L’Austria cancella Hitler

La casa natale di Adolf Hitler sarà demolita. L’annuncio è stato dato ieri dal Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka (ÖVP). L’Austria, quindi, pone una netta cesura tra sé e il nazismo, distruggendo, o meglio, apprestandosi a distruggere, uno dei simboli di questo ingombrante e scomodo passato. Per ora resta solo una dichiarazione d’intenti. Ad oggi il Parlamento non ha ancora approvato la legge federale che ratifichi tale demolizione. L’emendamento inizierà entro breve l’iter parlamentare, ma ancora ci vorrà del tempo. “La casa di Hitler sarà distrutta -ha dichiarato il Ministro Sobotka- Le sue fondamenta potranno essere conservate, ma al suo posto sorgerà un nuovo edificio”.

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Il punto nodale è comunque la fine di una lunghissima ed estenuante battaglia legale, durata anni, tra la Repubblica Federale Austriaca e Gerlinde Pommer, la proprietaria del palazzo d’angolo al numero civico 15 della Salzburger Vorstadt, a Braunau am Inn, una cittadina vicina al confine con la Germania, dove Hitler nacque nel 1889

Cosa accadrà alla casa di Hitler?

ll Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka ha spiegato che, perché ogni riferimento al passato nazista venga meno “sarà necessario un profondo ridisegno architettonico, che segni una discontinuità, affinché al palazzo non continui a venir riconosciuto il suo potente significato simbolico”. Ecco perché la sua destinazione sarà esclusivamente legata ad attività con fini caritatevoli, oppure ad iniziative governative a favore della collettività. Anche se per l’abbattimento sarà necessario aspettare ancora del tempo, la linea intrapresa è finalmente inequivocabile. “Adesso il palazzo entra in possesso della Repubblica Federale Austriaca -sottolinea Karl-Heinz Grundböck, Portavoce del Ministero dell’Interno- E quindi si delinea in modo chiaro il suo futuro”.

La Commissione smentisce il Ministro

All’indomani delle dichiarazioni del Ministro Sobotka è emersa immediatamente molta confusione all’interno della Commissione Storica, chiamata a decidere il futuro della casa natale di Hitler. Non tutti sono d’accordo con la linea del Ministro dell’Interno. Alcuni dei 13 componenti non sono affatto a favore della distruzione dell’edificio. E proprio la questione del nuovo design della facciata sembra essere controversa e soggetta a interpretazioni diverse. Per lo storico Oliver Rathkolb e per l’ex Presidente dell’Alta Corte amministrativa Clemens Jabloner, entrambi nel panel della Commissione Storica designata dal governo a decidere sul da farsi, dicono che un conto è modificarne l’aspetto e un’altra è radere al suolo tutto l’edificio. “La casa deve perdere quella sua specifica riconoscibilità -ha precisato oggi il Ministro Wolfgang Sobotka per sedare le polemiche- Se poi questo significhi abbatterla, o meno, se ne potrà discutere”.

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Controverso luogo di pellegrinaggio

Da anni l’edificio è luogo di ritrovo e festeggiamenti da parte di simpatizzanti neo-nazisti che vengono da tutto il mondo in pellegrinaggio ogni 20 aprile, in occasione della nascita del Führer. In un delicato momento storico come quello attuale, che vede il continuo insorgere di movimenti che si ispirano all’ideologia nazista in tutta Europa, la decisione del governo austriaco rappresenta un gesto coraggioso. Il tentativo di porre un argine all’avanzata di una deriva nazi-fascista. Al tempo stesso è un primo passo per fare i conti con un passato, finora mai affrontato sufficientemente a viso aperto. L’Austria spesso si è trincerata dietro alibi legati all’Anschluss del 1938, quando Adolf Hitler sancì l’annessione alla Germania nazista. Ma le leggi razziali e anti-semite in Austria iniziarono almeno dieci anni prima del 1938, con pesanti epurazioni dell’intellighenzia ebraica dalle università e dalle istituzioni.

