Che cosa ci rende felici? O almeno un po’ più felici? Che cos’è la felicità? Come possiamo raggiungerla? Sono solo alcune delle domande alle quali tenta di dare una risposta la mostra The Happy Show, del famoso designer Stefan Sagmeister, in corso a Vienna al MAK, il Museo di Arti Applicate, fino al 28 marzo.
The Happy Show si traduce in un percorso, articolato, interattivo, che fa compiere al pubblico un vero e proprio tour attraverso i vari ambienti, piani e angoli più remoti del museo, inclusi ascensori e bagni. Un giro avvincente per provare a capire cosa ci renda felici e come possiamo avvicinarci il più possibile nella nostra vita quotidiana alla tanto agognata felicità. La mostra è bellissima, piena di immagini che sono un vero e assoluto piacere per gli occhi e per la mente. Ma tutti sono avvertiti, nessuno uscirà dal MAK con la ricetta della felicità in tasca. Di certo, però, si lascerà il museo divertiti e un pizzico più felici.
L’empatia è la chiave di tutto
La bravura di Stefan Sagmeister non sta solo nel suo eccezionale talento grafico, nella sua profonda sensibilità di designer, nella sua estrema simpatia, o nel suo indubbio fascino. Il designer nato in Austria, ma famoso a livello mondiale -ha tra l’altro realizzato alcune delle più celebri copertine di album di Lou Reed e David Byrne– riesce a ingaggiare il pubblico in una serie di riflessioni, profondissime, su temi estremamente impegnati, sempre però sul filo di una sottile e sagace ironia. Sa sempre rivolgersi con empatia, sa creare immedesimazione, ecco perché si rimane davvero catturati, in una mostra dove le immagini contano più delle parole.
Riflettere ridendo, è possibile
L’umorismo raffinatissimo di Sagmeister pervade tutto, ogni suo appunto scritto sui muri, disegno, installazione, filmato, infografica.
Tutto parla di lui, del suo percorso durato dieci anni, di cosa in fondo significhi stare su questa terra e vivere in armonia con essa, senza alcuna ambizione filosofica.
No, non ci sono risposte a tutti i perché. Non ci sono ricette, né segreti da carpire. Forse la sola soluzione è cercare di allenare la nostra psiche così come alleniamo il nostro corpo. Un sano esercizio quotidiano dell’anima e poi la felicità arriverà, forse, quando meno ce lo aspettiamo. L’importante è non aspettarsi che arrivi per forza. L’attesa a volte è più piacevole dell’ottenimento del premio desiderato.
Come è nata l’idea della mostra
Tutta la mostra, che è già stata proposta negli Stati Uniti nel 2012, prende le mosse da una conferenza tenuta dieci anni fa dal designer austriaco dal titolo: “Design and Happiness” (Design e Felicità). Tutto si dipana da lì, attraverso ricerche svolte sulla propria pelle da Sagmeister, anche usando medicine e terapie cognitive.
Cosa mi ha colpito di più
Si passa attraverso installazioni geniali come la macchina dispensa chewing gum, con la quale il pubblico è invitato a dire quanto si ritenga felice da 1 a 10.
Si procede con una corsa in bicicletta con lo scopo di accendere una serie di scritte al neon. No, non impazzite, non pedalate con troppa veemenza, ma lentamente e con determinazione. In fondo sono questi gli elementi vincenti nella vita e quindi anche nella ricerca della felicità.
Si sorride davanti all’ascensore, che si anima quando le porte si aprono e si chiudono.
Si riflette anche andando in bagno.
Guardando le scimmiette di plastica gonfiabile formato gigante si pensa a noi stessi, al nostro io più nascosto.
E quelle scimmiette, così buffe nelle loro pose, sublimano il senso intimo del nostro essere al mondo, trasformandosi in totem dell’incapacità di ascoltare gli altri e di ascoltarsi dentro.
Puro guizzo di genio la macchina che dispensa carte con una serie di giochi di ruolo che ogni visitatore è invitato dal designer austriaco a mettere in atto.
Alcune carte dicono di aggirarsi per la mostra facendo finta di essere lui.
Altre stimolano a individuare quale opera si vorrebbe portare a casa se fosse possibile farlo, scoprire quale opera altri visitatori desidererebbero portar via e aprire con loro un dialogo sulle scelte fatte.
Mai più senza le caramelle allo zenzero
Squisite le caramelle al ginger indonesiane. Il pubblico è invitato ad assaggiarle e vi garantisco che sono buonissime. Al punto che non solo ho fatto il bis, ma sono andata a comprarle immediatamente al negozio di prodotti etnici vicino a casa. Anche questo può essere considerato un piccolo risultato positivo prodotto su di me.