Expo 2020, anteprima padiglioni

L’Expo 2020 di Dubai offrirà una vetrina straordinaria per presentarsi al mondo. Stupire è la parola d’ordine. Così la gara tra Paesi, quanto a spettacolarità delle strutture e sviluppo delle tematiche, è già iniziata. Tutti puntano a suscitare emozioni, a generare stupore nei visitatori, creando atmosfere di grande effetto.

Un padiglione accattivante può diventare un ottimo biglietto da visita e aprire le porte ad occasioni uniche, sia sotto il profilo turistico, sia come opportunità di business.

A mano a mano alcuni Paesi svelano dettagli sui progetti dei loro padiglioni. Vediamo insieme quali Paesi hanno cominciato a rivelare i loro segreti sui progetti dei padiglioni e sulla declinazione delle tematiche

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L’Austria e i suoi tronchi di cono 

Tra i primi Paesi a fare anticipazioni c’è l’Austria che ha già annunciato di voler destinare all’Expo 2020 un budget totale di 16,48 milioni di euro, dei quali 5,48 dedicati al costo del padiglione. La particolarità del progetto austriaco sta nel materiale utilizzato per la sua realizzazione, un impasto argilloso ottenuto mescolando sabbia, fango e creta. Materiale antico come lo è del resto la tecnica costruttiva, ecosostenibile. Un’intercapedine riempita di sabbia e un tetto alto 15 metri con un effetto cappa, garantiranno una climatizzazione naturale agli ambienti, riducendo la temperatura di 10 gradi centigradi, senza dover far uso di aria condizionata, con un grande risparmio di energia elettrica. L’idea dello studio viennese Querkraft Architekten è quella di creare un’oasi nel deserto, un luogo ospitale dove trovare rifugio e sensazione di benessere. 67 tonchi di cono di diversa altezza, di legno e argilla, rappresenteranno una sintesi architettonica tra estetica austriaca e mediorientale. I tronchi di cono arriveranno a Dubai direttamente dall’Austria, come moduli già pronti. 

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La Repubblica Ceca e i dottorandi 

A realizzare il padiglione della Repubblica Ceca sarà un team di giovani dottorandi in architettura. Una struttura sostenibile che si servirà di un sistema tecnologico avanzato per produrre acqua dall’aria sfruttando l’energia solare e coltivando nel terreno desertico piante sotto-superficiali. 

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La Germania e il suo Campus

Il padiglione della Germania sarà denominato “Campus Germany”. A firmare il progetto l’agenzia  Facts and Fiction di Colonia e lo studio di architettura Lava di Berlino. Sarà composto da moduli separati che convergono in un ampio atrio che ospita un palcoscenico e un ristorante. Sarà uno spazio per la conoscenza dove ogni visitatore vivrà un’esperienza personalizzata grazie a IAMU, un assistente intelligente la cui tecnologia sarà rivelata per la prima volta ad Expo 2020

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Il “nastro di Moebius” lussemburghese 

Si ispira al “nastro di Moebius” il padiglione del Lussemburgo, progettato dallo studio Metaform. Il concetto di economia circolare viene sviluppato architettonicamente associandolo a quello dell’idea di infinito. La struttura sarà una superficie attorcigliata a spirale, appunto come un nastro, che permetterà di passare dalla parte inferiore a quella superiore attraverso un solo lato e un solo bordo, una forma che simboleggerà l’assenza di principio e di fine. 

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La Nuova Zelanda e la cultura dei Maori

Il padiglione della Nuova Zelanda, disegnato dallo studio Jasmax di Auckland, riprende e rielabora l’idea dei “waka taonga”, contenitori scolpiti realizzati dagli indigeni Maori, che servivano a proteggere oggetti di valore elevato, regalati per rinsaldare relazioni e crearne di nuove, un tema fortemente legato a quello dell’Expo 2020, “Connecting Minds. Creating the Future”

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Il Regno Unito e il suo tributo a Hawking

Interamente ispirato ad uno dei progetti del fisico e cosmologo Stephen Hawking, il padiglione del Regno Unito fonde al suo interno poesia, geometria, effetti visivi. A disegnarlo l’artista inglese Es Devlin OBE che si avvarrà anche della collaborazione dello studio ingegneristico Atelier One e della società Atelier Ten, specializzata in sostenibilità. Nel 2015 Hawking aveva invitato il pubblico mondiale a lavorare su un messaggio a nome del pianeta nel caso di un incontro con altre civiltà avanzate nello spazio. Ad Expo 2020 ogni visitatore donerà una parola che, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, comporrà un poema corale, ottenuto grazie al contributo collettivo. La struttura che rappresenterà la Gran Bretagna sarà caratterizzata da piccoli schermi a LED e da pannelli solari che creeranno un labirinto d’ombra. 

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La Svizzera e le tende dei Beduini

Le tende dei Beduini e le strutture temporanee da loro adoperate saranno alla base della costruzione del padiglione della Svizzera, che dovrebbe costare circa 13 milioni di euro. Si chiamerà “Belles Vueues” e per la sua progettazione si avvarrà anche dell’apporto creativo dello scenografo svizzero Iwan Funk. Giocheranno un ruolo decisivo anche elementi interattivi e immagini, utilizzati per veicolare l’idea del futuro. Sarà una costruzione sostenibile, composta da suggestive impalcature tessili. Il padiglione ospiterà anche molte mostre temporanee che serviranno ad accendere i riflettori sulla Svizzera e sul settore dell’innovazione.

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La Polonia e le migrazioni 

Incentrato sul tema della mobilità il padiglione della Polonia sarà ispirato alle migrazioni degli uccelli. 2.000 metri quadrati di strutture lignee, simili ai container per la spedizione merci, circondate da aste di acciaio che sosterranno migliaia di uccelli di carta che, ammirati da una certa distanza, renderanno sfumati i contorni della costruzione. Sebbene sia un Paese che ha sempre manifestato posizioni di netta chiusura in fatto di immigrazione, ciò che incredibilmente ha affascinato le autorità polacche è l’idea delle migrazioni. Anche perché la metà, se non addirittura tre quarti, delle specie di uccelli che vivono nel mondo arabo nascono e fanno i propri nidi in Polonia e su base stagionale emigrano.

Non è stato ancora confermato il budget, ma sembra che il costo del padiglione si aggirerà attorno ai 9 milioni di euro. La struttura sarà costruita in Polonia e poi trasportata fino a Dubai. L’intenzione è riuscire a far conoscere il “Made in Poland”, soprattutto il settore nel quale il Paese è più forte, ovvero quello della produzione di mobili e al tempo stesso promuovere case prefabbricate, sempre “Made in Poland”, che potrebbe diventare una voce importante dell’export polacco. Mostre temporanee integreranno quelle permanenti, realizzate in collaborazione con l’Istituto Adam Mickiewicz, con l’obiettivo di promuovere la cultura e la lingua polacca.