Shalizah è una bambina afghana di circa 12 anni. È fuggita da quelle porzioni di Afghanistan ancora sotto il controllo dei Talebani. Ha lasciato il suo Paese assieme alla sua famiglia: madre, padre e un fratellino più piccolo. Hanno fatto richiesta di asilo in Austria e sono ancora in attesa della chiusura della loro pratica. Per lei, il diritto all’istruzione era negato, perché alle donne, in alcune parti dell’Afghanistan ancora oggi non è consentito studiare.
A Vienna Shalizah potrebbe avere l’opportunità della vita, potrebbe coronare il suo sogno di diventare un giorno una scienziata capace di lasciare un segno nella storia.
Incontro la piccola Shalizah in una pregevole iniziativa per i rifugiati in attesa di asilo, organizzata dalla Croce Rossa viennese. Un’idea trasformata in realtà da Daniela Angetter Coordinatrice della Croce Rossa di Schwechat. Un pomeriggio, nel quale i rifugiati e i loro figli, visitano una scuola pubblica del diciottesimo distretto di Vienna.
Una straordinaria iniziativa per metterli a stretto contatto con insegnanti e alunni che hanno preparato attività di svago e piccoli assaggi di materie scolastiche che presto faranno parte dei programmi di studio che i bambini rifugiati affronteranno.
Un modo per far toccare con mano quale sarà la realtà educativa che si dischiuderà per i loro ragazzi una volta ottenuto l’asilo, per accostarsi alla cultura austriaca.
Lezioni di applicazioni tecniche e pittura, per far cimentare soprattutto i più piccoli. Gettonatissime le lezioni di cucina, oggi si infornano biscotti e tutti anche ai bimbi di pochi anni viene data la possibilità di preparare l’impasto con la farina e utilizzare gli stampini.
Per altri c’è la musica e una sorta di karaoke. Altri fortunati bambini hanno anche l’opportunità di entrare in un laboratorio di scienze e assistere a qualche piccolo esperimento. È in questo contesto che mi colpisce Shalizah. Sembra essere l’unica a mostrare la scintilla viva della curiosità, quella molla incontenibile che ti fa divorare con gli occhi tutto ciò che ti circonda.
Osserva tutto Shalizah, le bacheche con gli animali esposti, i minerali di ogni tipo, e quando è il momento dell’utilizzo del microscopio è in prima fila, pronta a fare tesoro della magnifica esperienza, riuscire a vedere l’invisibile, scoprire le trame segrete di oggetti o frammenti di oggetti apparentemente insignificanti.
Persino un capello può diventare un mondo inesplorato, e Shalizah, è avida di conoscenza, si fa spiegare come usare il microscopio, ed è bravissima a mettere a fuoco e a vedere la struttura del campione sul vetrino.
È la prima volta che le capita un’occasione simile, e Shalizah non è paga.
Continua il suo viaggio nella conoscenza, con una gioia, che difficilmente ho mai visto negli occhi di uno studente italiano o austriaco. Assiste ad un piccolo esperimento di reazioni chimiche. Guarda lo scheletro umano e animali imbalsamati. Sembra non averne mai abbastanza e ogni tanto intercetta lo sguardo dei suoi genitori e sorride loro con entusiasmo incontenibile, entrandomi nel cuore. Deve essere meraviglioso per lei trovarsi anche solo per poche ore a contatto con il luogo preposto al sapere, e la scienza sembra davvero interessarle molto. Non aveva diritto all’istruzione in quella parte di Afghanistan da cui lei proviene.
Qui in Austria, grazie alla sua sete di conoscenza e alle opportunità di studio che nessuno le negherà, potrebbe diventare in un prossimo futuro una ricercatrice famosa, una scienziata di talento, che forse potrebbe fare scoperte destinate a cambiare la storia.
Quando la vedo correre nella palestra, mi rendo conto di quanto immensa sia la sua voglia di vivere, di apprendere, di fare tesoro di tutto ciò che questa giornata può offrirle. Corre, libera, gioca a pallavolo e qualsiasi cosa faccia, sembra che per dote naturale non possa che venirle bene.
È un piacere osservarla palleggiare, mentre altri suoi coetanei o ragazzini più grandi giocano a calcetto, nello stesso campo. È l’unica bambina, eppure tutto si svolge con assoluta normalità. Bambini e bambine assieme, un concetto impensabile nei luoghi da cui proviene. Una realtà qui, in una scuola di Vienna, nel cuore dell’Europa.
Attualmente in Austria sono 10.000 i bambini rifugiati che frequentano la scuola. Di questi 2.000 si trovano a Vienna. E proprio nella capitale austriaca sono nate recentemente delle classi speciali, pensate apposta per i bambini rifugiati, per consentire loro di imparare il tedesco e di apprendere i fondamenti della cultura europea, assistiti anche da insegnati che parlino la loro lingua d’origine. Per ora esistono solo dieci classi speciali per bambini rifugiati a Vienna, ma altre ne nasceranno presto. L’obiettivo è favorire il prima possibile una piena integrazione e fornire sostegno soprattutto nelle materie più importanti come tedesco, matematica e letteratura, nelle quali i bambini rifugiati sono più indietro. Un’iniziativa lodata dai cristiano-democratici dell’ÖVP, che con il suo leader viennese Gernot Blümel si sono espressi a favore ritenendo questa l’unica soluzione possibile per colmare le differenze e far frequentare ai bambini rifugiati quanto prima le classi regolari. Per il portavoce del settore Istruzione dei Verdi, Harald Walser, occorre essere sicuri che non restino pure misure di emergenza, ma che preparino nel più breve tempo possibile i bambini rifugiati a un normale percorso scolastico. Se a Vienna le classi speciali per bambini rifugiati hanno fatto la loro comparsa solo ora, le scuole della Bassa Austria hanno già adottato la formula dallo scorso autunno.