La storia dell’edificio

Adolf Hitler nacque a Braunau am Inn, il 20 aprile del 1889. Visse nella casa al civico 15 della Salzburger Vorstadt fino all’età di tre anni. Nel 1938 Martin Bormann acquistò a caro prezzo l’edificio, con l’intento di realizzarci un centro culturale nazista. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale i nazisti cercarono far esplodere il palazzo, ma gli Americani riuscirono a impedire l’attentato. Nel 1952 la famiglia Pommer riacquistò il palazzo. Dopo essere stato prima un teatro, poi una scuola, una banca e un istituto tecnico, è diventato un centro per disabili. Dal 2011 l’edificio era vuoto e necessitava di una sensibile ristrutturazione. Vi sono piani sulla demolizione dell’edificio dal 2012. Il Ministero dell’Interno versava finora 4.700 euro mensili di affitto alla proprietaria, Gerlinde Pommer, che ora è stata espropriata a fronte di un risarcimento.

Cosa pensano gli abitanti di Braunau am Inn?

Il dibattito sul futuro della casa di Adolf Hitler è molto acceso tra gli abitanti di Braunau am Inn, una cittadina di poco meno di 17.000 anime, a nord dell’Austria, in prossimità del confine con la Germania (Baviera). Alcuni vorrebbero che venisse realizzato un centro per accogliere rifugiati. Altri, invece, vorrebbero che fosse trasformato in un museo dedicato alla liberazione dell’Austria dal nazismo. Mentre alcune organizzazioni culturali, nel corso degli anni, si sono opposte alla demolizione, per ragioni legate al discreto pregio artistico del palazzo, risalente al 17esimo secolo, e situato in pieno centro storico. Secondo molti cittadini di Braunau, anche se l’aspetto esterno dovesse cambiare, la casa resterebbe sempre oggetto di culto e di pellegrinaggio. A stemperare gli animi ci pensa il sindaco Hannes Waidbacher (ÖVP) che ha precisato: “L’esperienza degli ultimi 5 anni ci dimostra che alla fine le cose non vanno mai esattamente come sono state pianificate”. Insomma, ancora non è stata messa la parola fine.

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Anche Norbert Hofer d’accordo con la demolizione

I primi di settembre anche il candidato alla Presidenza della Repubblica dell’FPÖ, Norbert Hofer, si era detto favorevole all’abbattimento della casa di Adolf Hitler. “Se le opzioni sono quelle di trasformarlo in un santuario, oppure distruggerlo -ha dichiarato Norbert Hofer- Io sono favorevole alla sua demolizione”. Anche se a suo tempo si era anche detto perplesso sulle difficoltà legate alle implicazioni legali connesse alla distruzione di un palazzo d’epoca, con vincoli delle belle arti. Dietro alle dichiarazioni del candidato alle presidenziali dell’FPÖ, però, qualcuno ha visto una mossa elettorale, che tenda a migliorare i rapporti tra Hofer e la IGK (Israelitische Kultusgemeinde Wien) la Comunità Israelitica di Vienna.

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L’Austria non è un Paese razzista

Pochi giorni fa il Cancelliere Christian Kern (SPÖ), ha dichiarato che l’Austria non è un Paese razzista. Nell’intervista rimbalzata su tutti i media locali, Kern ha evidenziato tra l’altro che “chiunque alle prossime elezioni presidenziali voterà per Hofer, non è automaticamente un sostenitore della destra radicale”. La gente sceglie seguendo le proprie paure, ha rilanciato Kern, che ha aggiunto: “Il populismo avanza ovunque, in America, come in Francia, dove Donald Trump e Marine Le Pen non sono meglio di altri, adesso la gente tende a votare contro l’establishment”. Vista in quest’ottica, la notizia della volontà di distruggere la casa natale di Hitler è indubbiamente un passo significativo per una rappacificazione interna e un modo per smussare estremismi e radicalismi.

Contro il nazismo, la cultura della memoria

Il Ministro Sobotka ha inoltre posto l’accento sulle tante iniziative che l’Austria porta avanti per sostenere la cultura della memoria: “Lavoriamo con impegno perché si diffonda una cultura della memoria, commemorando i campi di concentramento di Mathausen, la Casa della Storia di St. Pölten e di Vienna, ma anche promuovendo sempre un’analisi scientifica del periodo Nazi-fascista”.

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