A meno di tre settimane dal voto resta saldamente in testa ai sondaggi Sebastian Kurz, il 31enne leader dei Popolari. È lui, “Wunderwuzzi”, il “jolly tuttofare”, “l’uomo che cammina sull’acqua”, il giovane dalle doti messianiche, l’uomo capace, dopo anni di smarrimento, di riportare l’ÖVP a dominare la scena politica austriaca, accreditandolo al 33%. Occhi azzurri, capelli tirati indietro, orecchie a sventola, abito slim fit e camicia senza cravatta, con il primo bottone rigorosamente sbottonato, sarà lui a riportare l’ultradestra al governo?
Dopo l’investitura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e il recente risultato delle elezioni in Germania gli austriaci mostrano di avere un certo timore degli estremi. Così Sebastian Kurz potrebbe essere proprio l’uomo giusto al momento giusto. A nulla è servita la dote personale di gradimento di cui gode il Cancelliere Christian Kern, che non è riuscito a trasformare i consensi personali in fattore di crescita per il suo partito. I Socialdemocratici, infatti, sono rimasti indietro rispetto al Partito Popolare. Ad oggi l’SPÖ è aumentato solo di un punto percentuale, attestandosi al 26%.
Terzo partito, ma a distanza minima, l’FPÖ di Hans-Christian Strache fermo al 25%. Una campagna elettorale non felice per il Partito della Libertà, che ambiva al sorpasso e alla guida del Paese ed è stato invece cannibalizzato dall’effetto novità di Sebastian Kurz. Il Partito della Libertà era l’uragano da scongiurare, invece si è trasformato in una tempesta piuttosto contenuta. Per riconquistare la scena e attirare l’attenzione l’FPÖ ha tappezzato le periferie di Vienna con cartelloni che rispolverano i temi originari: dalla paura nei confronti degli immigrati, all’angoscia per una possibile islamizzazione dell’Austria, alla perdita di privilegi e benessere da parte degli austriaci. Per riguadagnare consensi Strache si è servito di una strategia tipicamente anglosassone, quella della pubblicità comparativa, poco usata in Europa. Una manovra calcolata, oppure una mossa disperata per cercare di non essere messo all’angolo? Il giovane rampante Kurz ha fatto propri toni e slogan del Partito della Libertà, cavalcandoli con grande abilità, tanto da far apparire Strache un’ombra sbiadita, relegandolo a un ruolo marginale, ridimensionandone persino le ambizioni.
Dichiara di essere pronto a fare il Vice-Cancelliere, Hans-Christian Strache, svendendo le proprie aspirazioni per una coalizione nero-blu, per poter diventare forza di governo. Un governo, però, guidato non da lui, bensì dall’arrembante Sebastian Kurz. Ma sarà davvero così? I sondaggi saranno attendibili? Proporsi come il Macron austriaco farà davvero vincere Kurz? Giovinezza e novità, avranno la meglio su autorevolezza ed esperienza? O forse il trionfo del leader dei Popolari sarà superiore a ogni più rosea aspettativa? Scopriamo insieme i nuovi manifesti della campagna elettorale di Strache, tutti giocati sul confronto, soprattutto con l’amico-nemico Kurz.
Un appello contro l’Islam
Sono espliciti e senza fronzoli i messaggi di Hans-Christian Strache: equità, stop all’islamizzazione, no alla coalizione rosso-nera (socialdemocratici e popolari). SPÖ e ÖVP vengono dipinti come coloro che hanno sottratto i soldi delle tasse ai cittadini austriaci per darli a persone, gli immigranti e i richiedenti asilo, che non hanno versato mai neppure un centesimo per il sistema sociale dell’Austria. Ma va oltre la Fairness, Strache, ponendosi in netta contrapposizione con il rivale ma potenziale partner di coalizione, Sebastian Kurz, che gli sta sottraendo voti su voti perché fa meno paura pur dicendo le stesse cose.
