La vittoria di Sebastian Kurz alle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento in Austria sembra essere sicura. Sempre che i sondaggi che lo danno al 33% siano attendibili. Ma sarà davvero così? Negli ultimi tempi le società di ricerca non hanno elaborato dati che rispecchiassero il reale orientamento dell’elettorato. Vista la presenza di tre grandi partiti e la sensibile crescita dell’FPÖ, registrata negli ultimi due anni, difficilmente vi sarà una forza politica che riuscirà ad avere un’ampia maggioranza, tale da poter governare da sola. Lo scenario del post elezioni è quindi molto fluido e le combinazioni di colori contengono più variabili del previsto. In un primo tempo sembrava certa la coalizione nero-blu, tra Partito Popolare e Partito della Libertà. Alla Cancelleria il 31enne Kurz, a capo del nuovo ÖVP, trasformato in una sorta di movimento costruito attorno al suo giovane e ambizioso leader, e al suo fianco Heinz-Christian Strache, come Vice-Cancelliere. Un’ipotesi che vedrebbe i Socialdemocratici all’opposizione, in un ruolo che consentirebbe loro di riguadagnare la fiducia di un elettorato demotivato. Eppure dopo i recenti duelli televisivi sono molti i dettagli non trascurabili emersi che potrebbero sparigliare le carte.
Da un lato c’è Strache sorpassato a destra dal rampante Wunderwuzzi. Dall’altro c’è il Partito Socialdemocratico che sarebbe in crescita, malgrado l’affaire Silberstein, tanto da poter riservare sorprese. Sebastian Kurz ha cavalcato, facendoli propri tutti i temi dell’ultradestra, inserendoli però all’interno di quell’involucro rassicurante che è l’ÖVP, che seppur svuotato del vecchio, resta un porto sicuro per quegli austriaci che sarebbero tentati di votare per Strache, ma che in fondo ne hanno anche paura. Kurz ha parlato alla pancia del Paese, fin da quando era solo Ministro degli Esteri, come se già fosse in una perenne campagna elettorale.
Così facendo, a poco a poco, ha cannibalizzato l’elettorato dell’ultradestra, dando linfa vitale ad un partito, quello dei Popolari, che era da anni agonizzante. Un sorpasso a destra talmente devastante che negli ultimi giorni l’FPÖ ha messo in circolazione uno spot molto efficace con un giovane che va da un tatuatore per avere sulla schiena il volto del leader Sebastian Kurz. Il tatuatore, sornione, gli fa un tatuaggio con i volti di tutti i leader del’ÖVP, compreso Kurz, perché se anche si subisce il fascino del leader 31enne e anche se l’involucro apparentemente è cambiato, non ci si deve far abbindolare, non ci si deve dimenticare che si vota per il solito ÖVP. A dirlo è uno Strache nella sua forma migliore. Uno spot girato molto bene e perfettamente costruito, sebbene usi un umorismo tipicamente austriaco. Potrà un tatuaggio cambiare le sorti delle elezioni? Vediamo lo spot e quali e quante sono le possibili alleanze post elettorali.
Wunderwuzzi non arriva da Marte
Con lo spot del tatuatore Heinz-Christian Strache sembra voler lanciare un monito: state attenti, Wunderwuzzi non arriva mica da Marte. Avrà cambiato colore al partito, scegliendo il turchese, avrà bruciato le tappe per arrivare alla leadership, però nei Popolari ha sempre militato, fin dai tempi in cui era alla guida dei giovani dell’ÖVP e al di là delle cose dette in campagna elettorale fa sempre parte del Partito Popolare. Nei dibattiti tv non sono emerse troppe differenze tra Strache e Kurz, anche perché su temi quali l’immigrazione tra i due esiste una totale identità di vedute. È come se il leader del Partito della Libertà invece di controbattere punto su punto con argomentazioni puntuali, apparisse un po’ in difficoltà. Tanto da arrivare a lanciare accuse complottiste e cospirazioniste contro l’avversario, facendo emergere la donazione fatta a Kurz da Georg Muzicant, uomo d’affari di una delle più influenti famiglie della comunità ebraica viennese. Come ci si comporta se di fronte si ha la propria copia più giovane? In questo caso tirar fuori argomenti deboli è sinonimo di nervosismo.
