Fantascientifico, quasi come il teletrasporto di Star Trek. Più appassionante delle autovetture che si guidano da sole. Il futuro della mobilità si chiama Hyperloop, una tecnologia rivoluzionaria che renderà possibile viaggiare da Vienna a Bratislava tra i 7 e i 9 minuti, invece degli attuali 60. Hyperloop non è un treno, ma un tubo pneumatico ad alto contenuto tecnologico. Al suo interno c’è il vuoto e capsule pressurizzate si spostano a velocità che possono toccare punte di 1.223 km/h, grazie a un sistema di levitazione che sfrutta il magnetismo passivo, attivato elettricamente. Un nuovo e futuristico modo per spostarsi, Hyperloop, amico dell’ambiente e anche molto sicuro.
Un tedesco e un italiano con la loro società Hyperloop Transportation Technology (HTT), stanno lavorando per rendere questo mezzo di trasporto una realtà. Il primo prototipo, un percorso lungo 8 km, vedrà la luce in California, a Quay Valley. “Da quando avremo i permessi per iniziare a costruire, che aspettiamo da un giorno all’altro -mi racconta Bibop Gresta, Chief Operating Officer di HTT- trascorreranno 38 mesi per avere a bordo il primo passeggero. Quindi parliamo del 2019. Manca pochissimo. Praticamente un attimo”.
Elon Musk e un futuro green
Dietro a questo progetto c’è il visionario Elon Musk, fondatore della Tesla e della SpaceX, che nel 2013 ha reso pubblico un disegno preliminare di tale sistema innovativo, ma che poi ha deciso di non sviluppare in prima persona perché troppo impegnato in altri settori quali auto elettriche e voli spaziali. A realizzare il sistema è la Hyperloop Trasportation Technology (HTT), gestita da Dirk Ahlborn (CEO), tedesco ma vissuto 15 anni in Italia, e l’italiano, Bibop Gresta (COO). Pur vivendo negli States sono entrambi legatissimi all’Europa. Ecco perché il collegamento Vienna-Bratislava è una delle loro priorità e potrebbe diventare il primo vero tratto in costruzione subito dopo la realizzazione del prototipo californiano. Proprio qualche settimana fa hanno avuto un incontro a Vienna con il nuovo Cancelliere, Christian Kern, da poco insediato dopo aver abbandonato la direzione dell’ÖBB, le ferrovie austriache. E il neo Cancelliere Federale sembra essere molto interessato a creare al più presto il raccordo tra le due capitali a bordo dell’avanguardistico Hyperloop.
Due modelli di business a confronto
Oltre alla HTT di Ahlborn e Gresta, anche la Hyperloop One sta lavorando in parallelo alla realizzazione dell’Hyperloop. Due modelli di business totalmente diversi. Quello di HTT basato su un approccio crowdsource per il design e lo sviluppo dell’Hyperloop, che punta al coinvolgimento del maggior numero possibile di talenti e di menti straordinarie e creative del pianeta. Struttura agile, con 420 lavoratori part-time e collaboratori online senza stipendio. Un modello tradizionale, invece, per Hyperloop One, che ha sede nell’Arts District di Los Angeles. 50 impiegati full-time all’opera in un campus di più di 12.000 metri quadrati. E poi il coinvolgimento di grandi capitali e grandi nomi tra i consiglieri, tra i quali anche un ex manager della campagna del Presidente Obama e un ex executive di Snapchat.
Un progetto per disegnare il futuro
“Lo sforzo principale è cercare di lavorare con tutti i migliori produttori del mondo, perché è nello spirito di questo progetto -sottolinea Gresta- al contrario dei nostri competitor, che sono usciti un anno dopo, con il classico approccio di attrarre giganti venture capital della Silicon Valley. Noi invece stiamo cercando di mettere insieme i migliori ingegneri, le migliori menti del pianeta per costruire il più grande sforzo dell’umanità per risolvere uno dei più grandi problemi ossia il trasporto”. Rifiuta quindi di considerare la sua HTT come la più grande start-up del mondo, Gresta, bensì il più grande sforzo che l’umanità stia compiendo per dare risposte concrete ed eco-sostenibili a problemi concreti dell’uomo contemporaneo. “Il nostro obiettivo è risolvere il problema del trasporto in modo ecologico, efficiente e sostenibile -rilancia Gresta- Questa è la nostra visione e per noi è importante che nel progetto ci sia l’Europa, perché sia il mio socio, sia io, siamo europei. Ecco perché ci sta molto a cuore la rotta Vienna-Bratislava”.
