Le unità EKO-Cobra e le e forze speciali antiterrorismo hanno sventato un imminente attacco a Vienna. Poteva essere un bagno di sangue. Un 17enne, sospettato di essere uno jihadista, è stato arrestato. Lorenz K., nome di battaglia Abou-Chacker, è nato in Austria, ma ha origini albanesi. Stava pianificando un attentato con dell’esplosivo. Obiettivo possibile: la rete della metropolitana viennese. Tanto che i media austriaci lo hanno soprannominato U-Bahn-Bomber (Dinamitardo della metropolitana). Sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento. Tra il 15 e il 30 gennaio, questo l’arco di tempo nel quale il giovane sembra avesse intenzione di portare a segno l’attacco. Ed è forse stata questa imminente minaccia ad aver accelerato le operazioni delle autorità austriache, che hanno compiuto raid per tre giorni. Giorni nei quali Vienna è apparsa improvvisamente vulnerabile, diventando un bersaglio del terrorismo e scoprendosi culla di quel radicalismo che si diffonde sempre di più tra i giovanissimi musulmani. Un piano, quello architettato dal 17enne Abou-Chacker, che sembra simile agli attacchi all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles. Al centro delle investigazioni anche un 12enne, sospettato di avere legami con il mondo dello jihadismo, nell’area di Meidling, nel 12esimo distretto. Attualmente il ragazzino è tenuto in un luogo segreto, sotto stretto controllo. Ad oggi i 220 uomini delle squadre antiterrorismo dispiegate a Vienna, continuano ad essere operativi sul territorio, almeno finché il rischio di una minaccia di attentato non sia definitivamente scongiurata. Le unità speciali presidiano tutti i possibili luoghi sensibili: dai centri commerciali, alla rete della metropolitana, dalle vie dello shopping, ai mezzi di trasporto pubblico e a tutti quei luoghi affollati e di maggior traffico della capitale austriaca.
Con il trascorrere delle ore emergono nuovi inquietanti particolari. Dagli ultimi interrogatori cui è stato sottoposto Lorenz K. avrebbe confessato di aver costruito una bomba di prova, ma il Ministro Sobotka ha assicurato che finora non sono stati rivenuti esplosivi. Quel che è certo è che il 17enne disponeva di tutte le istruzioni necessarie a fabbricare un ordigno. Lorenz K., arrestato perché sussisteva il pericolo di fuga, sembra tenesse le fila di un vero e proprio network del terrore. Era infatti in contatto non solo con il 12enne, ma anche con un 21enne arrestato in Germania, a Neuss, in Nord Reno-Westfalia, con il quale si era incontrato pochi giorni prima di essere catturato. Sia Lorenz K. sia il 21enne tedesco arrestato a Neuss appartengono a circoli salafiti radicali. L’indagine che coinvolge in azioni congiunte le forze dell’ordine austriache e tedesche, farebbe perdere di consistenza l’ipotesi del lupo solitario, mentre delineerebbe i contorni di una possibile cellula organizzata di terroristi, con connessioni e ramificazioni in più Paesi europei. Nell’abitazione che il 21enne divideva a Neuss con la moglie, interrogata e poi rilasciata, non sono state rinvenute né armi, né sostanze esplosive, ma sono stati posti sotto sequestro cellulari e laptop. Sembra che il 17enne austriaco Abou-Chacker avesse contatti anche con altri possibili complici a Vienna. Ecco perché le indagini proseguono a tappeto, come pure nuovi controlli sul territorio.
L’arresto del 17enne a Favoriten
Era stato il Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka ad annunciare sabato l’avvenuto arresto del 17enne, ora rinchiuso nel carcere di Josefstadt (Justizanstalt Josefstadt), nell’ottavo distretto. Nelle prossime ore la Corte deciderà a quale regime detentivo sottoporre Lorenz K., anche se, come presumibilmente ritiene Christian Plinacek, Capo del Dipartimento di Giustizia Criminale del Ministero della Giustizia, potrebbe essere previsto l’isolamento. Il 17enne è stato arrestato, con l’accusa di appartenenza a organizzazione terroristica, in un appartamento a Rotenhofgasse, nel decimo distretto, Favoriten. Molto il materiale confiscato dagli inquirenti nell’appartamento dove il principale sospettato viveva assieme alla madre, che si era separata dal marito. Alcuni dettagli dell’operazione sono stati svelati dal Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Konrad Kogler. L’azione delle forze dell’ordine non si è limitata al venerdì sera, ma è proseguita anche nelle giornate di sabato e domenica, con molti raid nella capitale e nella Bassa Austria, in cerca di possibili fiancheggiatori e complici.
Lorenz K., un pregiudicato colpevole di piccoli reati
Il 17enne Lorenz K. era noto alla Polizia, come ha detto il Portavoce del Ministero dell’Interno Karl-Heinz Grundböck. Si tratta di un deliquente, già arrestato per piccoli reati, quali frode, lesioni, furto, totalmente slegati però da qualunque attività terroristica. Da qualche tempo era tenuto sotto stretto controllo. La polizia monitorava ogni suo spostamento, contatto, azione, fino al suo arresto. “Negli ultimi giorni e settimane i sospetti si sono concentrati su di lui, anche grazie alla segnalazione dell’intelligence di Paesi stranieri” ha detto Grundböck. Le investigazioni e i controlli sono stati condotti dal Bundesamt für Verfassungsschutz (Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione).
