Lo humor di Stefano Benni in scena a Vienna. A portare nella capitale austriaca la divertente commedia “Pinocchia” ci ha pensato la compagnia italiana Kompasso. Il testo rappresentato al Theater Brett è uno dei primi lavori teatrali scritti da Benni, verso la fine degli anni ’90. La storia di Pinocchio di Carlo Collodi viene completamente rivisitata, tanto che, come il titolo stesso suggerisce, la figura protagonista è al femminile. Sparisce il burattino di legno costruito da Geppetto e irrompe una Pinocchia che è una sorta di bambola oggetto sessuale, che deve alleviare la solitudine di un Geppetto, vecchio e solo.
“È molto interessante perché contiene molti spunti che se riletti a posteriori hanno poi dato i loro frutti nel nostro modo di vivere contemporaneo. Il modo in cui ad esempio usiamo i social media” mi racconta Roberto Sacco, regista della pièce teatrale andata in scena qualche giorno fa, con grande successo di pubblico. Temi estremamente contemporanei, seppure la commedia sia stata scritta agli albori di internet. “Benni riprende la favola di Pinocchio ma a modo suo, con molto del suo humor, scardinando tutti i punti fermi della storia, ribaltandoli completamente -mi spiega Roberto- Tutto si snoda partendo da una certa ambiguità, legata al fatto che non è chiaro se Geppetto voglia solo un oggetto sessuale, o se invece desideri dare sfogo al suo istinto di paternità”.
Stefano Benni mette a nudo i nostri difetti, le nostre contraddizioni e delinea i tratti schizofrenici della società contemporanea che, nella rilettura della compagnia Kompasso, è dominata da tv e social media. Una commedia che fa riflettere il pubblico, tra mille risate. Lo stravolgimento della favola di Collodi investe anche personaggi accessori come la Fata Turchina, il Gatto e la Volpe, e Benni fa persino sparire alcuni personaggi come Lucignolo e Mangiafuoco. Scopriamo di più sulla commedia e sulla compagnia di attori che l’ha portata in teatro a Vienna.
Bambole e sesso, come a Torino
Il rapporto tra Geppetto e Pinocchia è quanto mai attuale, come mi fa notare Andrea Tramontano, che ha interpretato il ruolo del falegname: “Se pensiamo che poche settimane fa è stata aperta una casa di appuntamenti a Torino con bambole al silicone e c’era anche una bambola maschio, possiamo davvero dire che Stefano Benni sia stato un antesignano”.
Complesso il ruolo di Geppetto, una difficile prova d’attore per Andrea Tramontano. “Geppetto è un personaggio ricchissimo di sfaccettature. È stata una sfida per me, perché è stato come vivere una decina di vite” mi dice Andrea. “Il tratto schizofrenico mi è un po’ venuto in maniera naturale -racconta Andrea mentre scoppia in una fragorosa risata- Mi sono dovuto calare in un personaggio complesso e pieno di contraddizioni. È un uomo caratterizzato da una certa ingenuità, ha investito tutti i suoi risparmi nella finanziaria Gatto-Volpe, vorrebbe avere un rapporto sessuale con Pinocchia, però poi non riesce ad andare fino in fondo”.
Se Pinocchia nasce come sex doll, ma da compagna pian piano si trasforma anche in figlia, ad essere scandagliato non è solo il rapporto uomo-donna, ma quello di amicizia e anche il modo in cui ci si relaziona con il mondo che ci circonda. Temi universali, quelli analizzati da Stefano Benni in Pinocchia, nei quali chiunque, anche un pubblico eterogeneo composto non solo da italiani ma anche da austriaci può rispecchiarsi. Per questa commedia Andrea Tramontano e Roberto Sacco hanno anche scritto alcuni brani musicali.
