Dubai e le note di Einaudi

Indimenticabile concerto di Ludovico Einaudi alla Dubai Opera. Due le serate, entrambe sold out. La musica del grande compositore torinese e i grattacieli di Dubai. Un connubio dal sapore inusuale e al tempo stesso magico. Le note cariche di emozioni, che sembrano seguire il flusso libero del pensiero, quasi in uno scorrere meditativo, e la metropoli avveniristica e multietnica, che ha ormai scippato lo scettro a New York, il luogo in cui il futuro si fa presente, in cui la vita corre frenetica a ritmo accelerato. Eppure in questa unione di estremi quasi antitetici c’è il tocco d’immenso di cui è capace il genio creativo di uno dei più coinvolgenti compositori contemporanei.

Tutto basato sull’ultimo progetto musicale di Ludovico Einaudi, “Seven Days Walking”, il concerto è caratterizzato da una cifra espressionistica, accentuata anche dalle immagini proiettate sullo schermo.

Frammenti fotografici e video, rielaborati e post-prodotti, che sono il frutto di quei momenti trascorsi dall’artista a contatto con la natura, nel corso della fase di scrittura delle sette parti di cui si compone “Seven Days Walking”. Attraverso un’intervista esclusiva scopriamo di più della musica e delle passioni di Ludovico Einaudi

Einaudi, la sua musica, Dubai

Mila

Dubai è una città estrema, con questa idea di estremizzazione che abbraccia tutto, dal fattore climatico a quello comportamentale. La storia stessa dell’emirato è una sfida alla natura, alle condizioni avverse, con la costruzione di una metropoli modernissima nel mezzo del deserto. Che impressione le ha fatto Dubai?

L.E.

Dal punto di vista climatico adesso non è un momento così difficile, anzi direi che arrivando dall’Europa è un momento molto piacevole per viverla. Quindi da questo punto di vista va tutto bene. Questa è la seconda volta che vengo a Dubai e tutte le volte mi pongo sempre alcune domande, sul perché l’uomo si spinga a queste sfide, perché si spinga così in alto con i grattacieli. Anche dal punto di vista etico sono un po’ perplesso, sul consumo che c’è in questo posto, perché poi immagino con il caldo anche il consumo di energia che ci vuole per tenere tutto in equilibrio. E la domanda che a volte mi pongo è chissà come sarà questo luogo tra cent’anni? Chissà se le condizioni del mondo renderanno ancora possibile questa opulenza. Poi è davvero molto piacevole starci, soprattutto in una giornata come questa, con un clima così mite ed estremamente piacevole. Tutto è molto comodo, però mi resta un fondo di perplessità, un punto interrogativo che non riesco a risolvere del tutto.

La natura, una delle sue grandi passioni

Mila

Parlando di natura. Qual è il suo rapporto con la natura? E quanto la natura entra nella sua musica?

L.E.

Il mio rapporto con la natura è, come per tutti penso, parte della nostra esistenza. Mi ha sempre colpito vedere come nel corso della mia vita quanto l’uomo abbia fatto di tutto per peggiorare la natura, cercando di seguire altre cose, come ad esempio gli interessi economici, che hanno sempre prevalso. Per cosa poi? Perché quella è una ricchezza che una volta guastata non torna più indietro. Il paradiso che c’era in molti luoghi del mondo è stato distrutto.

La musica e la fase compositiva

Mila

Parlando della musica. Lei ha una formazione classica però la sua musica ha anche contaminazioni. Qual è il suo rapporto con la musica che è ovviamente la sua vita. Qual è il suo rapporto con il passato e con il presente, perché la nostra contemporaneità è così strana, è una cultura mordi e fuggi, una vita che corre super veloce.

L.E.

