Carri armati elettorali

Vienna è pronta a chiudere il Brennero. 750 militari e quattro mezzi blindati, panzer Pandur, sono allertati per intervenire in 72 ore a presidio dei confini con l’Italia, rendendoli impenetrabili a qualunque profugo. Un dispiegamento di carri armati e soldati ad uso e consumo della campagna elettorale. Il 15 ottobre, infatti, ci saranno le elezioni politiche anticipate. Ancora una volta, come nella lunghissima campagna elettorale per le presidenziali, l’immigrazione entra di prepotenza nel dibattito interno, influenzando pesantemente le decisioni di politica estera. L’allerta è massima, per un’emergenza che al momento non c’è. Ma che, se dovesse mai presentarsi, non troverà l’Austria impreparata. Così, di fronte agli sbarchi di migranti sulle coste italiane, che nei giorni scorsi hanno assunto le proporzioni di un’invasione, costringendo addirittura il nostro Ministro dell’Interno Marco Minniti ad annullare il suo viaggio negli Stati Uniti, gli austriaci si chiudono a riccio, innalzando ancora una volta muri.

“Deve essere chiaro che proteggeremo i nostri confini, se sarà necessario” ha tuonato il Ministro degli Esteri Sebastian Kurz (ÖVP). In piena armonia con il Ministro della Difesa Hans Peter Doskozil (SPÖ), che rappresenta l’ala più dura e intransigente dei socialdemocratici, che ha dichiarato: “Se l’afflusso di migranti in Italia non diminuirà, saremo costretti ad impiegare le forze militari per tenere sotto controllo i nostri confini”. L’unico che però ha il potere di decidere in materia è il Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka (ÖVP), che per ora non ritiene necessaria alcuna chiusura delle frontiere, né alcun dispiegamento di uomini e mezzi corazzati lungo il confine con l’Italia. Rompe il silenzio il Cancelliere Christian Kern (SPÖ), rasserenando gli animi, ribadisce che al momento non vi è alcuna necessità di schierare soldati e mezzi blindati, perché i controlli al confine fatti dall’Italia stanno funzionando. Kern ha comunque puntualizzato che lo spostamento delle unità militari in Tirolo è avvenuto in via cautelativa, nel caso dovesse verificarsi un’emergenza. Il Cancelliere federale ha anche detto che adesso l’Italia ha bisogno della solidarietà dell’Europa e ha promesso che l’Austria si adopererà in modo costruttivo nella riunione dei Ministri dell’Interno europei a Tallinn. Nel corso delle prossime settimane dobbiamo aspettarci nuove minacce e nuovi proclami perché, più passa il tempo, più la campagna elettorale entra nel vivo. Per un voto in più, si farebbe qualsiasi cosa, anche ricorrere ai carri armati. Su un punto i partiti della coalizione di governo sono concordi: l’Austria ha accettato più rifugiati del resto dell’Unione. Vediamo se le cose stiano davvero così, o se invece i dati smentiscano la propaganda a fini elettorali

I rifugiati da ricollocare, un obbligo farsa

Esiste l’obbligo di ricollocare nei vari Paesi membri dell’Ue 98.255 rifugiati, per alleggerire Grecia e Italia, sull’orlo del collasso. Eppure dal 2015 ad oggi, neppure gli stati membri più virtuosi, come ad esempio la Germania, hanno fatto appieno il proprio dovere. Berlino avrebbe dovuto farsi carico di 27.536 migranti, ma ad oggi ne ha presi solo 3.511. Francia e Spagna, che hanno chiuso i loro porti impedendo l’accesso ai profughi, avrebbero dovuto ospitare rispettivamente 19.714 e 9.923 rifugiati, ma ad oggi ne hanno accettati rispettivamente appena 3.157 e 886. Malta, il cui Primo Ministro ha dichiarato: “La solidarietà è il fallimento europeo”, dei 131 migranti da redistribuire sul proprio territorio ne ha assorbiti ad oggi 112. Insomma, a settembre 2017 scadrà il sistema delle quote e non solo nessun Paese membro ha fatto il proprio dovere, ma ve ne sono alcuni, su cui pende un procedimento d’infrazione, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, che dei profughi di loro pertinenza non ne hanno accolto neppure uno. Anzi, ad onor del vero la Repubblica Ceca dei suoi 2.619 migranti ne ha presi 12.

L’Austria ha assorbito la sua quota di migranti?

L’Austria, che tanto si è scagliata contro quegli stati membri che non hanno ottemperato al loro dovere di solidarietà, minacciando di ridurre fondi e sostegni economici a chi non accetti di fare la propria parte, come si è comportata? Ritenendo forse di aver già ampiamente fatto il massimo, ad oggi dei 1.953 profughi di propria pertinenza non si è fatta carico neppure di un singolo rifugiato. Nemmeno quei famosi 50 minori non accompagnati che con dichiarazioni ad effetto si diceva pronta ad accogliere dall’Italia. Purtroppo alle parole non sono mai seguiti i fatti.

Esiste in Austria un’emergenza rifugiati?

La situazione in Austria è assolutamente tranquilla sul fronte immigrazione. Anche il Cancelliere Kern ha detto che malgrado l’intensificarsi degli sbarchi sulle coste italiane l’afflusso di migranti illegali sul suolo austriaco attraverso il Brennero è sotto controllo e non ha subito incrementi. Secondo i dati diffusi dalla BFA, l’Agenzia federale per l’Immigrazione e l’Asilo, in Austria nel 2016 si sono avute 42.073 richieste di asilo, di queste 4.551 erano minori non accompagnati. A 21.628 è stato riconosciuto lo status di rifugiato, a 3.451 sono state assegnate protezioni sussidiarie, mentre a 1.438 è stata concessa protezione umanitaria. Per il 2017 il governo austriaco ha fissato un tetto massimo di 35.000 richiedenti asilo, limite che per ora non è stato sforato. Anzi, grazie agli incentivi stanziati i rifugiati rimpatriati l’anno scorso sono stati 10.700, inclusi 5.800 che hanno optato per il ritorno in patria su base volontaria. 

Elezioni più vicine, ecco i primi sondaggi

Al momento in vantaggio c’è il Partito popolare, con il 33% dei consensi, seguito a ruota dal Partito socialdemocratico con il 26%. In terza posizione, invece, si attesta per ora il Partito della Libertà con il 24% del consenso degli austriaci. Diversamente distribuite, invece, le preferenze ai singoli candidati alla Cancelleria, che però non vengono eletti direttamente. Al comando c’è sempre Sebastian Kurz, con il 34% dei consensi, in flessione di 2 punti percentuali rispetto a due mesi fa, seguito da Christian Kern, che è in crescita e riduce le distanze dall’avversario di 2 punti percentuali, raggiungendo il 32% delle preferenze.

Chi rischia di non farcela e possibili coalizioni

I Verdi sono dati attorno al 9%, i Neos (Das Neue Österreich und Liberales Forum) la giovane formazione liberale, sembrano addirittura essere a rischio soglia di sbarramento, raggiungendo oggi appena il 4%. L’FPÖ è considerato dagli austriaci il partito più preparato per affrontare le elezioni il prossimo 15 ottobre. Se il 22% ritiene possibile una coalizione rosso-blu, ovvero tra socialdemocratici e ultradestra, il 25% crede che alla fine la coalizione sarà nuovamente rosso-nera, ovvero tra SPÖ e ÖVP.