Senza porte e finestre

Per l’Italia è stato un trionfo al Sony World Photography Awards, uno dei concorsi di fotografia più prestigiosi al mondo. Gianmaria Gava, fotografo italiano attivo a Vienna, è stato uno dei protagonisti indiscussi con il suo primo premio nella categoria Architettura. L’ho intervistato e abbiamo parlato della serie “Buildings”, che gli è valsa l’ambitissimo riconoscimento internazionale. Un progetto artistico nel quale Gianmaria Gava esplora le forme archetipiche in architettura e che proprio nella capitale austriaca è nato e si è sviluppato. Gli scatti di Gianmaria sono stati selezionati a Londra tra 320.000 immagini, giunte da 200 Paesi. “Buildings” è frutto di una continua esplorazione della città, alla ricerca della geometria degli edifici, catturata nella sua essenza grazie alla manipolazione digitale degli scatti. Gli edifici appaiono allo spettatore come volumi geometrici puri, in tutto il loro rigore, estranei alla loro stessa natura, perché l’artista ha rimosso con un’elaborata fase di post-produzione ogni elemento funzionale come porte, finestre, balconi, vie d’accesso.

“Buildings” by Gianmaria Gava

“Così emerge la natura geometrica dei fabbricati -mi spiega Gianmaria Gava- perché riducendo le informazioni visive gli edifici appaiono come solidi geometrici”. Un effetto di straniamento che mette alla prova la nostra percezione, in bilico tra realtà e inganno digitale.

“Buildings” by Gianmaria Gava

Al tempo stesso viene indagato il rapporto tra mondo reale e astrazione digitale, come l’artista stesso dice è un mix tra “concrete reality and digital abstraction”, un gioco di parole dove l’inglese “concrete” tradotto in italiano può essere sia cemento, sia concreto. “Un gap cognitivo -secondo Gianmaria- che l’uomo contemporaneo vive continuamente, immerso com’è nel mondo reale e nella realtà digitale”. Sono edifici irreali, inaccessibili, quelli rielaborati da Gianmaria, che spingono anche a riflettere sulla funzione e sull’usabilità dell’architettura negli spazi pubblici. Colpisce anche la totale assenza dell’uomo, non vi è traccia alcuna della sua presenza. “Non solo non ci sono persone, mancano totalmente automobili, motorini, biciclette” mi racconta Gianmaria. Esistono solo l’essenza di forme geometriche pure e la natura. Linee pure, quasi un’estremizzazione del brutalismo, solo cemento e nessuna via d’accesso. Vediamo insieme alcune delle fotografie che hanno stregato la giuria del Sony World Photography Award e scopriamo altre curiosità sul progetto di Gianmaria Gava. 

“Buildings” by Gianmaria Gava

Il rigore della geometria

Lo schema ha una sua coerenza, ecco perché ogni scatto presenta una porzione di cielo, sempre uguale. “Un cielo invernale, overcast, ossia coperto, con una qualità molto lattea, con il sole non presente, che porta a ridurre molto le ombre -sottolinea Gianmaria Gava– La prospettiva è sempre centrale e in basso compare sempre una porzione di città e di suolo. Nel mezzo c’è l’edificio che ho modificato”. La serie “Buildings” è iniziata a Vienna dove Gianmaria, nato a Venezia, vive da 14 anni, ma si svilupperà anche in altre parti del mondo. Presto la ricerca di nuovi edifici spingerà l’artista ad esplorare l’Italia e il New Mexico. Soprattutto gli Stati Uniti stimolano la creatività di Gianmaria, perché solo lì si riescono a trovare grandi spazi, particolarmente suggestivi e adatti al suo progetto.

L’artista toglie, elimina elementi funzionali per arrivare all’essenza, restituendo una sua riedizione della realtà che acquista una dimensione surreale, il tutto ottenuto tramite la sua rielaborazione digitale, utilizzando lunghi procedimenti di post-produzione. Ciò che interessa Gianmaria Gava è indagare il rapporto tra mondo analogico e mondo digitale.

“Buildings” by Gianmaria Gava

Influenze e ispirazione

Tutto nasce dalla geometria euclidea e dalla relazione tra geometria e architettura. Una delle prime fonti d’ispirazione è il logo del Bauhaus, rappresentato da un quadrato, un triangolo e un cerchio. Gianmaria inizia fotografando in studio piccoli oggetti geometrici, le classiche costruzioni in legno per bambini. Frutto di queste sperimentazioni è la serie “Archetipi” (“Archetypes”) che indaga anche aspetti filosofici:

“Se l’architettura è un linguaggio, la geometria è il suo alfabeto”, dice Gianmaria. Arriva poi la fase esplorativa, l’immersione nel reale, con “Buildings”, mantenendo sempre questa relazione tra architettura e geometria. “Ho cercato edifici che potessero avere i parametri giusti per essere modificati, e non è stato facile. Ho dovuto scartare moltissimi fabbricati, è stata un po’ una selezione in negativo” mette in luce Gianmaria. Bernd e Hilla Becher, della cosiddetta Scuola di Düsseldorf, la loro allieva Candida Höfer, ma anche Olivo Barbieri hanno influenzato il fare artistico di Gianmaria Gava, contribuendo in diversa misura ad ispirare il suo personale modo di andare oltre la fotografia.

Non solo bianco e nero

Vienna l’ha girata in lungo e in largo Gianmaria Gava, che ha anche rielaborato molta edilizia sociale viennese per una ulteriore declinazione del rapporto tra geometria euclidea e architettura. Si tratta di una nuova serie, che fa sempre parte dello stesso corpo “Buildings”, ma ancora in fase di lavorazione. In “Buildings 2” il processo di astrazione viene ancor più estremizzato. L’artista toglie ciò che non è essenziale, restano solo forme geometriche e porzioni di cielo.

“Buildings 2” by Gianmaria Gava

Stavolta le eliminazioni di elementi funzionali sono ancor più radicali. Oltre alle forme geometriche c’è l’introduzione del colore, il colore originale dell’edificio, che rimane anch’esso nella sua purezza di archetipo, esasperando la natura di solidi geometrici degli edifici rivisitati digitalmente con la sensibilità dell’artista. 

Gli scatti di Gianmaria Gava resteranno in mostra fino al 6 maggio a Londra, alla Somerset House, nella Sony World Photography Awards Exhibition 2018.