Stranamente, anche se utilizzo la tecnologia per il mio lavoro, però sto abbastanza lontano da tutta quella superficialità della comunicazione che mi sembra un po’ inutile, talmente superficiale che si cancella immediatamente. Con il mio lavoro cerco di andare in un’altra direzione, ho sempre cercato una dimensione più legata all’approfondimento, alla riflessione, alla lentezza. Curiosamente, mi rendo conto che in giro per il mondo c’è tanta gente che segue quello che faccio. Forse perché c’è bisogno anche di quella dimensione, altrimenti tutto scorre via e non resta più niente.

Musica, emozioni, amore per l’ambiente

Mila

Cosa deve aspettarsi il pubblico dal concerto di questa sera?

L.E.

Il concerto è incentrato sul mio ultimo lavoro che si chiama “Seven Days Walking” che è una specie di riflessione, di meditazione. Ha a che fare molto con il pensiero, con i movimenti del pensiero, con il linguaggio del pensiero, perché il nostro pensiero è sempre così mobile. Mi affascinava l’idea di creare un linguaggio musicale che fosse libero come il pensiero, in qualche modo instabile come il pensiero, che non segue sempre un movimento ma che ogni tanto si sgancia, si allontana da un pensiero principale, si innesta su un secondo pensiero, poi ritorna. È come se fosse un lungo respiro, una lunga meditazione su un pensiero che è legato a tutte le cose a cui tengo. Credo che la musica possa raccontare una visione del mondo che per me è fatta di semplicità, purezza. È un mondo semplice, puro, è un mondo legato ai sentimenti, alla pulizia, all’ecologia. Tutte queste cose chiaramente nella musica sono molto più libere, sono molto più sfumate, le racconto così però in realtà si esprimono da sole in un modo più leggero.

Mila

Quindi un flusso di emozioni…

L.E.

Sì, è come una camminata dentro questo mondo che io descrivo così, ma questa musica l’ho scritta mentre facevo delle grandi passeggiate tra le montagne, nelle Alpi. Mi ricordo durante queste nevicate, in queste tormente di neve, in cui mi sentivo quasi annullato dentro, cancellato, ma in modo positivo. Perché della natura è proprio bello che ti puoi completamente annullare dentro, non esserci più, e sentirti parte.

Mila

Una musica che in qualche modo può aiutare a ritrovare un legame con la natura? Quell’essere parte della natura, una dimensione che poi invece nel nostro mondo contemporaneo, in città, in metropoli tentacolari come la Dubai che ci ospita adesso si perde.

L.E.

Sì, sicuramente. In un posto come questo, in effetti, a meno che non si guardi il cielo e la luce del sole, o il colore del mare, si fa un po’ fatica a ritrovare l’essenza della vita.

Mila

C’è quindi un pensiero ecologista, un pensiero per l’ambiente nella sua musica, nelle sue meditazioni?

L.E.

Sì, sicuramente c’è, infatti mi sono sempre schierato in tal senso, da anni, dove era possibile farlo. Nel 2016 sono anche andato a fare una missione con Greenpeace nell’Artico. Quello era un progetto per cercare di salvaguardare una zona molto a rischio.

Mila

Tra l’altro una zona vulnerabile ai cambiamenti climatici e in cui ci si contende il possesso per lo sfruttamento delle risorse naturali, nell’Artico e nell’Antartico.

L.E.

Sì, alla fine i problemi sono sempre quelli.

Il pubblico di Dubai

Mila

Quello di stasera è il suo secondo concerto qui a Dubai? Com’è stato il suo contatto con il pubblico nella sua prima esibizione?

L.E.

È stato molto bello, ieri è stata una serata molto entusiasmante dal punto di vista dell’accoglienza e della reazione. Sono rimasto molto contento.

La continua ricerca di una fiamma creativa

Mila

Lei ha anche scritto musica per le colonne sonore di film, che cosa l’appassiona di più nella fase compositiva?

L.E.

