Artbag, a Dubai la borsa si fa arte

Trasparenti, glitterate, colorate, le borse dell’artista inglese Debra Franses in mostra a Dubai sono icone pop e specchio dell’anima. Nell’era digitale in cui tutto si consuma a ritmo accelerato, le Birkin di Hermès, le valigette portadocumenti stile Louis Vuitton e le borsette classiche assurgono a sculture pop diventando scrigni preziosi, capaci di preservare e imbrigliare frammenti del sé e squarci di vissuto, piccoli universi cristallizzati in un attimo significativo. Queste sculture realizzate in resina trasparente sono in bilico tra arte pop e arte concettuale, esplorano temi quali consumismo e produzione di massa, indagano a fondo sul rapporto della società contemporanea con i beni di consumo, sull’esaltazione della cultura degli eccessi, facendolo sempre con un pizzico di raffinata ironia.

“Ogni persona che incontri lascia una traccia dentro di te -mi racconta Debra nel corso della nostra piacevole conversazione- E questo è ciò che dico sempre delle mie borse. Non ho mai avuto esperienze che siano rimaste confinate in una sorta di vuoto spinto, c’è sempre una storia, un oggetto, un ricordo, che viene lasciato. Le mie borse mi hanno dato un luogo in cui custodire tutto questo negli ultimi vent’anni, trasformandolo in qualcosa di poetico. Come alcuni amano dire, sono una specie di museo del nostro tempo”. “Artbag”, la mostra con cui Debra Franses debutta a Dubai, è organizzata da Art Korero nel negozio e spazio espositivo “That Concept Store” al Mall of the Emirates e resterà aperta per tutto il mese di ottobre. Scopriamo insieme la mostra, l’artista e la borsa esclusiva creata per gli Emirati. 

Sculture che sanno catturare il movimento

Ci sono staticità e dinamismo in ogni lavoro di Debra Franses, un piacevole contrasto che rende le sue sculture accessibili e introspettive, autobiografiche e universali. Esse non solo fissano un momento, attraverso un linguaggio che utilizza un’estetica accattivante che è parte integrante del nostro immaginario collettivo, ma tutti quegli oggetti fluttuanti che vi si trovano all’interno, nel loro eterno galleggiare leggero, imprimono movimento, energia, dinamicità. “L’unica costante nella vita è il cambiamento e io cerco di catturare un momento in cui il tempo resta fermo -mi spiega Debra- Solo un pensiero, uno dei tanti che ci attraversano la mente nell’arco di una giornata, una delle mille emozioni che viviamo e che ci trasformano. Ci addormentiamo ogni sera con l’aspettativa di svegliarci il mattino seguente chiedendoci cosa la giornata ci porterà”. 

La transitorietà dell’esistenza in una borsa

Sono sculture con dentro la forza dell’energia cinetica, raccontano storie personali e testimoniano i cambiamenti che contraddistinguono la società contemporanea, così liquida, mutevole, descrivono l’idea stessa di transitorietà dell’essere umano. “Il mio lavoro è essenzialmente basato su questo, la transitorietà della vita, delle persone, dei ricordi, dei pensieri -mi dice Debra Franses– Una delle cose più straordinarie e potenti che abbiamo è la nostra memoria e se iniziamo a perderla cosa ci resta?”. Mi racconta di sua madre, che a poco a poco sta perdendo la memoria: “Vedo che mostrandole piccoli oggetti e raccontandole storie legate ad essi lei inizia a ricollegare pezzi della sua esperienza di vita e ricordi. Amo gli oggetti, anche se ritengo che sia necessario essere selettivi. Ogni mia borsa rappresenta un’opportunità per selezionare oggetti e far raccontare loro qualcosa di significativo”. 

