La crisi dei rifugiati continua ad essere un tema molto caldo in Austria. Proprio domani, a Vienna, avrà luogo un summit tra rappresentanti del governo federale e i governatori dei nove stati federali (Land), per affrontare la spinosa questione migranti.
Dopo la politica dell’apertura e della solidarietà, l’Austria si chiude e decide di intensificare i controlli lungo i propri confini e sul territorio.
Non solo il Ministro degli Affari Esteri e dell’Integrazione Sebastian Kurz definisce la nuova linea di condotta austriaca in materia di rifugiati. Anche il cancelliere Werner Faymann preannuncia un drastico cambiamento di rotta e la necessità di una significativa riduzione del numero totale di rifugiati sul territorio austriaco.
Kurz ha detto che sia l’Unione Europea, sia l’Austria sono provate da questa ondata massiccia di migranti, giunti soprattutto da Siria e Afghanistan. E se l’Europa non è riuscita a definire la questione relativa alle quote, con molti paesi di Centro ed Est Europa che si rifiutano di ospitare sul proprio territorio i rifugiati a loro assegnati, l’unica via per evitare il caos è intensificare i controlli lungo i confini e agire a livello nazionale laddove l’Unione Europea sembra non avere sufficiente coesione, potere decisionale e fermezza.
La Grecia rappresenta un punto debole, ma anche la Slovenia sembra attualmente incapace di gestire da sola l’afflusso di rifugiati che è solo lievemente diminuito con l’arrivo dei rigori invernali.
Nel 2015 l’Austria è stato il paese nel quale sono confluiti e transitati centinaia di migliaia di rifugiati, la maggior parte dei quali diretti poi verso Germania e Svezia.
90.000 rifugiati sono rimasti in Austria, presentando regolare richiesta d’asilo, con un incremento del 200% rispetto al 2014, quando erano pervenute solo 28.000 richieste di asilo. Per il Ministro Sebastian Kurz l’Austria non potrebbe sostenere un simile numero anche nel 2016.
In ogni caso l’Austria respinge le domande di asilo al ritmo di circa 1.000 al giorno.
La situazione è critica perché anche se l’afflusso dalla via balcanica si era leggermente ridotto nelle scorse settimane, i migranti continuano ad entrare a migliaia ogni giorno sul suolo austriaco. Esiste al tempo stesso un’ondata di ritorno, ovvero molti rifugiati vengono rimandati indietro in Austria da Svezia e Danimarca e dalla Germania, perché le loro richieste di asilo vengono rifiutate, o perché risultano sprovvisti di regolari documenti. La Germania respinge rifugiati al ritmo di 200-300 al giorno, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno austriaco. La maggior parte dei migranti respinti arriva da Afghanistan, Marocco e Algeria. Questo “afflusso di ritorno” di migranti è di difficile gestione per un Paese relativamente piccolo come l’Austria.
“I rifugiati che vogliono chiedere asilo in Germania possono passare attraverso le frontiere austriache, gli altri rifugiati vengono rispediti indietro”, ha detto il Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner alla ORF, la tv pubblica austriaca.
L’Austria intende bloccare i rifugiati direttamente lungo i suoi confini meridionali, ossia con la Slovenia. Ecco il perché dell’impiego dell’esercito alle frontiere, non solo per porre in atto quel necessario rafforzamento dei controlli, ma anche perché possa funzionare da deterrente per quei migranti che decidano di utilizzare vie illegali per entrare sul suolo austriaco.
Almeno 2.568 migranti sono stati fermati, impedendo loro di entrare in Austria attraverso la Slovenia dalla fine di dicembre.
Dalla Slovenia, attraverso la cittadina di Spielfeld in Stiria, nelle passate settimane la situazione sembrava relativamente calma, anche grazie alla barriera costruita prima della fine di dicembre 2015. Ma la polizia sostiene che nei giorni scorsi il ritmo di afflusso dei rifugiati sia salito attorno ai 3.500 al giorno attraverso il confine con la Carinzia. Arrivando a registrare l’entrata di circa 6.000 migranti al giorno dalla Slovenia nelle ultime ore.