Una società schizofrenica
Parlando con il regista, Roberto Sacco, emerge la forte contemporaneità dei tempi trattati da Stefano Benni in Pinocchia. “Ciò che mi ha colpito è che tutto questo venga preso come pretesto per raccontare noi, la nostra società -mi dice Roberto- Questa schizofrenia che è parte del personaggio di Geppetto, ma che in realtà è insita un po’ in ognuno di noi”. Geppetto, infatti, è molto volubile, cambia umore e atteggiamento di continuo, non è ben chiaro cosa voglia.
“Nella realtà descritta da Benni domina la tv, soprattutto la cosiddetta tv del dolore, ma se alla fine degli anni ’90 lo spettatore era ancora tale, con internet tutto si è trasformato e nel corso di una ventina d’anni lo spettatore è a mano a mano diventato parte interattiva dello spettacolo, può decidere chi venga eliminato, può votare, distruggere con i suoi commenti” puntualizza Roberto Sacco.
Con questa commedia Stefano Benni non mette in scena solo il rapporto di coppia, ma attraverso i comprimari denuncia questa schizofrenia di fondo della nostra società contemporanea che è indotta anche dalla televisione e dai media in generale. Questa almeno è la lettura che ne ha voluto dare il regista Roberto Sacco.
“Tutta la storia viene rivisitata e quindi anche gli altri personaggi subiscono trasformazioni -sottolinea Roberto- La Fata Turchina non è dolce e buona, insomma non è affatto somigliante alla versione che ne fece a suo tempo Gina Lollobrigida”. Il testo adottato dalla compagnia Kompasso è fedele a quello di Benni, anche se a tratti hanno puntato a far emergere alcuni elementi nascosti tra le righe.
Ricercatori e scienziati, attori per passione
La particolarità della compagnia Kompasso è quella di essere composta da giovani ricercatori italiani. Molti di loro lavorano nel campo della biologia, come nel caso di Roberto Sacco, arrivato dieci anni fa a Vienna da Roma per un post-dottorato.
Altri sono impegnati nella biotecnologia e nella ricerca applicata, come Andrea Tramontano, arrivato sempre dieci anni fa nella capitale austriaca per completare un dottorato iniziato in Germania. Altri sono medici, come Simona Saluzzo, l’attrice che ha impersonato Pinocchia, oppure ricercatori del CeMM , il Centro di Ricerca per la Medicina Molecolare di Vienna, come Stefania Scorzoni, impegnata nel ruolo della Volpe.
“Abbiamo mosso i primi passi con il laboratorio teatrale di Monica Giovinazzi -dice Roberto Sacco- Tutto è iniziato in modo casuale, io ad esempio non avevo mai fatto teatro. Eppure si è rivelata un’esperienza bellissima. Una volta acquisita maggiore confidenza abbiamo formato una prima compagnia, con una formazione diversa dall’attuale. Poi abbiamo dato vita alla compagnia Kompasso”. Monica Giovinazzi è una performer a tutto tondo, attrice, regista, scenografa, che conduce da oltre dieci anni l’Associazione RoteHaare Alberi KulturBau a Vienna e l’Associazione Raabeteatro a Roma. Un’attività culturale e artistica, quella di Monica Giovinazzi, che mescolando recitazione, regia, allestimento degli spettacoli e delle scenografie anche utilizzando recycling, ha fatto scoprire in Austria autori e poeti italiani, contribuendo a far avvicinare tanti giovani, italiani e viennesi, al mondo del teatro. Roberto Sacco e Andrea Tramontano devono proprio a Monica Giovinazzi la scoperta di una passione che continuano a coltivare con amore e dedizione. “Cerchiamo di portare in scena commedie italiane di autori contemporanei. Due anni fa abbiamo portato in scena Sottobanco di Domenico Starnone, poi alcuni mesi fa la commedia Parenti serpenti di Carmine Amoroso” sottolinea Roberto. L’idea è quella di proporre autori contemporanei, importanti per la lingua italiana, per farli scoprire anche al pubblico viennese.