Borse come tele, oggetti come tavolozze e colori

Dopo essersi laureata in Economia e Scienze politiche, Debra Franses ha studiato scultura alla Central Saint Martins di Londra, una scuola famosa soprattutto per la moda. “Mio padre ha lavorato nell’industria della moda per molto tempo, nel settore degli accessori, e ci portava continuamente borse da ogni suo viaggio. Quando mi è stato chiesto di portare un oggetto per farne un calco ho scelto una piccola borsa in cui non entravano che le chiavi e un rossetto. Ed è stato l’inizio di un percorso che va avanti da vent’anni. Le borse di resina sono la mia tela attraverso la quale esprimo le mie idee”. Rossetti, bottiglie di profumo, banconote, occhiali, collane di perle o di cristallo Swarovski, fiches da gioco, portachiavi, penne, lingotti d’oro, orologi, scarpe, pistole, emoji, brandelli di cultura pop fermati, custoditi, preservati, eppure fluttuanti e vitali. Complessa la tecnica di realizzazione delle borse, con uno stampo in silicone in due metà e l’applicazione di più strati di resina trasparente che incorporano i vari oggetti, come fossero campioni conservati in formaldeide. Successivamente viene eliminata ogni traccia possibile di aria dalla resina utilizzando una camera iperbarica, e alla fine c’è la fase di lucidatura, levigatura e laccatura. Tra le tante borse in mostra a Dubai, delle dimensioni più varie, spicca la borsa arcobaleno. L’artista vuole che sia esposta sempre lievemente girata, mai dritta. Rappresenta una critica agli stereotipi di genere, con le sgocciolature di colore che stanno a simboleggiare la nostra società gender fluid.

Una borsa creata apposta per gli UAE

That Concept Store mi ha commissionato una borsa per gli Emirati Arabi Uniti. Mi hanno fatto avere una bottiglia di Oud oil (olio di legno di agar), un rosario musulmano, un portachiavi e una penna dal Museo del Futuro -sottolinea Debra- In genere ricevo alcuni oggetti e poi creo una storia”. Per lei, per la prima volta a Dubai, si è trattato di Emirati sognati, immaginati, ma non conosciuti davvero. “Ho poi aggiunto un paio di occhiali, una chiave elettronica che reca il marchio di una casa automobilistica di lusso inglese, un porta cipria, che a dire il vero ho acquistato a Barcellona -continua Debra- È di colore nero e oro e richiama l’abaya e i gioielli che le donne arabe amano indossare, con fiori che richiamano motivi antichi che stanno a simboleggiare i colori nascosti sotto l’abaya. Ho anche inserito un rossetto rosso lacca, che è la voce delle donne”. Per l’artista è importante la relazione delle sue opere con il pubblico e le possibili interazioni e risposte emotive. Ogni borsa contiene un messaggio e può raccontare qualcosa di nuovo e unico a ciascuna persona. “Mi piace lavorare su commissione perché posso parlare con il committente che mi racconta di sé, di ciò che per quella persona è  importante, storie personali, e raccogliere oggetti insieme, selezionarli, e fare un’opera che sia personalizzata. È un po’ come il selfie perfetto” conclude Debra.

Una scelta intenzionale o casuale?

La prima borsa realizzata da Debra Franses era di pesante gesso bianco, ma la successiva era in resina e conteneva al suo interno un acquario con un pesce, montato su un basamento. Nella nostra lunga chiacchierata chiedo a Debra se la scelta della borsa sia avvenuta per caso o se sia stata intenzionale. “È una domanda davvero interessante. Alla richiesta di portare un oggetto che per me avesse un significato, ho pensato che amando molto mio padre, che ha fatto parte dell’industria degli accessori di moda per una vita, fosse naturale scegliere una borsa, perché era qualcosa che per me aveva un forte legame affettivo e un profondo significato. La prima borsa utilizzata è stata una che mi era stata regalata dalla mia matrigna. C’è sempre una storia dietro, il modo in cui lei è entrata nella vita di mio padre, lasciando mia madre alle spalle. Ecco perché ho pensato che fosse giusto ricoprirla di gesso per farne un calco e poi un’opera d’arte”. Come non casuale è stata la scelta della borsa quale oggetto d’arte. Debra sottolinea come tutto abbia un senso: “Nulla accade per caso, anche il colore rosso di questo divano: è il colore della passione, del fuoco, una tinta forte, che esprime determinazione, è il colore del nostro sangue. Abbiamo tutti sangue rosso che scorre nelle nostre vene, arriviamo tutti nello stesso posto e finiamo tutti nello stesso posto. E come utilizziamo il tempo che intercorre tra questi due momenti, inizio e fine, determina ciò che decidiamo di fare di noi stessi”. 

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