Dopo la Brexit è la volta dell’Auxit? O come dicono gli austriaci dell’Öxit? A chiedere l’uscita dell’Austria dall’Ue è l’ex candidato alle presidenziali e vice capo dell’FPÖ, Norbert Hofer. Il temuto effetto domino post Brexit sta forse per trasformarsi in realtà? Hofer sembra essere determinato, il suo appare come un ultimatum. C’è tempo un anno per imprimere all’Ue una svolta diversa, per abbandonare il centralismo e snellire la burocrazia.
Se l’Unione europea proseguirà verso una deriva sempre più dirigista e centralista, e se la Turchia dovesse davvero entrare a far parte dell’Unione, il numero due del Partito della Libertà propone anche in Austria un referendum analogo a quello inglese, pro o contro l’uscita dall’Ue. Così com’è l’Unione è disegnata male e non funziona, dice Hofer. Se non saranno recuperati i valori fondanti, se non si ridefiniranno gli equilibri, rilancia il numero due dell’FPÖ, occorrerà chiedere agli austriaci se vogliono ancora farne parte.
Sulle orme degli inglesi
Sulla scia della Gran Bretagna, il Partito della Libertà, sembra voler sfruttare il momento. L’FPÖ, fresco dello straordinario successo al ballottaggio del 22 maggio scorso alle elezioni presidenziali, dove la vittoria è sfumata solo per una manciata di voti, prosegue con una strategia d’attacco. Agguanta al volo l’occasione per non mollare la presa sull’elettorato, fino a poche settimane fa fortemente mobilitato. Decide di far parlare di sé, di fare notizia, attirando l’attenzione dei media e dei cittadini austriaci. Ruba la scena persino al cancelliere Christian Kern, eletto leader dell’SPÖ una ventina di giorni fa. Così il Partito della Libertà conquista la ribalta, mantenendo vivo l’interesse della gente, prima che siano chiare le eventuali implicazioni e conseguenze della Brexit agli stessi britannici. Farlo dopo, quando fosse quantificato il prezzo da pagare, sarebbe esiziale per le destre euroscettiche.
Una lunga campagna elettorale fino alle politiche
La strategia sembra quella di prepararsi da subito a una serrata campagna elettorale anticipata, propedeutica alle prossime elezioni politiche previste nel 2018, al netto di elezioni anticipate che nessuno per ora vuole, tranne la destra. Al tempo stesso Hofer, sull’onda dell’entusiasmo generato dal successo della campagna del “Leave” nel Regno Unito, intende capitalizzare questa forza trainante generata dalla Brexit per agganciare e convincere il ceto medio austriaco impoverito e arrabbiato che l’Auxit, l’uscita dall’Ue, sia la strada migliore da percorrere per una ripresa economica del Paese.
L’FPÖ ci ripensa?
Apparentemente l’FPÖ di Heinz-Christian Strache ci ripensa. Solo pochi giorni fa alla convention di Vösendorf, alla quale hanno partecipato tutti i rappresentanti della destra populista europea, il leader del Partito della Libertà si era detto contrario all’uscita dall’Ue, ritenendo che fosse meglio cambiare l’Unione europea agendo dall’interno. Cosa è successo? È un cambio di posizione sostanziale o fittizio? Oppure si tratta nuovamente di un gioco delle parti tra Strache e Hofer, che ancora una volta sembrano scambiarsi a vicenda il ruolo di poliziotto buono e poliziotto cattivo?
C’è un conflitto per la leadership nell’FPÖ?
Si nasconde forse una battaglia per la conquista della leadership nel Partito della Libertà? Perché proprio ora il moderato e rassicurante Norbert Hofer chiede a gran voce un referendum sull’Auxit, se entro un anno non avverranno cambiamenti tangibili nella politica dell’Ue? Perché questo ultimatum? E perché smentire in qualche modo la posizione europeista manifestata da Heinz-Christian Strache solo dieci giorni fa? Hofer intende far tesoro del proprio successo personale alle presidenziali e al tempo stesso fa parlare di sé, attirando l’attenzione dei media. Probabilmente nelle prossime settimane si capirà se c’è davvero un conflitto, o se Strache e Hofer sono uniti per portare a casa un nuovo eccezionale traguardo dell’FPÖ, di buon auspicio perché si trasformi da forza d’opposizione in forza di governo.