Ho bisogno sempre di trovare qualcosa che mi riaccenda, perché la cosa più difficile per me è di evitare di ripetere, di ripetermi, perché faccio presto ad annoiarmi di me stesso. Sono molto autocritico nei confronti di quello che faccio e quindi ho bisogno ogni volta di trovare una fiamma nuova, di cui innamorarmi. Anche perché tutti i progetti richiedono tanto tempo, per cui ho bisogno di essere acceso e ritrovare una sostanza che mi tiene acceso per tanto tempo. Per questo mi piace variare. Ogni tanto faccio delle collaborazioni con il cinema. Questo progetto “Seven Days Walking” era comunque una cosa diversa perché era in sette parti, ed è stato anche interessante concettualmente da realizzare. Ho scritto un’opera l’anno scorso che è stata rappresentata in Italia a Palermo e che verrà ripresa a marzo al San Carlo di Napoli. Sono impegnato ancora con il tour fino all’estate. Nel frattempo sto pensando a cosa fare dopo. Ho una passione per la fotografia, che coniuga il fatto che sono sempre in giro. Mi piace camminare per conto mio e scattare fotografie. È come una specie di diario, per ricordarmi le cose che vivo in questi anni.

Ludovico Einaudi e la fotografia

Mila

Sta pensando di abbinare alle foto brani musicali?

L.E.

Sì, anche se ancora non so esattamente. In qualche modo è un lavoro che già stiamo facendo. La componente visiva che c’è in questo ultimo progetto musicale in parte è derivata da materiale o fotografico, o video che ho realizzato e che è stato integrato con il lavoro dell’i-designer nel progetto. Quello è sempre un lavoro che va e viene dentro e che alimenta anche la parte musicale. Perché le fotografie le ho sempre fatte per tutta la mia vita, è una passione.

Ludovico Einaudi e Vienna

Mila

Lei ha anche suonato a Vienna nel 2016. A quel famoso concerto a suo tempo non sono riuscita ad essere presente. Qual è stato il suo rapporto con Vienna e con la Wiener Musikverein. In quell’anno il mio blog su Tgcom24 si chiamava ancora Lettere da Vienna, oggi è diventato Vienna-Dubai A/R, ecco perché le faccio questa domanda.

L.E.

Quel teatro è incredibile, non c’ero mai stato. Mi ricordo ancora il suono di quel posto, perché era meraviglioso. È una delle sale più belle del mondo sia dal punto di vista dell’acustica, sia della bellezza estetica. Però la bellezza estetica è supportata proprio da una funzionalità della sala per il suono. C’è quel palco di legno antico, tutto rovinato, che senti cha ha cavalcato così tanti concerti, così tanti strumenti ci sono passati sopra per renderlo così, e l’hanno fatto suonare. Quindi è proprio una meraviglia.

Mila

Sotto il profilo acustico come le sembra la Dubai Opera House?

L.E.

Questo teatro di Dubai è molto bello. Durante il primo concerto abbiamo tutti apprezzato sia io, sia gli altri musicisti la qualità del suono. Anche sul palco, era molto bella. Devo dire che questo concerto è amplificato, però in qualche modo si basa molto anche sulla risonanza acustica degli strumenti, quindi quello è un aspetto al quale sto sempre attento e a cui tengo molto.

Mila

Quindi c’era un suono rotondo? Ha risposto bene anche la struttura?

L.E.

Sì, assolutamente.

 

Dubai, la musica, la sostenibilità

Mila

Ho agganciato questioni legate alla salvaguardia dell’ambiente alla musica, perché so che sono entrambe due sue grandi passioni, e mi piaceva legarle anche al luogo che in questi giorni sta ospitando le sue note. In questa fase Dubai sta lavorando anche molto per diversificare la propria economia, staccandosi gradualmente dagli idrocarburi, e sta cercando sempre più di porsi come centro all’avanguardia anche sul fronte della sostenibilità.

L.E.

Non si direbbe (e ride). Sono venuto a suonare a Dubai due anni fa e allora l’Opera House era libera. Adesso è quasi soffocata dai grattacieli. Devo ancora capire se quello che lei mi dice è vero. Quindi diamo una chance a Dubai e vedremo. Ci diamo appuntamento alla prossima intervista, tra qualche anno, per vedere come si sarà evoluta la situazione.