Ancora oggi Egon Schiele, provoca scandalo, con i suoi nudi eroticissimi. A Londra, Amburgo e Colonia alcune sue opere sono state censurate e coperte perché giudicate scabrose e inadatte ad essere esposte in luoghi pubblici. I due dipinti, che raffigurano nudità palpitanti, guizzanti, corpi nodosi e contorti, pervasi di vitalità ed erotismo, fanno parte di una campagna con cui l’Ente del Turismo viennese ha voluto pubblicizzare in ambito europeo le celebrazioni del centenario della scomparsa di Egon Schiele, di cui ricorre l’anniversario proprio nel 2018. In questa occasione, a partire dal mese di febbraio, verranno organizzati mostre ed eventi. L’arte del maestro del primo espressionismo viennese ha sempre affascinato per la sua intensità e per quella sensualità cruda, potente, senza filtri che la caratterizzano. Eppure proprio nella Gran Bretagna e nella Germania di oggi, sull’opera di Schiele, uno degli artisti più rappresentativi del modernismo viennese e del 20esimo secolo, è calata implacabile la scure della censura. Sembra incredibile, ma Nudo maschile seduto (autoritratto) e Ragazza con calze arancioni, entrambi capolavori della collezione permanente del Leopold Museum, sono stati considerati troppo osé per essere esposti nella metropolitana londinese e per essere mostrati sui cartelloni pubblicitari delle strade di Amburgo e Colonia.
Entrambi i nudi ritraggono in modo dettagliato e realistico i genitali maschili e femminili, esposti in primo piano, senza alcun pudore, senza tradire vergogna, anzi in maniera ostentata, quasi sfacciata. Immagini di una modernità sconvolgente. Forse troppo anche per la nostra società contemporanea. Quasi a dirci che nella Vienna d’inizio ‘900 vi fossero più libertà, più apertura mentale, più spregiudicatezza. All’ottusità di questi novelli “Braghettoni”, che hanno rifiutato di esporre persino versioni con i genitali pixelati, l’Ente del Turismo viennese ha risposto con indubbia prontezza e intelligenza, facendo appello all’autocensura. Un modo per trasformare un problema in un’opportunità e in una efficace trovata di marketing che alla fine si è rivelata vincente. Le nudità, infatti, sono state coperte con un riquadro bianco, su cui campeggia la scritta: “Ci dispiace, hanno 100 anni ma sono ancora troppo audaci al giorno d’oggi”. E per chi voglia ammirarli senza censure, così come Egon Schiele li ha concepiti, non resta che recarsi nella capitale austriaca. Vediamo insieme tutti i manifesti censurati e scopriamo la provocatoria ed efficacissima strategia usata dall’Ente del Turismo di Vienna, che tanta eco ha avuto sui social media e sulla stampa internazionale.
I manifesti incriminati
Ecco i cartelloni pubblicitari che hanno fatto così tanto discutere. Le nudità femminili e maschili sono state ritenute inappropriate, tanto imbarazzanti da non essere esposte in luoghi pubblici. In una fase in cui il buonismo, il politicamente corretto e la pruderie, si mescolano assieme producendo aberrazioni, si è confusa la pornografia con l’arte, arrivando così a censurare alcuni dei capolavori più straordinari che la nostra cultura europea abbia mai prodotto. Li vediamo nella metropolitana londinese.
Qui, invece, per le strade di Amburgo e Colonia. Il Direttore dell’Ente del Turismo di Vienna, Norbert Kettner, mi spiega come si sia fatta di necessità virtù: “Non l’avevamo pianificata, l’idea di autocensurarci è stata una sorta di reazione alla risposta data da chi gestisce gli spazi pubblicitari in Gran Bretagna e in Germania. È stata una controreazione, perché altrimenti non sarebbe andata a buon fine la nostra campagna pubblicitaria in quei Paesi”.
Sebbene non vi fosse l’intento di provocare, l’idea sottesa alla campagna pubblicitaria viennese era “restituire al Modernismo il suo carattere controverso, che lo ha contraddistinto soprattutto agli inizi” racconta Kettner. Apponendo questi grandi riquadri bianchi sulle nudità giudicate scabrose si è contribuito a riaprire un dibattito sul Modernismo.
“Volevamo mostrare quanto Vienna e i protagonisti del Modernismo fossero all’avanguardia all’inizio del 1900 -rilancia il Direttore Norbert Kettner– E anche stimolare il pubblico a riflettere su quanto sia o non sia cambiato l’atteggiamento della nostra società contemporanea”.
Strategia di marketing o risposta last minute?
