Il pianoforte era scritto nel suo destino, forse nel suo dna. Ryoko Tajika ha scelto di suonarlo quando aveva appena due anni. Quando lo ha visto a casa della nonna ha capito che era una parte di lei, che le note del piano sarebbero diventate le sue parole, il suo linguaggio, il suo modo di comunicare più autentico. Oggi, musicista di successo e moglie di un diplomatico italiano, vive a Vienna.
Una Vienna da film, come ne “Il Terzo Uomo”
La incontro nell’edificio che è stato la location di una parte consistente del film “Il Terzo Uomo” con Orson Welles.
Il palazzo dal quale si dipana tutta la storia noir diretta da Carol Reed nel 1949, in cui domina una Vienna in chiaroscuro, divisa e distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Riconosco l’atrio, il cortile, la scala, che ho visto nella sequenza del celebre film.
Le statue, gli arredi, i marmi mi fanno rivivere la magia di un’altra epoca.
Incontro Ryoko Tajika in questo capolavoro di architettura, carico di vestigia del passato, in quello che ai miei occhi sembra quasi un set cinematografico. Ma non è fiction, non è cinema, Ryoko, la sua personalità magnetica e la sua musica sono più che mai reali.
In Austria, i primi contatti con l’Europa
È tornata dopo molti anni in Austria, dove era stata dopo l’università, il Collegio di Musica Kunitachi di Tokyo, in seguito alla vincita di una borsa di studio. Tra Salisburgo e Vienna Ryoko viene a contatto diretto per la prima volta con la musica europea. Il suo ritorno a Vienna adesso, è un cerchio che si chiude. “Quando sono venuta in Austria tutto mi sembrava meraviglioso. Trovavo melodioso persino il suono delle campane, così diverso da quello dei templi giapponesi. Persino l’aria mi sembrava magica, così secca e non umida come quella del Giappone” racconta Ryoko.
In Giappone, all’università della musica
I suoi primi contatti con maestri europei erano però iniziati al Collegio di Musica Kunitachi. Qui Ryoko vince in modo inatteso un’audizione per cinque posti. Cinque soli studenti su oltre 250 avrebbero avuto la possibilità di studiare con un maestro francese. È allora che la sua musica impetuosa, con estrema potenza di suono, si trasforma acquistando pian piano respiro, pause, sentimento, tingendosi di sfumature sonore ed emotive. Una rivoluzione per lei, un cambio di prospettiva radicale che si compirà gradualmente a partire dal suo primo soggiorno di studio in Austria.
Roma, un punto di svolta
Poi sarà la volta di Budapest all’Accademia di Listz, un passo in più per entrare nello spirito europeo. E ancora Salisburgo, dove avverrà l’incontro musicale che imprimerà una svolta alla sua musica e alla sua carriera professionale. Venuta in contatto con il maestro Sergio Perticaroli, Ryoko deciderà di recarsi a Roma per studiare nella prestigiosa Accademia di Santa Cecilia. E poi frequenterà un corso di specializzazione all’Accademia Chigiana.
“All’inizio cercavo di snaturarmi, di cambiare pelle, di scrollarmi di dosso il mio Giappone. Con il tempo e la maturità ho imparato a fondere la mia essenza giapponese con tutto ciò che ho appreso nei miei viaggi e nei miei soggiorni di studio e lavoro all’estero, aggiungendo sfumature alla mia musica” mi spiega Ryoko con sguardo sereno.
La magia delle note
La prima volta che l’ho sentita suonare è stato qui a Vienna, a Palazzo Metternich, all’Ambasciata Italiana.
Un concerto pre-natalizio che ha emozionato il pubblico profondamente.
Il suo modo di suonare è così pieno di vibrazioni, da scatenare una tempesta emotiva in chi l’ascolta.
Ryoko comunica attraverso le note e arriva dritta al cuore. Anche la scelta dei brani e i rimandi a Roma, hanno rappresentato un elemento empatico fortissimo.
Mi racconta di Roma, la città dove ha trovato se stessa in musica: “A Roma ho visto il sole -dice con tono appassionato- Appena arrivata ho pensato che finalmente iniziavo a respirare. Ho sentito la libertà. Ho trovato il mio centro, il mio equilibrio. È stata una bellissima sensazione. Il sole cambia tutto”.
In giro per il mondo, sulle note del suo pianoforte
Non si ferma Ryoko e la musica e il suo pianoforte la portano a lavorare in Sud Africa. Qui incontra il Console italiano a Durban, che poi diventerà suo marito. Con lui continua a viaggiare per il mondo: Washington, San Pietroburgo, Vienna.
Il suo cuore, la sua generosità, traspaiono attraverso il suono del suo pianoforte, pieno di umanità e sentimenti. Non solo Ryoko comunica con le note, ma, sempre grazie al suo pianoforte, aiuta chi soffre, organizzando spesso concerti di beneficenza.
I viaggi, i contatti culturali, l’amore, il dolore, tutto ha contribuito a dare alle sue note, spessore, energia, profondità. Puntando dritto all’anima Ryoko è capace, suonando il pianoforte, di dialogare con il pubblico in musica, senza bisogno di parole.