30.000 contro il governo

30.000 persone sono scese in piazza contro il governo turchese-blu. Una manifestazione così imponente a Vienna non si vedeva da anni e si è svolta senza disordini e senza incidenti. Ci si attendeva la partecipazione di 10.000 dimostranti. Al di là di ogni previsione, invece, ne sono arrivati oltre 30.000 secondo la polizia, 70.000 per gli organizzatori. Una mobilitazione antigovernativa che ha visto la partecipazione di tantissimi giovani, e che non è stata fermata neppure dalla pioggia e dal freddo. Bersaglio dei dimostranti soprattutto l’FPÖ, in particolare il Ministro dell’Interno Herbert Kickl, che del Partito della Libertà è un esponente di spicco, il cui nome campeggiava su striscioni e cartelli. Molto del risentimento dei manifestanti è la reazione alle dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell’Interno nei giorni scorsi. Kickl ha manifestato l’intenzione di voler concentrare i richiedenti asilo tutti in un unico luogo. Dichiarazioni che hanno acceso la piazza e hanno scatenato vibrate proteste, con una forte eco tra coloro che hanno preso parte alla dimostrazione di sabato.

foto Ursula Berner

In tanti hanno sfilato mostrando cartelli con la richiesta di dimissioni del Ministro dell’Interno: Ich sag’ Kickl – Ihr sagt Rücktritt (Io dico Kickl – Tu dici dimissioni). Tante le sigle che si sono date appuntamento per le strade di Vienna e che hanno gremito Heldenplatz, come non accadeva ormai da tanto tempo: da KZ-Verband (l’Associazione degli Antifascisti austriaci), alla Jüdische HochschülerschaftJÖH (all’Unione degli Studenti Ebrei austriaci), oltre ai giovani Verdi e ai movimenti di sinistra. La paura che la storia si ripeta si respirava nell’aria sabato. Su alcuni cartelli branditi dalla folla c’è persino chi ha azzardato un parallelo tra coloro che applaudirono l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista nel 1938, e coloro che oggi tollerano il governo che vede alleati Kurz e Strache, ovvero ÖVP e FPÖ. Tutto si svolse a Heldenplatz, proprio la stessa piazza che sabato traboccava di decine di migliaia di persone. Una folla variegata e pacifica, che ha detto a chiare lettere no al fascismo e alle ideologie populiste di estrema destra. Non sono mancati anche svariati giochi di parole legati al Cancelliere Kurz. Vediamo alcuni degli striscioni con le frasi e le immagini più colorite e scopriamo quali siano le ragioni di chi è sceso in strada per protestare

foto Ursula Berner

Kebab, pancetta tirolese e nazisti

Tra i tanti striscioni si distingue per efficacia quello con i volti di Sebastian Kurz e Heinz-Christian Strache in bianco e nero, inseriti in un segnale stradale di divieto di colore rosso. Ma non è certo questo l’unico modo in cui si esprima il dissenso della folla di manifestanti. Non mancano scritte lapidarie come: Nein zu schwraz-blau (No ai nero-blu) in cui si allude ai colori dei due partiti che compongono il governo di coalizione: ÖVP, i neri, e FPÖ, i blu.

foto Ursula Berner

Un vero intento programmatico sta dietro al gruppo che si definisce Omas gegen rechts (Nonne contro la destra). Non mancano cartelli scritti in inglese con frasi ad effetto: We Kickl your ass, dove il doppio senso si gioca tutto nella sostituzione del verbo to kick con il cognome del tanto contestato Ministro Herbert Kickl. Oppure, sempre in inglese: All you fascists bound to lose (Tutti voi fascisti siete destinati a perdere).

L’epiteto nazisti viene utilizzato piuttosto esplicitamente, non solo con allusioni, come nello striscione che mette sullo stesso piano chi applaudiva l’Anschluss nel ’38 e chi oggi tollera questo governo di coalizione tra Popolari e Partito della Libertà. Si passa da quelli ironici: Nazis essen heimlich döner (I nazisti mangiano segretamente doner kebab), o Tiroler Speck statt Nazidreck (Pancetta tirolese al posto dello sporco nazista), fino a quelli più duri: Lasst Nazis nicht regieren (Non lasciare che i nazisti governino).

foto Ursula Berner

Perché manifestare?

