Emirati, infrastrutture Made in Italy

L’Expo supera 20 milioni di visite e l’Agenzia ICE fa un bilancio di 6 mesi di attività promozionale del Made in Italy e dell’internazionalizzazione delle PMI italiane. 4.000 incontri B2B per 800 aziende italiane con 300 operatori, distributori, importatori, buyer, agenti arrivati, nonostante la pandemia, da oltre 25 Paesi. Queste le tante iniziative organizzate dall’ICE per mostrare l’immagine dell’Italia dell’innovazione, che emergono con la forza dei numeri nell’incontro “Connecting Infrastructures: Transports, Logistics and Networks” organizzato al Padiglione Italia. “Questo è il 14esimo Innovation Talk con cui si chiudono le nostre attività di internazionalizzazione connesse all’Expo, ma continueranno nei giorni a seguire -mi dice Roberto Luongo, Direttore Generale dell’ICE- Mi piace sottolineare che abbiamo partecipato a 20 fiere in questi sei mesi e abbiamo avuto 4mila incontri bilaterali con portato 300 delegati da 25 Paesi, anche quelli limitrofi come Iraq, Giordania, Egitto e Paesi dell’Estremo Oriente. Quanto realizzato ci consentirà di preventivare un programma di azioni future”.

14 Innovation Talk organizzati dall’ICE al Padiglione Italia e 9 diverse iniziative nelle quali sono stati coinvolti 75 relatori italiani e molti rappresentanti di istituzioni, imprese, università emiratine e internazionali. “Il nostro è uno dei dieci Paesi focus con i quali gli Emirati Arabi Uniti intendono aumentare del 10% l’interscambio commerciale nei prossimi anni. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo realizzato questi Innovation Talk, per dare un panorama sull’Italia -sottolinea Luongo- Con gli Emirati abbiamo circa 8 miliardi di interscambi, in crescita del 6-7% nel 2021 rispetto al 2019”. A delineare il ritratto di un’Italia tecnologica e dalle elevate competenze in settori chiave dell’innovazione è anche l’Ambasciatore d’Italia negli Emirati, Nicola Lener: “Il contributo italiano in tecnologia e innovazione è importante. Siamo qui per partenariati con aziende degli Emirati e della regione e vogliamo davvero continuare a investire in cooperazione, nell’innovazione e tecnologia, specialmente nel campo delle infrastrutture”. Scopriamo di più sull’Innovation Talk “Connecting Infrastructures: Transports, Logistics and Networks”, sulle competenze italiane in ambito infrastrutturale e sulle future partnership con gli Emirati. 

Tanta Italia nelle infrastrutture degli Emirati

Tra gli emirati di Dubai, Abu Dhabi e Sharjah sono molti e di rilievo i progetti in cui imprese italiane quali Rizzani de Eccher, Mapei, Prysmian, Trevi Group e Maeg hanno fornito il loro contributo in termini di know how ed esperienza.

“Nelle infrastrutture e nei trasporti abbiamo un record bilaterale con gli Emirati al di là delle realizzazioni in Expo abbiamo unificato lo spazio aereo emiratino nel 2016 grazie a ENAV, abbiamo portato per la prima volta le ferrovie nel 2011 grazie a Saipem con il progetto Etihad Rail -mi dice l’Ambasciatore Nicola Lener– C’è un contributo molto evidente nelle infrastrutture anche di quelle più complesse come i ponti sul Creek a Dubai e il ponte sull’arcipelago di Abu Dhabi. C’è un grande apporto di tecnologia e grandi opportunità di collaborazione nei due sensi, qui e in Italia con le possibilità offerte dal PNRR. Anche dopo l’Expo continueremo a sottolineare le opportunità di cooperazione in settori innovativi con Ice e i nostri partner”. E che la volontà di incrementare la presenza italiana sia forte e condivisa lo dimostra anche Roberto Luongo, Direttore Generale dell’ICE: “Tutti i progetti citati dall’Ambasciatore Lener aggiudicati ad imprese italiane sono il segnale di questa magnitudo della presenza dell’Italia qui negli Emirati ma anche in Qatar, Kuwait, e Arabia Saudita, tanto che oggi abbiamo anche delegati sauditi, Paese che sta investendo miliardi e miliardi nel campo delle infrastrutture. L’Italia deve saper cogliere queste opportunità”. 