Come Lorenz K. diventa Abou-Chacker
Secondo quanto ha dichiarato Karl-Heinz Grundböck all’APA (Austria Presse Agentur), il 17enne frequentava l’ambiente della comunità islamica radicale albanese. I genitori venivano dall’Albania, dalla capitale Tirana, Lorenz K. però era nato a Neunkirchen, nella Bassa Austria, dove è cresciuto e ha frequentato la scuola. Il Direttore dell’Istituto Augasse di Neunkirchen dice che gli insegnanti non avevano notato nessun segnale preoccupante. Il ragazzo era sveglio, ma svogliato. Poi iniziano gli episodi di delinquenza, il carcere minorile e le frequentazioni con i circoli salafiti. Lorenz K. entra nel radar della polizia perché nei giorni precedenti alla sua cattura si era recato in Germania, venendo in contatto con simpatizzanti dell’IS. Qui avrebbe ricevuto le necessarie istruzioni per fabbricare e far detonare un ordigno.
Uno degli scenari possibili che Abou-Chacker stava progettando, secondo gli inquirenti, era infatti quello di una bomba, da far esplodere nella rete della metropolitana di Vienna, o in una piazza affollata.
Vienna e il radicalismo islamico
Come ha sottolineato anche Konrad Kogler, il fenomeno della radicalizzazione è molto conosciuto in altri Paesi, ma meno in Austria. Eppure risulta che Lorenz K. sia finito nella prigione minorile di Gerasdorf, nella Bassa Austria, nota per essere un luogo dove vi sono molti seguaci dell’IS e giovani islamici radicalizzati. Uscito dal carcere per minori nel 2015 il 17enne diventa un simpatizzante dello Stato Islamico. Lo fa per motivi politici: imputa agli Stati Uniti e ad altri Paesi occidentali la colpa del conflitto in Siria. Inoltre, sembra che Lorenz K. sia anche venuto in contatto con ambienti salafiti, gli stessi che operano facendo proselitismo sia in Austria, sia in Germania.
Sobotka chiede nuove leggi per prevenire attentati
Il Ministro dell’Interno chiede nuove leggi che diano alle forze dell’ordine tutti i mezzi necessari per fare azione preventiva contro possibili, futuri attentati. In risposta alle critiche che gli sono state mosse ad alcune delle misure proposte nel suo pacchetto di riforme sulla sicurezza, tra le quali la sorveglianza elettronica in caso di gravi minacce, Wolfgang Sobotka replica secco: “Chiunque creda che l’Austria sia un’isola felice sbaglia di grosso”. attualmente il bracciale elettronico viene utilizzato come metodo di sorveglianza nel sistema carcerario. L’uso di congegni elettronici per monitorare situazioni di pericolo richiede modifiche alle leggi vigenti, ha detto Sobotka, ma avrebbe valore e scopo preventivo. Inoltre il Ministro dell’interno fa sapere che esiste pieno accordo anche con il Ministro della Difesa Doskozil riguardo a nuove misure preventive, inclusa la richiesta dell’uso di video-sorveglianza. Inoltre Sobotka ribadisce la validità di una versione riveduta del Vorratsdatenspeicherung (la legge sull’immagazzinamento dati). Non è sufficiente andare indietro solo di tre mesi.
Doskozil, l’Austria è preparata
“Siamo preparati a fronteggiare la minaccia del terrorismo -ha dichiarato alla stampa il Ministro della Difesa Hans Peter Doskozil– Questo arresto ne è la conferma. Però tutto ciò dimostra anche che non vi è assoluta sicurezza. Il terrorismo è arrivato in Europa”. Vige, infatti, lo stato di massima allerta, poliziotti in uniforme e in borghese pattugliano ogni angolo della capitale. Il Vice Capo del Dipartimento della Polizia di Vienna Karl Mahrer fa sapere che “le misure di sicurezza a Vienna continueranno, per giorni, settimane, per tutto il tempo necessario”. Tutti i cittadini sono invitati a contattare la polizia nel caso notino qualcosa di sospetto.
Vienna, hub del jihad
Secondo alcuni esperti l’Austria non sarebbe più un’isola felice, ma il pericolo di attentati non sarebbe maggiore rispetto a un anno fa. Per molto tempo, però, Vienna ha fatto da hub, da crocevia, dove i combattenti dell’IS hanno raccolto fondi, hanno fatto proselitismo e radunato nuovi adepti. I foreign fighter austriaci, che sono andati a combattere al fianco di Daesh in Siria e Iraq sono 300. E coloro che tornano in Austria dopo essere stati miliziani del sedicente Califfato, rappresentano un serio rischio per la sicurezza del Paese. Oggi i nodi vengono al pettine. Il supposto ruolo di Vienna e dell’Austria quale importante snodo strategico tra Oriente e Occidente, scolora di fronte alla necessità dell’IS di portare il terrore in Europa. Ormai non esistono più zone franche.