Le note di Nicola Piovani a Dubai

“La musica è pericolosa” del maestro Nicola Piovani arriva sul palco dell’Expo di Dubai. Un viaggio sul filo delle emozioni tra le tante collaborazioni illustri che il premio Oscar ha realizzato nel corso della sua carriera, da Fellini a De André, da Magni a Benigni. Brani famosi, riarrangiati per l’occasione, e anche alcuni inediti, cuciti assieme dal racconto del maestro che spiega il senso dei suoi percorsi e la genesi di alcune delle sue composizioni. In scena anche un quintetto di musicisti che alternando clarinetto, sassofono, fisarmonica, contrabbasso, percussioni, chitarra, violoncello, arricchisce la narrazione del pianoforte. Grande il potere evocativo delle immagini proiettate durante il concerto, tratte da alcuni film, spettacoli e lavori che artisti quali Luzzati e Manara hanno dedicato a Nicola Piovani.

Ho chiesto al maestro perché la musica sia pericolosa e lui mi ha risposto così: “La musica è pericolosa è una frase di Federico Fellini che si riferisce alla pericolosità gioiosa che c’è nella bellezza dell’incontro con la bellezza. La musica lo è in modo particolare, secondo lui, perché non avendo contenuti, non raccontando nulla, non avendo verbi, sostantivi, non può dire niente. Non parla di niente eppure, diceva lui, è capace di strangolarti di emozione. Perché questa cosa gli dava panico, questo piccolo panico è secondo me il sale dell’esistenza”.

Ed è proprio questo terremoto emotivo con cui siamo chiamati a confrontarci che scuote la nostra esistenza rendendola degna di essere vissuta: “Tutte le volte che dobbiamo affrontare un’emozione forte, che un po’ ci tira indietro, o ci tira avanti, siamo in un campo di quelli che vale la pena vivere, cioè affrontare le emozioni, anche quelle pericolose”. Al Dubai Millennium Amphitheatre la musica ha saputo parlare al pubblico, colpendo dritto al cuore, grazie alla forza delle emozioni che ha saputo evocare. Scopriamo di più su cosa il maestro Nicola Piovani pensi della bellezza, della bruttezza, della salvaguardia del pianeta, del pubblico di Dubai. 

Musica e arte possono salvare il pianeta? 

Chiedo al maestro Nicola Piovani se in qualche modo la musica e l’arte possano aiutare a sensibilizzare su temi di stringente attualità quali la salvaguardia dell’ambiente e i cambiamenti climatici.

“Questo è un dibattito tutto in corso perché ci sono diverse manifestazioni che portano come titolo o sottotitolo la bellezza salva il mondo, la bellezza può salvare il mondo, la bellezza potrà salvare il mondo. Io non lo so. Anzi, qualche dubbio ce l’ho -mi spiega Piovani- Però ho una certezza, che la bruttezza può distruggere il mondo. Quindi anche se non riusciamo a dedicarci totalmente alla bellezza se cominciamo a opporci alla bruttezza, alle devastazioni che si fanno nel pianeta e fra le devastazioni ci metto anche quelle che hanno un indotto climatico, un indotto di distruzione, siamo già sulla buona strada. Quindi il culto della bellezza si può già cominciare ad affrontare con la lotta contro la bruttezza”.  

Impressioni fugaci sulla città

Le impressioni su Dubai a poche ore dal suo arrivo, ancora sotto jet-lag e avendo visto a mala pena la zona del suo hotel mettono in evidenza una delle principali caratteristiche della città, una metropoli dei record, nella quale tutto appare realizzato su scala gigantesca. “Ho visto un po’ di sfuggita. I primi tratti un po’ assonnato in macchina -mi racconta sorridendo- All’inizio mi sembrava di stare all’EUR. Poi invece mi colpisce per ora la quantità di ciò che vedo. Non c’è il concetto del piccolo, del piccolo oggetto, della piccola piazza da godere. C’è una quantità, c’è una ipertrofia visiva, ma non sto parlando né dell’Expo, né di Dubai, ma solo del tragitto fra l’albergo e il luogo del nostro incontro al Padiglione Italia. Non so bene neanche che ora sia”. 

Dubai e il suo pubblico 

Nicola Piovani non nasconde di provare molta curiosità per il pubblico multiculturale di Dubai. “Una delle note più fascinose del lavoro che faccio, soprattutto da quando ho intensificato la mia attività sulla musica dal vivo è andare a suonare direttamente sul pubblico”. Ma il pubblico non è lo stesso in ogni parte del mondo e un artista deve confrontarsi con atteggiamenti e reazioni che cambiano a seconda della latitudine: “Noi diciamo il pubblico, singolare, ma ci sono i pubblici, che non sono uguali. Se suono a Milano, o a Parigi, o come ultimamente a Casablanca, Tehran, o Castellammare di Stabia i pubblici sono differenti, ma è molto affascinante vedere che ci sono alcuni passaggi, alcuni punti che sono identici, da Londra a Dubai, da Frosinone a Stoccolma. Ci sono alcuni appuntamenti della musica che si somigliano in tutto il mondo”. La musica parla un linguaggio universale e al di là del suo potere unificante vi sono variabili, tutte emotive che intervengono e rendono unico ogni concerto. “Poi c’è una parte, invece, che è molto differente -mi racconta Piovani- Quindi mi emoziona sì, come lei mi ha chiesto, mi emoziona ma soprattutto mi incuriosisce capire cosa accade di queste musiche quando vanno su un pubblico molto differente da quello per il quale ad esempio abbiamo suonato l’altro ieri sera”. Ancora due repliche assieme al quintetto di musicisti composto da Marina Cesari, Sergio Colicchio, Pasquale Filastò, Ivan Gambini, Marco Loddo.