La faccia pulita della nuova destra

Il ballottaggio per le presidenziali si avvicina a grandi passi e il volto pulito di Norbert Hofer potrebbe essere quello del nuovo Presidente della Repubblica austriaca. È sempre stato lui il candidato da battere, ma ora gli ultimi sondaggi della Gallup Österreich lo danno in netto vantaggio su Alexander Van der Bellen, di ben sei punti percentuali: 53 a 47. Il testa a testa preventivato dagli esperti sembrerebbe superato e sempre più indecisi propenderebbero per il candidato della destra radicale.

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Nei manifesti della campagna elettorale Norbert Hofer appare rassicurante, con i suoi tratti gentili. Lui, l’ingegnere aeronautico, lo scienziato prestato alla politica, gode del favore degli austriaci. È scampato alla morte in seguito a un incidente avuto facendo paragliding. Era in fin di vita, ma poi i medici sono riusciti a rendere possibile l’impossibile e oggi, anche se con l’aiuto di un bastone, è in grado di camminare. Questo suo limite nella deambulazione gli ha attirato la simpatia dei più. 

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No ai professionisti della politica

Non essendo un politico di professione Hofer piace agli austriaci, perché è in qualche modo una figura anti-establishment. E poco importa che venga accusato di xenofobia, di aver sparato a zero sull’Unione Europea, di indossare una pistola e portarla sempre con sé, anche quando va a votare perché, dice, Vienna non è più una città sicura.

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Poco importano le indicazioni di voto date recentemente, tutte in chiave anti-FPÖ, da Irmgard Griss, a varie figure di spicco dell’ÖVP. Più si compatta il fronte anti-Partito della Libertà, più Hofer cresce nei consensi. Ecco perché rischia di diventare un boomerang anche la manifestazione di oggi, indetta da OGR, Offensive gegen Rechts (Offensiva contro la Destra), contro il candidato presidente dell’FPÖ. Manifestazione di protesta in programma nella stessa piazza, Heldenplatz, dove nel 1938 Hitler annunciò l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.

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L’incognita dell’astensione

L’astensione, come le schede nulle potrebbero giocare un ruolo determinante. Rappresentano entrambe variabili imprevedibili. Ma quando sembra che la vittoria sia a portata di mano, può sempre accadere l’imponderabile. La vera preoccupazione di alcuni membri del Partito della Libertà sembra essere proprio la certezza della vittoria di Hofer. Se davvero il candidato dell’FPÖ gode di un ampio margine di vantaggio, allora molti simpatizzanti di destra potrebbero anche ritenere non necessario andare a votare. Quando occorre mobilitarsi è molto più brava la sinistra a ricompattare i ranghi e costringere gli elettori a recarsi alle urne.

Polarizzarsi contro Hofer produce l’opposto

Se in troppi dovessero schierarsi contro Hofer, si otterrebbe l’effetto contrario a quello sperato e si invoglierebbero gli austriaci a votare per l’FPÖ, quasi a dimostrare che nessuno può eterodirigere le proprie scelte, né con ingerenze dall’estero, né con movimenti d’opinione interni al Paese. Un po’ come avvenne con Kurt Waldheim accusato di aver mentito sui suoi trascorsi militari tra il 1938 e il 1945, e avere collusioni con il regime nazista, ma eletto ugualmente Presidente della Repubblica nel 1986. Un’occasione nella quale l’Austria ha dimostrato la sua autonomia decisionale.

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In sintonia con la pancia degli austriaci

Hofer nel suo messaggio elettorale sembra proprio sottolineare un punto cruciale, ovvero che l’Austria debba fare solo ciò che è meglio per se stessa, senza farsi imporre da altri Paesi cosa fare. Autodeterminazione e nazionalismo. Anti-immigrati, anti-Islam, contro gli aiuti ai rifugiati, contro gli asili dispensati a pioggia e senza scadenza, Hofer sa interpretare gli umori serpeggianti tra la gente, sa parlare alla pancia del Paese.

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Giovani, classe medio-bassa, ceti poco colti, che per anni sono stati il bacino dei votanti di socialdemocratici e Popolari, oggi si sentono rappresentati dall’FPÖ, l’unico partito che dia risposte chiare alle proprie paure: il timore di perdere ciò che si è avuto finora, il sospetto nei confronti del diverso, il senso di insicurezza e impotenza di fronte alle masse di rifugiati che si sono riversate negli ultimi mesi in Austria. La cosmopolita e sonnecchiante Vienna non è certo l’osservatorio privilegiato per capire cosa succeda nel Paese perché dalla seconda guerra mondiale ad oggi è sempre stata amministrata dai Socialdemocratici, votati in massa, ma il resto dell’Austria è fondamentalmente conservatore, nero, retrivo.

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Cosa fa Van der Bellen?

Anche Alexander Van der Bellen è un outsider. Leader storico dei Verdi e professore universitario, è stato richiamato dalla pensione per salvare il Paese dall’avanzata della destra radicale e per colmare un vuoto enorme di figure carismatiche tra i Socialdemocratici. Di tutt’altro tenore la sua posizione sui rifugiati e su come gestire l’emergenza, che porterebbe di nuovo l’Austria ad allinearsi al fianco di Angela Merkel nella politica dell’accoglienza e della tolleranza. Né l’SPÖ, né l’ÖVP, né i Neos hanno deciso di appoggiare apertamente Van der Bellen.

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Per vincere dovrebbe attaccare duramente Hofer, ma l’ex professore universitario è un mite e sembra esitante ad ingaggiare un duello senza esclusione di colpi, che tolga la maschera che molti dicono Hofer abbia, disvelando il suo vero volto che sarebbe tutt’altro che rassicurante e buono come il suo aspetto farebbe presupporre.

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L’età inoltre sembra giocare un ruolo chiave, anche lo stesso Hofer in una conferenza stampa di un paio di settimane fa aveva definito il 72enne Van der Bellen un nonno, rispetto a lui che è nel vigore dei suoi 45 anni.

Kern e la sua squadra formata in tempo record

Mentre ci si concentra sul ballottaggio ormai imminente, il nuovo Cancelliere federale Christian Kern, ex manager, a capo dell’ÖBB, le ferrovie austriache, brucia le tappe e dopo aver giurato martedì, presenta la sua squadra di ministri che hanno a loro volta giurato ieri. E i maligni dicono che abbia scelto un ministro per ogni ala del partito, insomma che abbia accontentato tutte le correnti interne all’SPÖ, che si appresta a investirlo della guida dei socialdemocratici al prossimo congresso, il 25 giugno. Ci sono due esperti, una musulmana, una indipendente. Tutte le varie anime dei socialdemocratici sono rappresentate, dalla sinistra con Jörg Leichtfried (Ministro delle Infrastrutture) e Muna Duzdar Segretario di Stato della Cancelleria, alla destra già rappresentata dal riconfermato Hans Peter Doskozil e da Sonja Hammerschmid (Ministro dell’Istruzione), dai sindacati, alla città di Vienna con Thomas Drozda (Ministro della Cancelleria / Cultura), dalle donne alle Province (solo la Carinzia sembrerebbe essere rimasta a bocca asciutta). Qualche analista sostiene che le dimissioni di Werner Faymann siano state un atto strategico raffinatissimo, perché aver lasciato senza leadership l’Austria, contribuirebbe a evitare che molto del voto di protesta contro il governo possa riversarsi sull’FPÖ. Non resta che aspettare e verificare l’esito delle urne.