Come lo scudo di Capitan America
Lo studio dei materiali di ultima generazione è al centro delle attività di HTT con team che lavorano alle fibre di carbonio, altri all’ultra-high-performance concrete, ovvero un cemento estremamente resistente. Molto importante è la skin, che ha una funzione di sicurezza. Si chiama Vibranium, e ha il nome del materiale con cui era fatto lo scudo di Captain America, supereroe della Marvel.
“Questo materiale ci permette di avere un doppio isolamento all’interno della capsula, rendendo la superficie intelligente -mi spiega Gresta- Attraverso sensori passivi, quindi senza elettricità, consente di rilevare alterazioni, quali temperatura, pressione e qualsiasi altro parametro”. La sua funzione è aumentare la sicurezza. Il Vibranium è un brevetto della HTT, ed è solo una delle innovazioni del progetto. I vari team stanno analizzando tutto: dai piloni, al tubo, a come fabbricare la capsula, che permetterà di trasportare non solo persone ma anche merci.
Capsule con formula open source
Questa della foto è la proiezione di un tipo di capsula, ma la HTT sta lavorando a ben 15 tipi diversi di capsule. Alla base c’è il solito concetto di rilasciare in open source le caratteristiche e le specifiche della capsula per far sì che chiunque possa costruirne una. “Così daremo modo alle varie società interessate di costruirsi la propria capsula, che costa mediamente 2 milioni di dollari -evidenzia Gresta- Quindi ci sarà la capsula per i bambini, per esempio creata dalla Disney, la capsula disegnata per Cisco, la capsula benessere, e non ci sono limiti alla fantasia”. Un modo per promuovere il proprio brand, contribuendo a consolidare marchi forti, e far arrivare alla ribalta internazionale marchi meno conosciuti, o di respiro unicamente locale.
L’intelligenza delle formiche
Le capsule ragionano come le formiche. In natura se una formica sente un pericolo, quasi alla velocità del suono, trasmette questa informazione, che permea su tutta la colonna di formiche, con un sistema sensoriale. “Noi usiamo questo stesso meccanismo -racconta Gresta- La prima capsula parte, fa lo scanning del tubo, e poi comunica a quella dopo, che comunica a quella dopo, con un effetto a catena”. Se per caso la mother-ship perde la connessione, la capsula ha un’intelligenza sua e prende decisioni in modo autonomo che poi comunica a tutte le altre capsule. Di fatto è un sistema in grado di salvaguardarsi e di comunicare agilmente con le altre unità. In caso di anomalie la singola capsula può prendere decisioni e contromisure, portando così in salvo i passeggeri.
Meglio e più efficiente di un treno
Il treno così com’è non è efficiente, ecco perché HTT ha eliminiamo le ruote e le rotaie, inserendolo in un tubo. Poi utilizzando una pompa per creare il vuoto, è stata tolta completamente l’aria. Sono stati messi pannelli solari all’esterno del tubo, per creare elettricità a costo zero. Altri elementi: il vento, l’energia cinetica per il movimento della capsula, freni rigeneranti. “In quei Paesi nei quali i pannelli solari non sarebbero efficienti, useremo l’energia geotermica” spiega Gresta. La combinazione di questi elementi, tutti provenienti da energie rinnovabili, permette ad Hyperloop di essere energicamente efficiente, e anzi di produrre anche più energia di quella che viene consumata.
Come funziona la levitazione?