L’intervento italiano nell’Expo di Dubai

Ad Expo 2020 Dubai sono varie le imprese italiane altamente specializzate ma non annoverate tra i grandi player internazionali che hanno lasciato la propria firma e l’expertise Made in Italy come segno tangibile di un contributo decisivo e di elevata qualità. “Le due imprese che abbiamo visto oggi, Duplomatic Motion Solutions e Cimolai-Rimond, sono esempi lampanti di questa grandissima capacità dell’ingegno italiano -mi racconta Luongo- Un’azienda come Duplomatic, che nel nostro Paese è pressoché sconosciuta, con un fatturato di 140 milioni di euro, quindi un’impresa medio-grande ma non un colosso mondiale e l’altra che ha realizzato la costruzione di Al Wasl Plaza che è incredibile. Ecco perché ho detto: it’s simply extraordinary. Abbiamo tutta una serie di iniziative a sostegno del follow up di quanto abbiamo seminato in questi mesi. Ci siamo e ci resteremo”. Il contributo italiano all’Esposizione Universale di Dubai viene sottolineato anche dall’Ambasciatore Lener che usa metafore suggestive per esaltare l’apporto creativo e innovativo delle imprese Made in Italy coinvolte nella realizzazione di opere ingegneristiche e infrastrutturali. “L’Italia fa volare gli Emirati perché grazie alla tecnologia di Duplomatic Motion Solutions le ali del falco del Padiglione degli Emirati si alzano e si abbassano in maniera assolutamente efficiente e molto elegante -mi dice l’Ambasciatore Lener- L’apporto di Cimolai-Rimond con la struttura in acciaio di Al Wasl Plaza, ma ci sono tante aziende italiane che hanno lavorato all’Expo di Dubai. Questa è la continuità tra l’Expo di Milano e Dubai, che speriamo continui a Osaka e poi anche, inshallah, a Roma 2030”.

L’Italia fa volare il Padiglione emiratino

Il sito dell’Expo 2020 Dubai si trasformerà nel District 2020, un distretto raggiungibile in 15 minuti dalla città, che si caratterizzerà come hub dell’innovazione, puntando ad ospitare start-up e imprese che operano in ambiti che spaziano dall’Intelligenza Artificiale all’Internet of Things, da Big Data alla tecnologia blockchain, dalla logistica smart all’industria 4.0. Tra le opere infrastrutturali destinate a rimanere anche nella fase successiva all’Expo c’è il Padiglione degli Emirati, una struttura progettata dall’architetto Santiago Calatrava, la cui forma ricorda le ali di un falco. Ali che possono chiudersi o dispiegarsi, come a suggerire un volo. A rendere mobile l’apertura e la chiusura dei pannelli solari che sono collocati nelle ali è l’opera e l’ingegno di un’azienda italiana, la Duplomatic Motion Solutions di Parabiago, in provincia di Milano.

“Questo non è il nostro core business, noi siamo attivi nello sviluppo delle soluzioni di motion, ma tendenzialmente vendiamo i componenti e i sistemi -mi racconta Paolo Leutenegger, General Manager Duplomatic Motion Solutions-Questo è il primo grande progetto chiavi in mano che facciamo e l’abbiamo preso perché sono venuti letteralmente a cercarci e abbiamo deciso di accettare la sfida”. Un incarico che non è stato semplice perché l’aspetto tecnico presentava molte criticità. “È un building, è il mondo delle costruzioni, che ragiona con logiche completamente diverse dal nostro mondo dell’ingegneria meccanica. Quindi abbiamo dovuto capire le metriche, la lingua, cosa volessero da noi -sottolinea Leutenegger- La seconda difficoltà è data dalla location, siamo negli Emirati Arabi Uniti, un Paese nuovo, con culture differenti, popolazioni con cui noi non avevamo mai lavorato, quindi c’è anche una barriera di tipo culturale”. 

Bellezza in movimento

Negli ultimi tre anni e mezzo personale della Duplomatic ha dovuto garantire una presenza negli Emirati quasi su base costante. “La relazione è molto importante. Intrattenere rapporti è un lavoro aggiuntivo che va al di là del progetto vero e proprio -mi spiega Leutenegger- Il Paese si vuole posizionare al top, in qualunque cosa faccia, lo si capisce solo quando si viene qui. Al di là di qualunque difficoltà avuta sul progetto il risultato deve essere perfetto e vieni giudicato per quello”. Il meccanismo che aziona il movimento delle ali che coprono i pannelli solari non deve essere visibile. L’unica cosa che non è nascosta sono i cilindri che devono essere presenti perché spingono l’apertura e la chiusura delle ali. Estraendosi i cilindri aprono o chiudono le singole vele che sono vincolate su una cerniera che può ruotare. Un meccanismo ingegneristico che però ha dovuto rispondere anche a requisiti di tipo estetico. “Sì, requisiti estetici derivati dalle discussioni con la parte di ingegneria dello studio Calatrava -prosegue Leutenegger- Abbiamo costruito molto la nostra reputazione sulla parte tecnica, sull’essere un interlocutore affidabile dal punto di vista tecnico e ingegneristico. Oggi ci conoscono per questo, anche perché abbiamo dato un contributo a risolvere altre tematiche che ci investivano marginalmente”. Durante l’Expo Duplomatic ha dato supporto al Padiglione degli Emirati per le operazioni del giorno e per la manutenzione notturna, ma quali prospettive si aprono per il futuro nel Paese e nella zona più ampia del Golfo? “Adesso stiamo parlando di estendere il nostro contratto anche per il dopo Expo per la manutenzione -conclude Leutenegger- Se riusciamo a creare le pre-condizioni per avere una copertura dei nostri costi di struttura, che vuol dire portare a casa il contratto per la manutenzione, allora si può pensare di sviluppare questa parte di società perché diventi un hub per il nostro core business che è quello dei componenti oleodinamici, nell’area mediorientale”.