La crisi dei rifugiati continua ad avere un impatto politico nelle elezioni dei paesi dell’Europa Centro-orientale. Le elezioni politiche di domenica in Croazia, sono state le prime da quando è entrata a far parte dell’Unione europea nel 2013.
Il partito conservatore, di centrodestra, l’HDZ (Unione Democratica Croata), guidato da Tomislav Karamarko, è il primo partito, avendo ottenuto 59 seggi. Mentre il partito di centrosinistra SDP, guidato dal premier uscente Zoran Milanović, ha ottenuto 56 seggi. Ai seggi dei socialdemocratici vanno aggiunti anche i 3 di IDS (la Dieta democratica istriana) che ha fatto parte del governo negli ultimi quattro anni. Di certo nessuna delle due principali forze politiche ha i numeri per governare da sola, non avendo raggiunto i 76 seggi su 151, necessari per avere la maggioranza nel parlamento di Zagabria.
Most, la vera sorpresa delle elezioni croate
I risultati elettorali di queste elezioni politiche, alle quali l’affluenza è stata del 60,14%, hanno consegnato un paese per ora ingovernabile. Per uscire da questa situazione di stallo e dare un governo alla Croazia, è necessario che si formi una coalizione, la cui tenuta per tutti e quattro gli anni della legislatura è secondo molti analisti tutt’altro che scontata. La grande sorpresa di queste elezioni è rappresentata da Most (Ponte), una nuova formazione di candidati indipendenti, che si è attestata come terzo partito nazionale, guadagnando ben 19 seggi. Sarà Most l’ago della bilancia, il partito al quale secondo le dichiarazioni di una delle sue figure di spicco, Drago Prgomet: “spetterà decretare chi sarà il premier del nuovo governo”. Non è escluso comunque che possa profilarsi all’orizzonte anche una Große Koalition alla tedesca. Al momento non ci sono stati incontri tra Most e il partito conservatore, o i socialdemocratici. Una decisione potrebbe essere presa entro la fine di questa settimana. Il leader della neoformazione Ponte, Bozo Petrov, ha fatto sapere che il suo partito non è interessato ad alcun ministero o posizione chiave nel futuro governo, ma che la sola questione importante è attuare le riforme di cui la Croazia ha bisogno. Al tempo stesso, come riportano alcuni media locali, il messaggio di Drago Prgomet a HDZ e SDP è molto chiaro: “Il nuovo premier non sarà né Karamarko, né Milanović”. E molti commentatori sembrano vedere con favore un premier di Most, che guiderebbe così un governo di minoranza per rilanciare l’economia del paese attraverso le riforme. Il portale croato Jutanji ha indetto un sondaggio: “Con chi dovrebbe allearsi Most?”. Per il momento il 65% di chi ha risposto vede con favore una coalizione di Most con SDP, mentre il 18% ha detto che sarebbe meglio che non facesse alcun tipo di coalizione.
I partiti politici tradizionali perdono colpi, l’economia croata arranca
Al di là della decisione che Most prenderà nei prossimi giorni, il successo registrato da questa neonata formazione indipendente dimostra che gli elettori croati sono fortemente delusi dai partiti tradizionali, responsabili di non aver dato risposte adeguate ai problemi economici che attanagliano il paese. Il tasso di disoccupazione in Croazia è al 15,4%, il terzo peggior dato dell’Unione europea dopo Grecia e Spagna. Preoccupante anche il dato sulla disoccupazione giovanile, al 43,1%, anch’esso tra i più alti dell’Ue. Mentre il debito pubblico si sta avvicinando al 90% del PIL. Dopo una recessione che dura dal 2008, la Croazia ha iniziato solo quest’anno a registrare una debolissima crescita dello 0,9%, mentre la European Bank for Reconstruction and Development prevede che l’economia crescerà solo dello 0,5% nel 2016. Gli elettori non sembrano però aver premiato l’SDP, che non avrebbe realizzato le riforme del settore pubblico e non avrebbe spinto abbastanza sulle energie rinnovabili. Anche nelle loro campagne elettorali tanto i conservatori, quanto i socialdemocratici non hanno dato risposte convincenti su come affrontare la complicata situazione economica del paese. Most rappresenta sicuramente una ventata d’aria nuova e può dare energia, incisività e concretezza a qualsiasi coalizione dovesse prendere forma nei prossimi giorni.
Oltre ai rifugiati anche tanti croati in miseria
Il premier uscente Milanović ha dato una risposta compassionevole e solidale all’emergenza rifugiati. La Croazia si è vista invasa da migliaia di migranti negli ultimi mesi, soprattutto da quando l’Ungheria ha chiuso le proprie frontiere. Sono infatti transitati oltre 320.000 rifugiati dall’inizio dell’anno, e l’ondata non sembra arrestarsi. Anche nella giornata di domenica, mentre gli elettori si recavano alle urne, migliaia di migranti provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, hanno attraversato i confini croati. E se l’atteggiamento di apertura dell’SDP ha ricevuto il plauso di una parte del paese, l’HDZ, con la sua volontà di utilizzare l’esercito e di costruire barriere per arginare nuovi arrivi, ha dato voce a una consistente fetta di paese che mal tollera che ci si occupi dei rifugiati quando niente si è finora fatto per i tanti cittadini croati poveri e bisognosi di sostegno.