Il sistema di levitazione di Hyperloop usa il magnetismo passivo. “Immaginiamo due differenti magneti, che si respingono -mi fa capire Gresta- così facendo è possibile ridisegnare il normale nord e sud, disegnando molti campi magnetici nello stesso punto. Ora occorre trasformare una guida orizzontale in una verticale, ovvero se una capsula si ferma non genera magnetismo, ma appena la capsula raggiunge 30 miglia l’ora, a seconda dell’altitudine, appena raggiunge la velocità, inizia a levitare, magicamente, senza utilizzare elettricità”. Significa che nella parte in basso del tubo, non ci sono rotaie, ma solo un laminato di alluminio, o rame, che può far levitare qualsiasi cosa si trovi sopra di esso, senza adoperare elettricità. Un’invenzione geniale e rivoluzionaria. HTT è titolare del brevetto di questa tecnologia della levitazione a magnetismo passivo.
Un sistema ecologico e sostenibile
Hyperloop non è solo velocità, ma anche efficienza. HTT sta lavorando alla creazione di piloni che possano creare ecosistemi sostenibili. È un mezzo che guarda al futuro “perché ha tutte le caratteristiche per non essere così invasivo come i sistemi tradizionali, non rompiamo il territorio in due come per esempio fanno le ferrovie” afferma con orgoglio Gresta.
La sicurezza al primo posto
HTT ha una speciale mescola di polimeri per il doppio shelter con cui è fatto il tubo e poi c’è la skin, che rende intelligenti le superfici. Con l’augmented reality è inoltre possibile effettuare varie simulazioni. Non solo vedere la prima o la seconda classe, ma anche controllare cosa succeda a livello di sicurezza, non solo all’interno delle capsule, ma anche nel tubo e ovunque nell’intero sistema.
Sempre grazie all’augmented reality è possibile vedere le singole capsule, rimuoverle, guardarle da fuori, osservarle all’interno, spostarle sotto, sopra, a seconda delle necessità. Il fattore sicurezza è importantissimo. “Se pensiamo agli aerei, dobbiamo sapere che hanno un coefficiente di sicurezza dello 0,07 -mette in evidenza Gresta- Questo significa che ogni 100 milioni di miglia passeggero, ovvero ogni 3,75 anni, un aereo normalmente è destinato a cadere, ed è un dato accettato. Noi abbiamo disegnato sistemi di sicurezza 10 volte più efficienti. Noi siamo completamente protetti”. Non è possibile un deragliamento, o che un animale attraversi il circuito, o che un’automobile si fermi sui binari. L’Hyperloop è tutto chiuso, automatizzato, gestito dai computer e supervisionato dall’uomo.
Se il software non funzionasse?
Le capsule sono intelligenti, quindi in caso di mancata elettricità la capsula riesce a decelerare naturalmente, e a 30 miglia torna a planare sul laminato di alluminio, in modo assolutamente dolce. Il tubo si isola con gli air-lock, si aprono i portelli di emergenza e i passeggeri escono dal tubo. “Quindi non sei né a 11.000 metri di altezza, come su un aereo, né sei sottoterra” evidenzia Gresta.
Un sistema a prova di attentato?
“Non diciamo che il nostro sistema sia a prova di qualsiasi incidente, anche se non potrebbe mai succedere una collisione tra capsule. Un attentato, però, potrebbe sempre avvenire” dice Gresta. Non esiste un sistema a prova di attacco terroristico. HTT sta lavorando anche con esperti della sicurezza per riuscire a costruire un sistema che sia molto più efficiente di quelli attualmente in uso negli aeroporti. Verranno adoperati scanner passivi, sistemi di riconoscimento facciale passivi, “Il nostro sistema è concepito per essere senza frizioni -sottolinea Gresta- All’arrivo in stazione almeno il 70% delle cose che in genere si fanno, sia in una stazione, sia in un aeroporto, si sarebbero già potute fare prima”. Su Hyperloop, invece, si arriva e, senza fermarsi, la valigia passa in corridoi dove esistono scanner passivi. Ad essere bloccati saranno solo i veri criminali.
All’esterno verranno usati spray con nuovi polimeri che riescono a trasformare la resistenza del cemento pari a 1 chilotone di esplosione, rendendo estremamente difficile mettere fuori uso i piloni di sostegno. Non facile, inoltre, capire dove sia la capsula con 28 persone all’interno del tubo, perché viaggia molto velocemente, e perché esistono sistemi di schermatura.