Kurz non è Macron
Sebastian Kurz ha ripreso da Emmanuel Macron l’idea di rinnovare il suo partito trasformandolo in un movimento legato al suo nome. Una strategia usata per rendere visibile il cambio di passo, ma anche per far dimenticare, come giustamente ha sottolineato Heinz-Christian Strache con il suo riuscitissimo spot, il fatto che la sua casa resta pur sempre il vecchio e arcinoto ÖVP. Eppure l’idea di Europa che hanno il Presidente francese e il giovane leader dell’ÖVP è diversa. Per Kurz c’è l’Austria per prima e quando chiede più potere nelle mani dell’Ue, lo fa solo per questioni quali migranti e controllo dei confini. La sua vicinanza con i Paesi di Visegrad è cosa nota, da Ministro degli Esteri si è più volte allineato con la visione di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, proprio su temi chiave come l’immigrazione, la chiusura della rotta balcanica, il piano di ricollocamento dei rifugiati. Ecco perché un Sebastian Kurz alla guida dell’Austria non offrirebbe la sponda per la realizzazione dell’idea di Unione europea di Macron e Merkel.
Elezioni anticipate per non cambiare niente
Ad oggi ÖVP e SPÖ non hanno mai parlato di una eventuale coalizione dopo il voto. Ovviamente si tengono entrambi le mani libere per misurare le proprie forze. Ad oggi, però, nessuno dei due partiti ha apertamente escluso un governo di coalizione tra Popolari e Socialdemocratici dopo il 15 ottobre. A questo punto potrebbe anche succedere che dopo le elezioni si riproponga un governo nero-rosso, stavolta però con Kurz Cancelliere, magari con Hans-Peter Doskozil come Vice-Cancelliere, l’anima più “nera” dei Socialdemocratici. Un’ipotesi che sarebbe auspicabile per Christian Kern, che eviterebbe di bruciarsi facendo il secondo del suo attuale principale avversario politico. Se così fosse le elezioni anticipate non avrebbero portato alcun sostanziale cambiamento, se non nuovi equilibri tra i soliti due partiti: ÖVP e SPÖ.
Rosso-blu, prove tecniche di coalizione?
La vera lotta si giocherebbe per la seconda posizione, per la quale combattono all’ultimo voto, SPÖ e FPÖ. Da questo potrebbe dipendere la possibile futura coalizione. In quest’ottica molti commentatori hanno sottolineato come nel Parlamento in queste ultime ore si siano fatte prove tecniche di coalizione rosso-blu, ovvero tra Socialdemocratici e ultradestra. Sono stati infatti approvati provvedimenti per mezzo miliardo di euro, spaziando dal cambiamento nell’assistenza in caso di emergenza, all’uguaglianza dei lavoratori/impiegati, dall’aggiustamento delle pensioni, ad asili e scuole materne e altro ancora. Provvedimenti approvati anche grazie ai voti del Partito della Libertà. Nel Burgenland Socialdemocratici e ultradestra governano insieme dal 2015. Non sarebbe poi così assurdo ipotizzare una coalizione tra SPÖ e FPÖ, anche se nei dibattiti televisivi si sono evidenziate le molteplici differenze tra le due forze, soprattutto su questioni quali immigrazione e integrazione.
Socialdemocratici verso la disfatta?
La campagna elettorale scorretta, ovvero lo scandalo delle pagine Facebook che diffondevano notizie false per screditare Sebastian Kurz, gestite all’insaputa dell’SPÖ dal consulente Tal Silberstein, non sembra aver condotto il Partito Socialdemocratico verso la disfatta. Gli ultimi sondaggi parlano di una crescita che avrebbe portato i Socialdemocratici a due o tre punti percentuali dall’ÖVP. Se questo trend di recupero fosse confermato dalle urne, non mancherebbero le sorprese. Inoltre Vienna, potrebbe essere decisiva per la vittoria su scala nazionale.
Kurz e quei 10.000 follower a sua insaputa
La campagna elettorale si gioca anche sui social media. Sebastian Kurz su Facebook è cresciuto in termini di consensi, arrivando fin quasi a 700.000 follower, un soffio meno dei 740.000 del leader dell’ultradestra Heinz-Christian Strache, che da anni fa largo uso dei social media e in vantaggio sugli avversari quanto a seguaci. Tutto si è consumato nelle ultime settimane. Da qualche giorno è emerso che 10.000 follower sono comparsi tra i sostenitori di Kurz, a sua insaputa. L’ÖVP non se lo sa spiegare. A quanto pare anche all’insaputa dei follower che si sono ritrovati ad aver dato un like non volontariamente. Una vicenda dai contorni misteriosi, non ancora chiarita.