Italiana e donna, il capo del team di Fisica di Linz

Oggi è la festa della donna e questa storia è il modo migliore per celebrarla. È un tributo ad Alberta Bonanni, italiana, professoressa universitaria, a capo di un team di ricerca nel Dipartimento di Fisica dell’Università Johannes Kepler di Linz in Austria. Un’eccellenza italiana nel campo della fisica, un settore normalmente dominato dagli uomini. Il gruppo da lei guidato, formato da 5 donne e 5 uomini, è molto internazionale, con ricercatori che provengono da 10 diversi Paesi del mondo.

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C’è una dottoranda che arriva dall’Italia, ma c’è anche chi proviene da Spagna, Ucraina, Romania, India, Cina, Messico, Francia, Germania e Austria. 

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Il segreto è far crescere i talenti

Lo spirito che anima Alberta Bonanni è far crescere i talenti. “Non siamo tutti uguali -racconta- ciascuno eccelle in qualcosa e io cerco di scoprire ciò che i singoli ricercatori fanno meglio e promuoverli, farli crescere. Questo metodo funziona benissimo e malgrado la provenienza da nazioni diverse non esistono tra noi cultural clashes”.

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Applicazioni pratiche dei LED, dai computer all’acqua

La loro è ricerca di base, ma sempre orientata verso qualcosa che avrà in un prossimo futuro possibili applicazioni. Si occupano di scienza dei materiali e in questo momento lavorano sulle luci del futuro, le luci a LED, per ampliarne lo spettro di applicazioni. Il materiale che viene usato all’interno delle luci a LED è il nitruro di gallio, un semiconduttore, e la professoressa Alberta Bonanni, Capo del Dipartimento di ricerca, sta lavorando perché questo ed altri materiali all’interno dei LED diventino magnetici. “Tale proprietà -spiega Alberta Bonanni- renderà questi materiali impiegabili per la realizzazione di computer più veloci, più affidabili, meno sensibili ai cambiamenti di temperatura e per esempio non sensibili a radiazioni, ma il nostro obiettivo è anche far sì che questi LED possano essere quanto prima utilizzati per purificare l’acqua, rendendola potabile e microbiologicamente pura”.

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Un’applicazione pratica dei LED che cambierebbe le condizioni di vita in moltissimi Paesi del Terzo Mondo, con conseguenze di portata straordinaria. “I prototipi di queste apparecchiature per purificare l’acqua sono già adoperati sulla Stazione Spaziale Internazionale che orbita attorno alla Terra” rilancia la Prof. Bonanni. In genere per rendere potabile l’acqua si usano prodotti chimici, ma i batteri si adattano facilmente, oppure le lampade ultraviolette, che però sono molto grandi e ingombranti. Il team della professoressa Bonanni, come altri gruppi nel mondo, sta cercando di utilizzare i LED che funzionano nel profondo ultravioletto, ossia emettendo una luce non visibile, per distruggere con queste lunghezze d’onda i batteri. Ciò su cui occorre studiare e lavorare è il miglioramento dell’efficienza di questi LED, che al momento è bassissima, impedendone così un uso su larga scala. “L’efficienza di un normale LED va attorno all’87-90% -dice Alberta Bonanni- invece quelli usati per la purificazione dell’acqua hanno un’efficienza dell’1-2%. Molto ancora c’è da capire sulla fisica e la chimica che sta dietro a questi problemi di efficienza e poi fabbricare le strutture adeguate”.

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Come si costruisce una carriera di successo

Dopo la laurea presa a Trieste Alberta Bonanni ha preso un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti, perché voleva confrontarsi con qualcosa di nuovo e perché aveva il mito dei laboratori avveniristici americani. Dopo tre anni ha deciso di tornare in Europa anche per motivi familiari, per avvicinarsi di più all’Italia. È così che ha scelto l’Austria, dove inizialmente pensava di trattenersi solo per un paio d’anni, ma che poi è diventato il luogo nel quale è voluta rimanere, consolidando la sua posizione nell’Università Johannes Kepler di Linz. Una carriera che in Italia non sarebbe stata possibile, e non a questi livelli.

Amare il proprio lavoro è la chiave per realizzarsi

Alberta ama il suo lavoro, la sua non è una professione, ma come dice lei: “veniamo pagati per fare quello che ci piace, non è un lavoro”, esortando tutti a seguire le proprie passioni e inclinazioni, combattendo anche per ottenere risultati. E soprattutto alle donne lancia un messaggio: “Le ragazze spesso non assecondano fino in fondo i propri talenti e le proprie sane ambizioni professionali, auto-limitandosi per paura di non riuscire a conciliare lavoro e famiglia. Ma secondo me si può fare tutto, magari si dovrà trovare un partner diverso, che sappia anche cucinarsi qualcosa da solo”.

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Collaborazioni internazionali, dialogo e confronto 

Molte le collaborazioni con Stati Uniti e Giappone, molto all’avanguardia in tale campo, visto che proprio Nakamura, Amano e Akasaki hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica nel 2014 per aver inventato i LED a luce blu. “Oggi si deve capire che non si può lavorare da soli -sottolinea Alberta Bonanni- abbiamo bisogno di parlare e confrontarci per ottenere risultati di rilievo. Noi siamo fisici sperimentali, ma abbiamo necessità di parlare con i fisici teorici. Si deve lavorare in team misti, servono contatti con chimici, matematici, ingegneri, specie se l’obiettivo è di avere applicazioni reali”. I finanziamenti per l’attività di ricerca della Prof. Bonanni arrivano soprattutto dall’Unione europea e da fondi nazionali austriaci, che creano anche le occasioni per eventuali collaborazioni con aziende.

Il neonato Linz Insitute of Technology

Tra i progetti importanti, che fa ben sperare per il futuro c’è la costituzione di un polo di eccellenza in Austria, il Linz Insitute of Technology, non limitato solo alla fisica, ma che si propone di spaziare anche alla medicina e alle scienze sociali. Una creatura appena nata, che pian piano prenderà forma e consistenza, con l’obiettivo di attirare talenti dal mondo.

Più fondi per le donne

Un sogno per Alberta Bonanni sarebbe trovare più fondi non solo per donne che studiano il problema delle donne, ma anche più soldi per finanziare donne che vogliano fare post-dottorato all’estero.