L’arte può sconfiggere il Covid

Al Padiglione del Messico la mostra “Splendour“ dell’artista José Toledo celebra la vita e la fratellanza tra gli uomini, utilizzando il fiore nazionale degli Emirati. Una serie di lavori pieni di colore e speranza che intendono trasmettere al pubblico un messaggio positivo di rinascita dopo le restrizioni e le sofferenze provocate dalla pandemia. Il Tribulus Omanense è il fiore nazionale degli Emirati Arabi Uniti. Apparentemente delicato, riesce a crescere in un ambiente ostile e inospitale come il deserto.

“È un fiore piccolo, di colore giallo, che per gli emiratini incarna tre valori: equità, fratellanza, uguaglianza. Valori universali, oggi più che mai -mi racconta José Toledo– E all’Expo possiamo vedere quanto questi valori trovino espressione. C’è un profondo senso di uguaglianza perché sono rappresentati tutti, anche i Paesi più piccoli e ognuno presenta ciò che ha”. La scelta del fiore implica un profondo significato valoriale ma è anche un motivo iconografico di grande impatto visivo. Il fiore del deserto, con i suoi cinque petali, campeggia al centro della tela evocando l’idea del trionfo della vita sulla morte, trasmettendo visivamente il potere salvifico dell’arte nell’esistenza umana. “Le opere esposte mostrano un fiore con cinque petali e in ciascuno di essi ho inserito alcune azioni tratte dalla vita quotidiana. Malgrado il Covid la vita continua, sebbene in una maniera diversa”. Scopriamo di più sulla mostra, sulle opere esposte e sul Padiglione del Messico a Expo 2020 Dubai. 

La vita continua

Immagini in bianco e nero, con lievi sfumature di grigio annegate in un mare di colori sgargianti. Si vede lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati e Sovrano di Dubai, il principe ereditario Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, fiale di vaccino contro il Covid-19, due donne che fanno un meeting su Zoom, persone in fila che attendono il proprio turno osservando le rigide norme del distanziamento sociale, chi in ospedale è riuscito a sopravvivere al virus, scene tratte da un aeroporto in cui si vedono persone viaggiare indossando la mascherina, bambini a scuola sempre con indosso mascherine, i social media che tanta parte hanno avuto nelle nostre esistenze durante il lockdown e persino il Papa venuto in visita negli Emirati. Un anno abbondante di ricerche su giornali locali e internazionali per raccogliere immagini poi utilizzate in forma di collage sulla tela.

“Ci sono diverse situazioni, dal Bitcoin all’IA, dall’agricoltura alla mobilità, la presenza costante del gel antisettico tra i nostri effetti personali, il vaccino che ci ha aiutato a riconquistare una nuova normalità -mette in evidenza Toledo- L’immagine di Reem Al Hashimi, Ministra di Stato per la Cooperazione e gli Affari Esteri testimonia una maggiore centralità delle donne nella vita politica, un’attenzione all’emancipazione femminile che è aumentata molto dopo la pandemia”. 

I colori e le sfumature che definiscono l’umanità

Ogni opera ha un diverso colore come sfondo, tutte tinte forti e sgargianti, perché altrettante sono le sfumature di cui si compongono gli esseri umani. Colori diversi che corrispondono ad altrettanti sentimenti da far emergere. “I colori indicano anche le varie persone, con le loro particolarità, il proprio modo di pensare, vedere le cose, i valori in cui sii crede -mi spiega José Toledo– Indicano le varie sfumature che compongono l’umanità, simboleggiano le differenze che portano arricchimento e che rendono il mondo così unico”. Sono le differenze che coesistono e rendono il mondo più ricco. “Possiamo stare tutti insieme e coesistere pacificamente nonostante il nostro colore, le nostre idee diverse, e questo è lo splendore della vita che celebro in questa mia mostra” sottolinea Toledo. 

