La guerra civile di Strache

“Una guerra civile nel medio termine non è improbabile”. Una frase dalla potenza dirompente, fortemente provocatoria, pronunciata dall’irruente leader della destra radicale Heinz-Christian Strache. Un discorso, il suo, durato mezz’ora, sullo “Stato della Nazione da un punto di vista liberale” (“Rede zur Lage der Nation aus freiheitlicher Sicht”), a Palais Epstein a Vienna, il giorno prima della festa nazionale austriaca. Strache ha lanciato strali contro l’operato del governo federale, della Große Koalition, formata da socialdemocratici e cristiano-democratici, rea a suo dire di errori gravissimi e stagnazione. “La neutralità senza la sovranità sono inconcepibili” ha tuonato Strache, ammonendo che di questo passo verranno lentamente erose entrambe, lanciando stoccate all’Unione europea. Così, nel giorno della festa nazionale austriaca, il 26 ottobre, che celebra la neutralità dell’Austria sancita dalla Costituzione nel 1955, c’è stato un lungo strascico di polemiche per le dichiarazioni e per i toni del capo carismatico dell’FPÖ.

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Parole pesanti, scagliate da Strache anche contro la Cancelliera tedesca Angela Merkel, definita “la più pericolosa donna d’Europa”, colei che a suo dire “ha aperto la via alla più massiccia migrazione di popoli da secoli”. Un’ondata senza precedenti di immigrati -ha incalzato Strache- che si sta dimostrando una vera e propria minaccia per l’Europa”. 

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Un bulldozer che tutto travolge

Non ha risparmiato nessuno, Heinz-Christian Strache, scagliandosi contro il politicamente corretto, dispensando aspre critiche al CETA, l’accordo commerciale, ancora non ratificato, tra Ue e Canada, tuonando contro la libertà di pensiero. Strache mostra inoltre particolare veemenza contro i “media venduti” e soprattutto contro la tv pubblica, la ORF  che definisce “rossa e verde” (gestita da socialdemocratici e verdi), che pur essendo finanziata con danaro pubblico, proveniente dalle tasse dei cittadini austriaci, spesso prende posizione contro il suo schieramento, il Partito della Libertà, “confondendo così la sua missione educativa con la propaganda”. La sempre crescente immigrazione rappresenta un pericolo concreto, rincara la dose Strache: “questo flusso incontrollato di migranti poveri e culturalmente alieni, all’interno delle strutture del nostro sistema, mina alle fondamenta la solidarietà e la coesione sociale, rendendo non improbabile una guerra civile”.

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CETA e dintorni

A proposito del CETA, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, non ancora siglato perché c’è l’assenso di 27 Stati membri su 28, il leader dell’FPÖ si dichiara contrario malgrado l’Austria si sia pronunciata a favore, e sostiene che siano decisioni prese contro la volontà della gente. Strache plaude al coraggio dei Valloni che in Belgio si stanno opponendo, bloccando di fatto la ratifica dell’accordo con il Canada. Anche se nelle ultime ore in Belgio sembra essere stato raggiunto un compromesso con le regioni. Sul CETA Strache chiama in causa il candidato dell’FPÖ alla Presidenza della Repubblica, Norbert Hofer, che dice Strache, è contrario anch’egli al CETA e che, se dovesse diventare Presidente, potrebbe anche decidere di non ratificarlo. Battagliero più che mai Strache, ribadisce i legami del Partito della Libertà con la gente, con il popolo, come dice lo slogan (Das Recht geht vom Volk aus) posto sul podio dal quale parla ad un pubblico di 150-200 persone, tra sostenitori e giornalisti, ponendosi ancora una volta come forza politica anti-establishment.

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Critiche feroci all’Ue, strali contro la Turchia

Oltre a vedere nella Merkel l’incarnazione del male che distrugge l’Europa, responsabile di una politica dell’immigrazione criminale, l’inarrestabile leader dell’FPÖ sferra colpi contro l’Ue che compromette la sovranità nazionale dei singoli Paesi. Sull’enorme ondata di migranti giunti un anno fa, molti dei quali non hanno alcuna intenzione di integrarsi, rincara la dose: “Esiste questo abisso che si nasconde nel cuore dell’Europa, pronto a distruggere la nostra civiltà”. Malgrado le critiche aspre dispensate a piene mani all’Ue Strache non pensa ad alcuna Auxit, ovvero l’uscita dell’Austria dall’Unione europea non è un’opzione contemplata dal Partito della Libertà. Non risparmia anche parole di fuoco per la Turchia, in riferimento al conflitto con i Curdi: “L’ingresso della Turchia nell’Ue non sembra realistico e ragionevole in queste circostanze” dice Strache, strappando gli applausi della sua platea.

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Sostegno al candidato Hofer

Entra a gamba tesa nella campagna elettorale e dice a gran voce che “con Norbert Hofer alla Presidenza della Repubblica ci sarà un giovane e attivo Presidente, con autentici e onesti principi, forte delle sue convinzioni e che sarà a disposizione di tutti gli austriaci”. Strache liquida anche le accuse di fascismo mosse a Hofer come frutto di soliti vecchi schemi per demolire l’avversario. Tira invece bordate ad Alexander Van der Bellen, accusando i sostenitori del candidato di centro-sinistra di non avere a cuore la tutela dei propri interessi.

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Condanna del mondo della politica

Unanime la condanna da parte dei leader politici austriaci. “Heinz-Christian Strache non è un patriota” ribatte il Cancelliere Christian Kern (SPÖ) via Facebook, evocare lo spettro di una guerra civile nel giorno nazionale è per il Cancelliere austriaco inaccettabile. Anche per il Vice-cancelliere Reinhold Mitterlehner (ÖVP) sono “parole folli”, soprattutto in momenti così delicati nei quali si dovrebbe fare appello all’unità.

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“Non potevo credere alle mie orecchie, anche perché si trattava di un discorso preparato con molta cura -è la reazione dell’ex Presidente Federale Heinz Fischer– Non si può scherzare su temi come la guerra civile e non si può fare allarmismo specialmente se si è il leader di un partito che esprime uno dei due candidati alle presidenziali”. Frasi allarmistiche, preoccupanti e inaccettabili per i Verdi. I Neos della nuova destra, si dicono sconcertati nel vedere che Strache invece di guardare a un futuro di pace, si volti indietro verso un passato violento.

Strache ribatte colpo su colpo

Evidentemente il discorso di Strache è frutto di una precisa strategia e si inserisce perfettamente in una campagna elettorale estenuante, lunga, dura, nella quale si combatte senza esclusione di colpi. Infatti rintuzza gli attacchi, il pugnace leader dell’FPÖ, parlando addirittura di guerra di religione: “Questa migrazione massiccia di popoli minaccia l’Europa, con una guerra civile e religiosa, tra musulmani e non musulmani”. E chiude con l’ennesima provocazione: “Non è colui che in tv, alle previsioni meteorologiche, annuncia una valanga ad essere responsabile della valanga!”.

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