Migranti: svolta australiana a Vienna?

I rifugiati continuano a essere al centro del dibattito politico in Austria, soprattutto dopo il terremoto elettorale delle presidenziali. La proposta del Ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz (ÖVP) di adottare in Europa il modello australiano in materia di migranti, è arrivata come una doccia fredda sul governo del Cancelliere Christian Kern. L’armonia che aveva apparentemente contraddistinto le fasi iniziali del nuovo esecutivo hanno lasciato il posto alle solite schermaglie tra rossi e neri, tra socialdemocratici e popolari. Un déjà vu che ha stancato gli elettori austriaci. Sebastian Kurz vorrebbe che i migranti giunti illegalmente in Europa venissero tutti deportati a Lesbo, impedendo loro l’accesso all’Europa continentale, trattenendo così i rifugiati nell’enorme centro di accoglienza-prigione nel quale si trasformerebbe l’isola greca. 

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Insomma il Ministro degli Esteri Kurz auspicherebbe per l’Austria e per l’Europa una soluzione che argini l’afflusso dei migranti, in tutto simile a quella messa in atto in Australia, compresa la politica sui richiedenti asilo.

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Frizioni tra rossi e neri, un copione già visto

Immediata, però, la presa di distanza del governo del Cancelliere Christian Kern: quello dell’Australia “non è certo un modello da imitare”. Non fa giri di parole il Ministro Thomas Drozda (SPÖ) la proposta di Kurz non è affatto praticabile, “L’Europa non è solo un’isola -ha sottolineato Drozda ai media locali- Sono necessarie soluzioni concertate assieme agli altri partner europei”. Sebastian Kurz viene visto come colui che all’interno dell’ÖVP maggiormente si oppone a un rilancio della coalizione di governo. Il Ministro, però, nega e anzi ribadisce la validità della sua proposta in materia di migranti, asilo e rimpatrio: “Il modello europeo non funziona, i migranti continuano a morire, annegando al largo del Mediterraneo e io non voglio stare fermo a guardare -sostietiene Kurz- Non c’è niente di disumano nella mia proposta, in Australia non annega nessun migrante”. Paventando, invece, l’infausta ipotesi di un’Austria invasa e quindi al collasso e insicura, se continueranno a non essere adeguatamente protetti i confini dell’Ue. Lo spalleggia il Vice-Cancelliere Reinhold Mitterlehner: “Finché il problema non viene risolto e i confini esterni dell’Unione europea non sono protetti e controllati, le parole di Kurz sono giuste e necessarie”.

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Il rapporto con l’Ungheria

La situazione al confine con l’Ungheria è tutt’altro che tranquilla. La scorsa settimana 300 migranti si sono messi in marcia da un campo al confine tra Serbia e Ungheria verso l’Austria, al grido di “Libertà!”. La polizia della Macedonia qualche giorno fa ha fermato un centinaio di rifugiati. Però, per tenere sotto controllo la situazione e impedire che si possa creare un afflusso di massa come lo scorso anno, il Ministro della Difesa Hans Peter Doskozil (SPÖ) incontrerà il suo omologo ungherese giovedì. Scopo dell’incontro: affrontare la crisi dei migranti. Il piano di Doskozil potrebbe essere quello di fornire assistenza all’Ungheria nel pattugliamento lungo i confini, attraverso i quali, malgrado le barriere, continuano a penetrare dalla Serbia sui 150-200 rifugiati al giorno.

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In cambio l’Austria potrebbe far tornare indietro in Ungheria una parte dei 4.367 rifugiati che secondo la Convenzione di Dublino dovrebbero essere rimpatriati nel primo Stato membro dell’Unione nel quale hanno fatto il loro ingresso.

Un accordo sui rifugiati

Il governo ha stabilito che sulla crisi dei migranti il Ministro degli Esteri Sebastian Kurz (ÖVP) e la Segretaria di Stato Munar Duzda (SPÖ) trovino un accordo per sviluppare un piano di integrazione in materia di rifugiati entro 14 giorni. Nel tentativo di ristabilire l’equilibrio perduto, di ritrovare armonia tra rossi e neri, soprattutto riguardo a temi così scottanti, che stimolano un acceso dibattito nell’opinione pubblica austriaca.

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