Una nuova normalità

“Le persone continuano a sposarsi, ad avere figli, il modo in cui si va a scuola è cambiato utilizzando molto l’e-learning. Il mondo del lavoro è cambiato, possiamo lavorare da remoto e molte delle nostre attività le svolgiamo da casa. Tutti questi cambiamenti hanno creato un nuovo modo di vivere. Esistono protocolli di sicurezza che prevedono l’uso di mascherine, disinfezione delle mani, distanziamento sociale, nuove procedure che ci vengono ripetute come un mantra. Seguire queste nuove procedure ci viene detto che servirà e porterà benefici al genere umano -mi dice Toledo- In ognuno dei miei dipinti è possibile vedere come tutte le diverse immagini tratte dalla vita quotidiana dimostrino che ricominciare a vivere è possibile, che è possibile riconquistare una normalità”.

Cambiamenti che hanno avuto un impatto sul mondo intero. Abbiamo ricominciato ad apprezzare il piacere di respirare all’aria aperta, fare attività fisica all’aperto, passeggiare. Durante il lockdown la lettura ci ha dato sollievo nel periodo di isolamento. Leggere ha aperto le porte della nostra mente. È cambiato anche il nostro modo di comunicare. “Gli occhi sono entrati sempre di più nel nostro modo di comunicare, addirittura comunichiamo meglio le nostre emozioni grazie al nostro sguardo, malgrado tutti indossiamo le mascherine. È un elemento molto interessante per un artista” conclude José Toledo. Il suo è un messaggio positivo: la vita può e deve continuare anche dopo una devastante esperienza come quella che il mondo ha vissuto negli ultimi due anni con la pandemia. 

Intrecciare vite e percorsi

Il Padiglione del Messico si trova nel Distretto della mobilità e il suo stesso motto sembra sottolineare questa appartenenza: “Tejiendo Vidas” ovvero “Tessere, intrecciare vite”, vite che in un Paese di 1,9 milioni chilometri quadrati sembra tradursi anche in un intreccio di percorsi. L’artigianato e soprattutto quello femminile sono al centro della narrativa del Padiglione messicano, tanto che il rivestimento che copre la facciata dell’edificio di  tre piani è stato realizzato da 200 donne dello stato di Jalisco, tessendo a mano fibra di raffia. Una facciata coloratissima, con motivi floreali che rappresenta al tempo stesso un segno tangibile di creatività e un motivo di riscatto.

“Il nostro è un Paese di fratellanza, amore e persone sensibili. Abbiamo 130 milioni di abitanti e comunità di messicani sparse in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti. L’immigrazione fa parte della nostra storia -mi dice Francisco Alonso, Advisor International Participants Director General Office- Siamo una sorta di ponte tra il nord e il sud, l’ovest e l’est. Il Messico è nel mezzo del continente americano e questa nostra posizione geografica ha anche condizionato il nostro destino: condividiamo i confini con gli Stati Uniti e con il Guatemala, abbiamo legami tanto con uno dei Paesi più ricchi del mondo, quanto con uno dei più poveri. Siamo nel mezzo e anche noi facciamo sforzi per diventare una nazione sviluppata”. Nel Padiglione del Messico ci sono le radici, la bellezza del patrimonio naturalistico, cultura e artigianato. La farfalla monarca, così legata alla tradizione messicana, è presente nel Padiglione per richiamare l’idea delle migrazioni e la capacità di resistere e adattarsi, proprio come i tanti messicani emigrati.

Una proiezione di tipo immersivo fa vivere ai visitatori un’esperienza di grande impatto visivo della preziosa biodiversità messicana, mostrando flora e fauna con animazioni artistiche di farfalle monarca, megattere e lucciole. “Questo è il messaggio che vogliamo condividere con il pubblico dell’Expo. Nel Messico abbiamo bellezze naturali straordinarie che cerchiamo di preservare, ma ciò che ci preme maggiormente sottolineare sono le persone, il loro valore -conclude Francisco Alonso- Circa la metà della popolazione messicana è in povertà, ma stiamo facendo il possibile per migliorare le condizioni di vita, e garantire salute, abitazioni, istruzione. Nel Padiglione esponiamo anche l’artigianato messicano, una componente importantissima del saper fare del nostro popolo”.

La mostra “Splendor” può essere visitata fino al 21 febbraio al secondo piano del Padiglione del Messico all’Expo di Dubai, aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 22:00.