Si vedono entrambi, contrapposti, Kurz e Strache. L’uno dice: l’Islam appartiene all’Austria (Islam gehört zu Österreich). L’altro, invece, getta benzina sul fuoco delle paure che angosciano l’Austria, alimentandole, appellandosi agli istinti più primitivi, facendo leva sull’insicurezza e sul malcontento, dicendo a chiare lettere: l’islamizzazione va fermata (Die Islamisierung gehört gestoppt).
Contro tutti, contro la coalizione rosso-nera
Altro obiettivo: scardinare lo status quo, demolire quanto creato dalla coalizione rosso-nera, un abbraccio letale, durato dieci anni, che ha strangolato il Paese e fatto perdere certezze, sicurezza, potere d’acquisto e benessere agli austriaci.
Da un lato ci sono Kurz e Kern che dichiarano: “La coalizione rosso-nera risolve i grandi problemi” (Die rot-schwarze Koalition löst die großen Probleme). Dall’altro campeggia Strache che parla in modo chiaro e diretto, senza infingimenti: “La coalizione rosso-nera è il più grande problema” (Die rot-schwarze Koalition IST das größte Problem). Ma non è forse questo il segnale della difficoltà dell’FPÖ a occupare una posizione che prima dell’irrompere di Kurz come leader dei Popolari era suo esclusivo terreno? Non è forse il solo modo per arginare l’emorragia di voti che ha determinato il rivale Kurz, che lo batte sul suo stesso campo? Non è quindi questa tattica comparativa il sintomo più evidente di una profonda debolezza da parte dell’FPÖ?
Verdi, Neos e Lista Pilz, forze non determinanti?
I Verdi (Die Grünen) si dovrebbero attestare al 5%. La nuova forza di destra liberale i NEOS (Das Neue Österreich) non sembrano accreditati oltre il 5%.
Ferma al 4% la Lista Pilz (Liste Peter Pilz), un partito nato lo scorso luglio, dopo l’uscita di Peter Pilz dai Verdi. Questi tre partiti rischiano di non essere determinanti per la formazione di un governo di coalizione dopo il 15 ottobre. Troppo piccoli anche solo per essere l’ago della bilancia. Insufficienti a far da stampella al Partito Socialdemocratico, che sembra ormai inesorabilmente destinato a perdere il ruolo di primo partito dell’Austria.
Strenui oppositori di una possibile coalizione tra SPÖ e FPÖ sono i Verdi, che hanno impostato su questo tema tutta la parte finale della campagna elettorale. Lo slogan “Wir machen nicht blau” (Noi non stiamo con i blu), ha il sapore di un disegno programmatico inappellabile.
Tutti i colori della coalizione
Secondo alcuni recenti sondaggi gli austriaci sembrano preferire una coalizione nero-blu, ovvero composta da Popolari e Partito della Libertà, soluzione che vede favorevole il 27% degli austriaci. Un governo a guida Kurz-Strache sembra essere apprezzato dal 32% degli elettori dell’ÖVP e dal 72% degli elettori dell’FPÖ. Solo il 12% si dice a favore di una coalizione rosso-blu, tra socialdemocratici e FPÖ, guidata da Kern e Strache.
Il 24% mostra di gradire una coalizione rosso-nera, che veda al comando Kern e Kurz. Il 16% si dichiara favorevole a una coalizione nero-rossa, con a capo Kurz e Doskozil. Il 21% è rappresentato da indecisi.
Austria-leaks
Sullo sfondo una campagna elettorale dal clima avvelenato, con fuga di notizie dalle comunicazioni interne agli staff dei partiti, che coinvolge quasi tutte le forze politiche.
Spicca tra tutti l’SPÖ con le esternazioni e i giudizi critici espressi dall’ex consulente Tal Silberstein sul Cancelliere Christian Kern, definito “Prinzessin” (Principessa) e “Glaskinn” (molto sensibile alle critiche).
Non è immune neppure l’ÖVP con la diffusione di linee guida strategiche di molto antecedenti alla conquista della leadership del partito da parte di Sebastian Kurz. E ancora la Lista Pilz, con il suo piccolo scandalo, quel titolo provocatorio e un po’ infelice “Austria first”, l’Austria per prima (Österreich zuerst), poi diventato un piano programmatico in materia di immigrazione e politica sui rifugiati, però con il titolo modificato.