Malgrado ad oggi il governo di coalizione tra ÖVP e FPÖ non sia andato oltre le semplici dichiarazioni d’intenti, senza aver compiuto un solo atto concreto se non aver stilato un programma che su molti punti appare volutamente vago, ho chiesto a Ursula Berner, Consigliere di Distretto dei Grünen e Presidente della Commissione Cultura del Distretto di Neubau, perché abbia deciso di andare a protestare in piazza, aderendo alla manifestazione di sabato. “Siamo preoccupati, ci rendiamo conto che il sistema democratico austriaco è in pericolo. Herbert Kickl è stato l’ideologo dell’FPÖ e sembra che malgrado ricopra un nuovo ruolo egli voglia comportarsi come faceva prima. Ora, da Ministro federale, ha la responsabilità di rappresentare tutti gli austriaci” mi racconta allarmata Ursula Berner. A suo dire, invece, le dichiarazioni del Ministro Kickl sui richiedenti asilo “seminano odio contro i rifugiati”, mentre alcune sue decisioni vengono lette come vere e proprie provocazioni, come la scelta di Alexander Höferl come capo della comunicazione di gabinetto, colui che prima “era il direttore del sito di estrema destra unzensuriert, che diffonde fake news”. Ciò che più di tutto crea allarme per la Berner è che i provvedimenti annunciati dal governo porteranno tagli drastici ai danni dei più poveri, delle classi sociali più deboli. “Vogliono ridurre il sussidio di disoccupazione, vogliono imporre tagli all’assistenza di emergenza, vogliono modulare gli aiuti all’infanzia sulla base delle tasse pagate -dice Ursula Berner– determinando l’esclusione di chi ha redditi più bassi dagli aiuti sociali”.

foto Ursula Berner

Cosa spaventa di più del nuovo esecutivo?

Faccio notare a Ursula Berner che l’Austria è una solida democrazia, con pesi e contrappesi, e che entro il sistema democratico si dovrà muovere anche il nuovo esecutivo. La Berner, però, mi risponde che a suo giudizio il sistema democratico austriaco viene giorno dopo giorno minato alle sue fondamenta. “È stato istituito un portavoce del governo, così i giornalisti non potranno più fare domande direttamente al Cancelliere, o ai Ministri. Inoltre sono state annunciate riforme sostanziali all’emittente radio-televisiva pubblica -rilancia Ursula Berner- Fanno parte del governo molti Burchenschafter (personaggi legati agli ambienti di estrema destra e alle confraternite libertarie), ci sono componenti dell’esecutivo che negano l’olocausto, altri che sono stati condannati per Wiederbetätigung (rinnovata attività legata al partito Nazional Socialista, il corrispettivo della ricostituzione del partito fascista in Italia), lo stesso Sebastian Kurz ha ottimi rapporti con i Paesi di Visegrad”.

foto Ursula Berner

Debiti, scandali e paradossi

Inoltre per la Berner è preoccupante che il Cancelliere accentri su di sé funzioni che spetterebbero ai ministri, adombrando un atteggiamento nell’esercizio del potere che contravverrebbe, a suo giudizio, quanto previsto dalla Costituzione austriaca, che invece fornisce ai ministri budget e potere decisionale autonomo, non subordinato neppure alla Cancelleria. Il ricordo dei debiti lasciati dalla coalizione ÖVP-FPÖ nel 2000 sono vivi nella memoria degli austriaci, soprattutto in quella dei viennesi, in modo particolare il disastroso fallimento della banca Hypo Alpe-Adria, che ha quasi provocato il default della Carinzia, un affaire eredità di quel governo di coalizione. Oggi domina i media austriaci lo scandalo BUWOG, che vede alla sbarra Karl-Heinz Grasser, Ministro delle Finanze nel 2000 nel governo Schüssel. “Viviamo il paradosso per cui Grasser e i suoi ex colleghi sono chiamati a difendersi in tribunale -conclude Ursula Berner– mentre i loro amici ed ex membri di partito sono al governo”.

foto Ursula Berner