Vienna a luci rosse

Maxi retata della polizia a Vienna contro i bordelli illegali. In Austria la prostituzione è un business legalizzato, ma secondo le forze dell’ordine nella capitale vi sarebbero almeno 300 Puff, ovvero case chiuse, che operano illegalmente. L’operazione portata a segno dalla polizia ha fatto emergere molti di questi cosiddetti Geheimpuffs, bordelli segreti, che dopo l’irruzione degli agenti sono stati chiusi. Le tariffe delle prostitute che operano in queste strutture illegali variano dai 40 ai 200 euro per prestazioni di base. Il tariffario aumenta leggermente se si richiedono prestazioni sessuali senza preservativo. Inoltre, il prezzo cresce in modo proporzionale all’avvenenza delle ragazze. Più sono belle, più vengono a costare. “Il sesso a pagamento è un business che frutta milioni di dollari” dichiara Wolfgang Langer della Polizia anti-prostituzione in un’intervista al Kurier. Notevoli i guadagni per le singole prostitute: “1000 euro al giorno è una cifra piuttosto normale e abbastanza standardizzata nell’ambiente” prosegue Langer. A Vienna non mancano locali a luci rosse, peep show per voyeur, massage parlor e veri e propri bordelli, per tutte le tasche, economici e di lusso, diffusi un po’ ovunque, in tutti i quartieri, compreso il centro storico.

Un’attività come un’altra della quale non c’è nulla di cui scandalizzarsi. E come ogni business che si rispetti e che avvenga alla luce del sole, si pagano tasse sui proventi. Ecco l’importanza di questa maxi retata, che vuole evitare che una fetta così cospicua dei proventi della prostituzione sfugga al fisco e che punta a verificare le condizioni in cui le escort esercitano. Infatti chi opera nell’illegalità non esegue i necessari controlli medici obbligatori e potrebbe prostituirsi in ambienti non idonei. Molte delle prostitute che operano nell’illegalità sono cinesi. Provengono dalla provincia del Liaoning, a nord-est della Cina, al confine con la Corea del Nord. In Cina debbono smettere la loro attività a 30 anni. Così, dopo i trent’anni vengono in Austria, dove continuano a lavorare, magari in proprio, fino all’età della pensione. Vediamo insieme come si sono svolti i controlli, i risultati a cui hanno portato e tutti i particolari emersi

Escort cinesi e dell’Est Europa

La maxi retata della polizia ha fatto emergere un sottobosco sommerso del sesso a pagamento, stimando i bordelli illegale tra i 200 e i 300 nella sola Vienna. Prostituirsi è un’attività legale in Austria, ma proprio per questo deve sottostare ad una serie di norme e controlli: da quelli sanitari, importantissimi per la sicurezza sia delle prostitute, sia dei clienti, a quelli fiscali, per garantire la giusta tassazione degli introiti.

A Vienna operano molte escort cinesi, dai trent’anni in su, che lasciano la Cina con un visto turistico, o per motivi di studio. Arrivano, si “innamorano” immediatamente di un austriaco e si sposano. Un’operazione che costa attorno ai 5.000 euro. Ecco perché molte delle escort cinesi hanno cognomi austriaci. L’adescamento avviene più comunemente su internet, oppure con annunci sui giornali. Il luogo dell’appuntamento viene comunicato solo all’ultimo per telefono.

Il mercato delle prostitute dell’Est Europa, invece, utilizza anche trucchi piuttosto scaltri per mimetizzarsi e sfuggire alla legalità: spesso affittano appartamenti su Airb&b e offrono prestazioni sessuali in appartamenti che non sono di loro proprietà, cambiando continuamente indirizzo. I proprietari degli immobili, pur all’oscuro del giro di prostituzione, rischiano multe di 500 euro. “Non è questione di vietare la prostituzione, che in Austria è legale -dice Wolfgang Langer del Dipartimento anti-prostituzione della Polizia- ma non è possibile esercitarla per strada nelle zone residenziali, tranne in due aree periferiche individuate dal comune di Vienna, e in 370 tra Puff, locali a luci rosse, bar e ristoranti autorizzati”.

Renz, famoso locale a luci rosse viennese negli anni ‘70

Come si è svolta la retata?

I poliziotti sono in borghese e utilizzano schede SIM anonime prepagate. Gli agenti devono essere disarmati per poter venire in contatto con le escort senza destare sospetti. Poi, dopo un segnale via radio inviato dal collega in incognito che ha approcciato la prostituta, arriva la pattuglia che effettua la retata.

Così in varie zone della capitale austriaca sono entrati in azione i poliziotti in incognito. I primi abboccamenti avvengono telefonicamente. Lilli è una prostituta cinese. Fornisce indicazioni generiche e guarda dalla finestra per assicurarsi che il cliente sia solo e sia sicuro. Solo dopo comunica l’indirizzo esatto. Al settimo piano di un palazzo a Vorgartenmarkt, la parte di Leopoldstadt (secondo distretto) più vicina a Donaustadt (ventiduesimo distretto) c’è la casa di appuntamenti di Lilli. Non ha 30 anni, come diceva negli annunci, forse sarà sulla cinquantina. È difficile poter determinare l’età delle donne orientali, dice la polizia, perché tendono ad avere poche rughe e pochi segni del tempo, così mentono spesso sulla loro età anagrafica.

Anche Lilli è sposata con un austriaco. Scoppia a piangere quando gli agenti fanno irruzione, ma si calma immediatamente quando capisce che le pene previste sono minime: dovrà pagare soltanto una multa di 1.100 euro, per aver violato tre norme. In pratica le basterà un giorno di lavoro per saldare il suo conto con la giustizia. Dei 25 bordelli illegali perquisiti nella maxi retata ne sono stati 18.