Westbahnhof, binario 1

Dal binario 1 della stazione Westbahnhof di Vienna non partono e non arrivano treni. È il binario sospeso. Lungo quella pensilina transitano solo i rifugiati.

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Qui vengono smistati cibo, acqua, medicine, si distribuiscono detergenti per lavarsi, ci si prende cura di chi ha bisogno, soprattutto dei bambini. Proprio al binario 1 si intrecciano le storie dei rifugiati e di chi li aiuta.

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Rima ha 29 anni. In braccio la più piccola dei suoi tre figli, Thalia, una bambina di 1 anno. Ahmad e Luna, hanno 8 e 9 anni. Rima arriva dalla Siria, dalla martoriata città di Aleppo. Ha lasciato alle sue spalle violenza, distruzione e morte. Nei suoi occhi la stanchezza del lungo viaggio, sul suo volto la speranza riaccesa dall’essere oggi qui a Vienna. Un viaggio lunghissimo, quello affrontato da Rima. Abbiamo preso treni, autobus, macchine, siamo andati anche a piedi per molti tratti, racconta con la voce tremante, attraversando la Turchia, la Grecia, la Macedonia, la Serbia e l’Ungheria. Un cammino durato più di tre settimane. A Budapest anche lei e la sua famiglia sono rimasti bloccati alla stazione Keleti. Sono stati momenti terribili, eravamo in condizioni disumane.

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Oggi però il suo volto si accende di speranza, presto raggiungerà il Belgio, dove vuole ricominciare a vivere, senza avere più paura, lontano dalle bombe e dall’orrore.
Anche Christina ha 29 anni. È viennese, fa la volontaria alla Caritas.

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Ha passato la notte alla Westbahnhof. Non ha dormito. Ha accolto, soccorso, rifocillato rifugiati per quasi 20 ore ininterrotte, ma ha ancora la forza di sorridere a chi le chiede aiuto. Questo è il suo giorno di riposo al lavoro. Christina ha deciso di dedicarlo agli oltre mille rifugiati che accalcano anche oggi la Westbahnhof.
Il Ministero Federale dell’Interno ha detto che negli ultimi giorni sono transitati sul suolo austriaco 16.000 migranti. Di questi solo qualche centinaio ha chiesto asilo in Austria. Più di 17.500 sono arrivati in Germania, alcuni giunti anche direttamente dall’Ungheria.