Spot anti-rifugiato in Afghanistan, niente asilo in Austria

Il governo di Vienna sta per lanciare una campagna pubblicitaria per dissuadere i rifugiati provenienti dall’Afghanistan dal richiedere asilo in Austria per motivi economici. “I trafficanti di esseri umani mentono, informatevi! Niente asilo in Austria per motivi economici” esordisce così lo spot, che si ripropone di funzionare come deterrente per migliaia di afghani disperati in cerca di standard di vita migliori sul territorio austriaco. Il battage pubblicitario prevede spot sui social media e in tv, ma anche poster e cartelloni pubblicitari per le strade. Un vero bombardamento mediatico su Facebook, in televisione, per le strade di cinque tra le maggiori città dell’Afghanistan, sugli autobus della capitale Kabul, su oltre un migliaio di siti web afghani, per far diminuire drasticamente all’origine il numero di migranti e far capire loro che in Austria non riceveranno un caloroso benvenuto.

 BMI / Alexander Tuma

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“L’Afghanistan rappresenta il primo passo di questa campagna pubblicitaria -spiega il Ministro dell’Interno federale austriaco Johanna Mikl-Leitner– ma a mano a mano verranno aggiunti altri Paesi”. 

I trafficanti di esseri umani raccontano bugie

“Il governo federale austriaco ha imposto un tetto massimo di rifugiati quest’anno di 37.500 -ha dichiarato il Ministro dell’Interno Mikl-Leitner- Per poter rispettare questo numero occorre rallentare il flusso di migranti nel nostro Paese. Si tratta di una questione di onestà, dobbiamo far sapere che la politica di accoglienza nei confronti dei rifugiati in Austria ha subito un drastico inasprimento”.

BMI / Alexander Tuma

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Vienna sta infatti mettendo restrizioni temporali al rilascio dell’asilo, sta intensificando le deportazioni nei Paesi di origine per coloro che non hanno i requisiti necessari per ottenere asilo, e sta diminuendo notevolmente le pratiche di riunificazione familiare, ponendo condizioni più severe. “Vogliamo che non si creino false aspettative alimentate dai trafficanti di uomini senza scrupoli, che sfruttano la disinformazione e la miseria -rilancia il Ministro Mikl-Leitner- il popolo afghano deve essere informato e deve conoscere le misure restrittive poste in vigore in Austria”.

Più informazione sulle misure restrittive anti-migranti

L’anno scorso l’Austria, un Paese piccolo, con 8,6 milioni di abitanti, ha ricevuto oltre 90.000 richieste di asilo. Inizialmente l’Austria ha adottato una politica delle porte aperte nei confronti dei rifugiati, supportata anche da una reazione estremamente solidale da parte dell’opinione pubblica. I migranti erano per lo più diretti in Germania o nei Paesi scandinavi, e solo una parte minoritaria decideva di chiedere asilo in Austria. Adesso che la Germania comincia a rimandare indietro migranti che non hanno i requisiti per ottenere l’asilo, l’Austria si trova a dover affrontare un ulteriore problema. Anche il cancelliere Werner Faymann ha recentemente detto che l’Austria non può diventare un punto di raccolta per migliaia di migranti. Anche perché, secondo i Servizi di Intelligence Militare austriaci nelle prossime settimane e mesi, se la Germania non dovesse riuscire a dare asilo al milione e centomila rifugiati che ne hanno finora fatto richiesta, potrebbero riversarsi in Austria oltre mezzo milione di migranti. Una situazione che, se si verificasse, sarebbe insostenibile per l’Austria, che si trasformerebbe in una zona d’attesa per migliaia e migliaia di rifugiati da rispedire nei loro Paesi d’origine.

BMI / Alexander Tuma

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Afflusso minimizzato, ma la rotta balcanica è davvero chiusa?

Con le misure restrittive, con maggiori controlli lungo i valichi di confine e con l’imposizione unilaterale di un tetto massimo giornaliero e di transito sul proprio territorio, l’Austria attualmente è riuscita a interrompere l’afflusso di rifugiati dalla cosiddetta rotta balcanica, come mi ha confermato il portavoce del Ministro dell’Interno Karl-Heiz Grundböck. Complice anche la chiusura dei confini della Slovenia con la Croazia a partire dalla settimana scorsa, nonché l’intensificazione dei controlli operata dalla Serbia con la Macedonia e la Bulgaria. Almeno al momento la cosiddetta rotta balcanica sembrerebbe interrotta, ma sono almeno 13.000 i migranti bloccati in Grecia, in condizioni disumane, ammassati in strutture e campi inadeguati, sull’orlo di una drammatica crisi umanitaria. Mentre la Turchia offre rifugio a 2,7 milioni di profughi provenienti per lo più dalla vicina Siria.

Quali devastanti conseguenze potrebbero esserci per l’Italia, se si intensificassero nuovamente i viaggi della speranza verso la rotta del Mediterraneo Occidentale?

In Austria è piena campagna elettorale

Se il Ministro dell’Interno Mikl-Leitner ha espresso grande scetticismo riguardo all’accordo fatto dall’Unione europea con la Turchia, anche il Ministro degli Esteri Sebastian Kurz ha dichiarato che occorre chiudere anche la cosiddetta rotta del Mditerraneo Occidentale, ovvero quella diretta verso l’Italia, perché deve essere chiaro a tutti i migranti che la politica delle porte aperte in Europa è finita. Ma questa politica restrittiva nei confronti dei rifugiati in Austria sembra soprattutto rispondere a esigenze di tipo elettorale. Infatti il 24 aprile ci saranno le elezioni presidenziali e come si è verificato alle amministrative dell’ottobre 2015 l’opinione pubblica austriaca si è spostata verso posizioni di scetticismo, chiusura e sospetto nei confronti dei migranti. Uno spostamento che ha corrisposto a un’avanzata della destra estrema dell’FPÖ e a una punizione da parte dell’elettorato della coalizione del governo federale.

E che il vento sia mutato un po’ ovunque, lo dimostrano anche le elezioni in Germania, dove nelle regioni in cui si è votato si è registrato un notevole balzo in avanti della destra populista e risultati fortemente deludenti per Cdu e Spd.