Vi aspettavate così tanta pruderie dai londinesi? “Se analizziamo il risultato sui social media ci rendiamo conto che gli inglesi non sono affatto bigotti. Mentre i responsabili della gestione degli spazi pubblicitari della metropolitana di Londra forse lo sono -puntualizza Kettner- La reazione da parte della gente è stata decisamente positiva e favorevole. Non dovremmo mai sottovalutare l’apertura mentale dell’opinione pubblica, che molto spesso è ben più responsabile e aperta di quanto non si pensi”.
A sostegno di una campagna pubblicitaria sagace e raffinata, il Direttore Norbert Kettner mi racconta come sia nata anche la campagna per il web: “La gente sui social media non era affatto imbarazzata da quei nudi, soprattutto in Inghilterra. Con la nostra campagna pubblicitaria abbiamo voluto evidenziare come quei dipinti siano un patrimonio culturale di tutti, dell’umanità intera, e come avessimo il dovere di difenderlo. Lotta e sostieni il tuo patrimonio culturale, non nasconderlo, mostralo”.
È così che sui social è nato l’hashtag #DerKunstihreFreiheit (all’arte la sua libertà), che riprende una porzione del motto “Ad ogni età la sua arte, ad ogni arte la sua libertà” che si legge in tedesco sulla facciata dell’edificio della Wiener Secession (la Secessione viennese), uno spazio espositivo co-fondato nel 1897 da Gustav Klimt, mentore di Schiele. Uno spazio che ancora oggi ospita mostre d’arte ed è una delle istituzioni culturali più attive della capitale austriaca. La reazione bigotta inglese e tedesca ha rappresentato un lancio straordinario per la campagna dell’Ente del Turismo di Vienna: “È stata una campagna pubblicitaria intelligente, ben pianificata, dall’alto valore estetico, che fa emergere la bellezza dell’arte e rappresenta un biglietto da visita eccezionale per la cultura europea -dice Kettner- Non si tratta solo del Modernismo viennese, ma della cultura europea, della quale dobbiamo andare fieri. E questo è un altro intento che ci riproponevamo di sottolineare con la nostra campagna”.
Vienna e l’arte
In genere si associa Vienna al passato e poco alla contemporaneità, anche perché si ha l’impressione che ospiti poche mostre di arte contemporanea. È davvero così? “Da un lato c’è l’immagine storica della città che caratterizza fortemente l’identità di Vienna -mi racconta Norbert Kettner– Il patrimonio musicale e culturale è così immenso che spesso oscura la vita contemporanea. Noi abbiamo un numero considerevole di istituzioni che si occupano e si interessano di arte contemporanea. Abbiamo un’alta densità di gallerie d’arte. Negli ultimi mesi e anni sono sempre più numerose le gallerie che si spostano da Berlino a Vienna. Vienna Contemporary è tra le 10 più importanti fiere d’arte del mondo. Una posizione conquistata nell’arco di appena 5 anni. Quindi direi, al contrario, che siamo uno snodo nevralgico per l’arte contemporanea”.
Quali sono le principali città alle quali Vienna viene associata e quale immagine hanno i turisti di essa? Su questo punto Kettner ha le idee molto chiare: “Il modo in cui Vienna viene percepita, in cui viene vista a livello internazionale è in associazione a Parigi, Roma e Madrid. Le vecchie capitali europee, ma ancora abbastanza giovani da essere attraenti. Il nostro terreno di competizione è questo: metropoli, con un grande patrimonio culturale, con un passato ricco, vecchie capitali nelle quali si vive bene, dove c’è joie de vivre, buon cibo, vino, che rappresenta un veicolo per connettere le persone. Vienna è percepita come una città del vino, non della birra. Una città dove puoi trovare bellissime vestigia del passato, ma anche una vita contemporanea dalla forte connotazione. Una città che ha tutti i pregi e lati positivi di una metropoli e non i difetti”.
In Italia una campagna pubblicitaria a tutta fashion
Il lancio delle iniziative per il centenario della scomparsa di Egon Schiele e le celebrazioni del Modernismo viennese sarà destinato anche a città internazionali quali Osaka, Tokyo, Mosca, Parigi, New York, Boston e San Francisco. A febbraio, invece, avverrà il lancio della campagna pubblicitaria costruita apposta per il mercato italiano. “Vienna è un brand cosmopolita e quando pensiamo le varie campagne pubblicitarie le combiniamo agli asset del mercato al quale ci rivolgiamo -conclude Norbert Kettner– Per ora possiamo solo anticipare che la campagna pubblicitaria che uscirà a febbraio in Italia sarà legata alla moda. L’Italia è considerata nel mondo la nazione della moda, quindi combineremo fashion e joie de vivre di Vienna, trasmettendo all’Italia e agli italiani anche il fatto che noi ammiriamo molto la vostra moda”.