Imponente esercitazione antiterrorismo a Vienna

Vienna blindata, sotto attacco. Truppe scelte anti-terrorismo EKO-Cobra (Einsatzkommando Cobra) e forze paramilitari WEGA (Wiener Einsatzgruppe Alarmabteilung), irrompono, armate, in assetto d’assalto. Scendono da mezzi speciali. Indossano elmetti, hanno il volto coperto, imbracciano fucili automatici di precisione. Stanno per fare un’irruzione. È in corso un attacco terroristico, portato a segno da un commando, che si è asserragliato in un edificio. Un intervento d’emergenza, tanto che arrivano rinforzi, anche dal cielo. Gli elicotteri della Polizia perlustrano l’area. Alcuni atterrano nelle immediate vicinanze. Segue il lancio di lacrimogeni. I primi colpi vengono esplosi. Poi lo scontro a fuoco impazza. Sopraggiungono ambulanze e mezzi di soccorso. Finché non si ode lo squasso di una potente deflagrazione. Dall’edificio divampano le fiamme. Le truppe d’assalto penetrano all’interno. Il blitz è fulmineo. I terroristi vengono sopraffatti e catturati.

Thomas Cerny

Thomas Cerny

Almeno così sembra, in apparenza, ma si tratta solo di un’esercitazione, realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Interno. La più grande mai organizzata a Vienna e la prima di questo genere: con un ampio coinvolgimento di unità speciali sul campo e testando il flusso della comunicazione e delle informazioni e la macchina decisionale in un simile scenario di emergenza. 

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Una simulazione senza precedenti

Un dispiegamento massiccio di mezzi e uomini. Oltre 300 poliziotti hanno preso parte all’esercitazione. Assieme a loro anche un ingente numero di funzionari municipali, personale medico e paramedico, più uomini di altre organizzazioni civiche. È la prima simulazione realizzata dal 7 gennaio 2015, dall’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Di fatto da quando è massima allerta terrorismo e la minaccia di un attacco, anche in Austria, è considerata molto alta. Londra, Madrid, Parigi, Bruxelles, l’Europa sembra essere sotto attacco, e come hanno dimostrato i recenti episodi in Francia, Belgio e Germania, gli attentati terroristici sono aumentati e sembrano essere sempre più imprevedibili.

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Minaccia di attacchi in Austria

Effettivamente la minaccia terrorismo è quanto mai seria. A dirlo è il Capo dell’Unità Anti-terroristica Federale austriaca Peter Gridling: “Non possiamo chiudere gli occhi e ignorare i pericoli”, facendo capire che l’Austria si trova a fronteggiare un elevato rischio di un attacco terroristico. Il pericolo maggiore è rappresentato da jihadisti di ritorno, i cosiddetti foreign fighter che rientrano sul territorio austriaco dopo aver combattuto a fianco dell’ISIS in Medio Oriente. Le forze dell’ordine sono riuscite a impedire che molti potenziali jihadisti lasciassero l’Austria per recarsi in Siria, in Iraq, o in altri luoghi di conflitto. Anche se il numero di jihadisti in Austria è sceso nel 2016, se ne contano attorno ai 288, molti dei quali minori e giovani donne.

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Dove si annida il radicalismo islamico?

Gli epicentri del radicalismo islamico sono: Vienna, la Stiria e la Bassa Austria. Secondo Gridling non si può escludere che assieme ai flussi di rifugiati, possano essere penetrati anche terroristi. E nessuno può altrettanto escludere che vi possano essere cellule dormienti, in attesa di agire. Inoltre, da segnalare, di pari passo con la crescita del pericolo attentati, si è registrato anche l’aumento di crimini di stampo xenofobico, o legati all’odio verso i rifugiati.

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Radicalismo islamico a Vienna

Secondo i dati di uno studio commissionato di recente dal comune di Vienna, tra i teenager che frequentano i centri giovanili, l’85% sono immigrati. Il 53% musulmani e il 36% cristiani. Dei musulmani, il 27% sono potenzialmente influenzabili e vulnerabili ai proseliti dei predicatori radicali. Questi gruppi di potenziali islamici radicali manifestano simpatie per il jihad, per la violenza e mostrano odio latente verso la società occidentale. Il 31% mostra sentimenti ambivalenti, mentre il 42% è moderato e rifiuta decisamente la violenza. Anche se lo studio non è davvero rappresentativo, per il numero comunque esiguo di casi analizzati, rappresenta un campanello d’allarme. Il comune intende lavorare al recupero di questi potenziali giovani islamici radicali, ingaggiandoli e coinvolgendoli, evitando che diventino facili prede di predicatori estremisti.

Teenager aspiranti jihadisti 

Ha fatto scalpore la notizia di tre ragazzini, adolescenti, uno di 16 e due di 15 anni, processati a Vienna, a porte chiuse, con l’accusa di militare in un’organizzazione terroristica. I tre di origini cecene e turche, tutti musulmani, hanno imboccato la via della radicalizzazione negli ultimi mesi. Il 16enne ha tentato di recarsi in Siria per combattere al fianco di Daesh, ma è stato fermato e arrestato dalla polizia bulgara. Successivamente ha anche cercato di convincere due bambini di 10 e 11 anni ad unirsi ad un gruppo jihadista. Gli altri due 15enni hanno provato più volte a partire per andare a combattere nelle milizie dell’ISIS in Siria, a giugno. Uno dei due avrebbe anche assalito il padre con un cacciavite, perché il genitore si rifiutava di dargli il suo passaporto. Tutti e tre sono stati condannati a 10 mesi e 20 mesi di sospensione.

Il predicatore condannato a 20 anni

Lo scorso luglio a Graz, l’imam Ebu Tejma, 34enne, di origini bosniache, al centro di un network di propaganda jihadista, è stato condannato a 20 anni di carcere. L’accusa: aver fatto il lavaggio del cervello a dozzine e dozzine di ragazzi, soprattutto minorenni sui 14 anni, diventati così potenziali miliziani jihadisti, pronti a combattere per lo Stato Islamico. Il predicatore Ebu Tejma, arrivato in Austria dalla Bosnia negli anni ’90, era solito predicare in varie moschee austriache e del sud della Germania, ed è stato arrestato nel 2014. In Austria vi sono molti jihadisti sotto processo, accusati di far parte di organizzazioni terroristiche, o di fare proselitismo e reclutamento di combattenti.

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