mentre le persone coinvolte assumevano pose plastiche e scomode, da mantenere per un minuto, mettendo in risalto l’assurdità di alcune relazioni con oggetti comuni come matite, temperamatite, secchi, sedie.
Un minuto passa in fretta, ma trascorso in posizioni non confortevoli può sembrare un’eternità. I disegni realizzati durante questo periodo di malattia sono stati un modo per trasformare la sofferenza in qualcosa di positivo e creativo. Un modo per guarire il fisico e l’anima, per ridonare all’artista un senso di libertà.
Erwin Wurm e la politica
Erwin Wurm è interessato anche a trattare problematiche ambientali e non si chiama totalmente fuori dalla politica. “L’onda di populismo che dilaga in Europa e nel mondo è il frutto di 70 anni di politica sbagliata. Il modo in cui vengono utilizzate le nostre tasse, il modo in cui sono tassati i nostri guadagni. C’è qualcosa che non funziona e occorre riformare, cambiare direzione. Spesso i politici di qualsiasi colorazione essi siano hanno un’unica preoccupazione: restare al potere e far rimanere al potere il proprio partito. Ecco perché preferisco tenermene fuori. Però non possiamo pensare che tutto ciò che sta accadendo oggi sia frutto del caso. Molti sostengono che viviamo tempi bui, ma non abbiamo mai avuto così tanto benessere come in questo preciso momento storico. Non abbiamo molte guerre come nel passato. Sì, è vero, abbiamo un presidente americano e altri leader politici che non sono esattamente il massimo della saggezza, però in passato ce ne sono stati altrettanti e di peggiori. È come se si fosse persa un po’ la capacità di giudizio. Chi non è più al potere oggi sta diffondendo una narrazione che vede il mondo contemporaneo impantanato in brutte acque, ma non è così. Questa è la democrazia e il cambiamento è importantissimo. Non dico di essere un sostenitore del populismo, ma dobbiamo riuscire a relativizzare e guardare a ciò che sta accadendo con un po’ di obiettività. Occorre ascoltare la voce di chi ha meno e di chi non sta bene. La politica per troppo tempo ha ignorato queste voci e non ha affrontato e risolto i problemi”.
L’ambiente è un altro tema scottante e attualissimo sul quale nessuno si focalizza e l’Occidente per Wurm ha sempre una doppia morale.
L’arte può cambiare il mondo?
“L’arte è stata sempre strumentalizzata dalla politica, dalla chiesa, dai rivoluzionari, dalla borghesia, ma anche dai musei, dai curatori. Qualche artista è libero, ma per me fare l’artista è non produrre senso, non aggiungere ulteriore senso al nostro mondo. L’arte dovrebbe creare, invece, qualcosa di libero, una libertà che può incidere nella società in cui viviamo. Qualche artista può decidere di lanciare messaggi critici, altri possono dipingere per il puro piacere della pittura, come Lucian Freud. Tutti però sono grandi artisti sia quelli che pongono domande critiche al pubblico, sia quelli che non lo fanno. In termini politici non mi aspetto che dall’arte arrivino cambiamenti. Forse oggi ci sono solo le Pussy Riot che fanno politica e arte. Sì, in passato ci sono stati Allan Kaprow e Fluxus, ma mai nessuno ha davvero cambiato la nostra società in modo incisivo e non nella direzione che avrebbero voluto imprimere”. Neanche il Futurismo in Italia è servito realmente a modificare la società, “l’impatto dei futuristi è stato ininfluente” dice Wurm. L’arte non può essere un’isola felice, libera, e Erwin Wurm è totalmente immerso nella realtà in cui vive.
Il mercato dell’arte
“Negli ultimi 10 anni l’arte è diventata persino volgare, ha raggiunto quotazioni esagerate e viene utilizzata anche per riciclare denaro sporco -mi racconta Wurm- Si specula, si scommette, un po’ come giocare in borsa con i derivati. Questo è orribile per me, per questo vorrei che l’arte avesse più libertà”. Non vuole però vivere fuori dal mondo Erwin Wurm, perché è bello potersi guadagnare da vivere con i propri lavori, vendendo le proprie opere d’arte. “Cerco sempre di lavorare su temi specifici e sensibilizzare il pubblico su questi temi, ma senza puntare mai il dito, ma utilizzando, al contrario, la cifra dell’assurdo per aiutare a pensare”.
La mostra “Peace & Plenty” di Erwin Wurm proseguirà fino al 10 febbraio 2019, all’Albertina Museum.