La destra che si sente centro

La nuova destra austriaca, che ha raggiunto il 49,7% dei voti alle presidenziali, perdendo al fotofinish contro Alexander Van der Bellen, quella che ha il volto pulito e rassicurante di Norbert Hofer, non vuole essere definita destra estrema. Anzi, va oltre, e colloca se stessa al centro, ad occupare quella posizione di centrodestra, che è stata finora appannaggio esclusivo dell’ÖVP. All’indomani dei risultati elettorali lo dicono a chiare lettere sia Hofer, sia Strache: “Noi non siamo un partito di ultra-destra. Non chiamateci più così” hanno più volte ripetuto. Un partito di ultra-destra non avrebbe mai riportato un risultato di simili proporzioni, si sarebbe al contrario fermato appena al 2%, dicono all’unisono. L’FPÖ è una destra moderna, liberale, che si sente di centro, una nuova destra capace di attirare elettori anche tra coloro che non sono simpatizzanti, o dichiarati sostenitori del Partito della Libertà. Una nuova destra che ridefinisce se stessa, si ridisegna in chiave moderata, perché capisce che solo così può attirare anche chi aveva scelto altre formazioni conservatrici, riuscendo a sfondare davvero.

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Quel sorpasso così vicino alle amministrative dello scorso ottobre, così a portata di mano, eppure non ottenuto, sembra essere adesso un’esperienza lontana anni luce. Quello che si è verificato a queste presidenziali segna una nuova fase nella vita politica del Paese, rappresenta un evento di rilevanza epocale e ha riscritto, spazzandola via in poche settimane, l’intera storia politica austriaca. Mai l’Austria, di norma un Paese piuttosto noioso, è stata al centro dell’attenzione del mondo. Mai la politica austriaca è stata così interessante, così avvincente, così importante anche nel possibile ridisegno degli equilibri geopolitici dell’Europa e del mondo.  Continua a leggere



Vittoria per un soffio

L’entusiasmo è alle stelle tra i sostenitori di Alexander Van der Bellen. Si sono dati appuntamento per festeggiare in modo spontaneo al MuseumsQuartier, il cuore pulsante della cultura viennese, un polo museale dove coesistono capolavori del passato e arte contemporanea. La festa dopo una rimonta che ha il sapore del miracolo. Alexander Van der Bellen ce l’ha fatta, è il Presidente della Repubblica austriaca. Una vittoria sul filo di lana: 50,3 a 49,7. Il candidato ecologista vince per una manciata di voti, appena 31.000. Determinanti le preferenze degli elettori giunte per posta. Un testa a testa che ha tenuto tutto il Paese con il fiato sospeso per 24 ore. Tanto c’è voluto per conoscere il risultato delle elezioni. Tanto ha richiesto lo spoglio di quei 885.437 voti, pari al 14%, che hanno fatto la differenza. Secondo il Ministero dell’Interno di questi voti, dopo scorpori e esclusione di schede nulle, ne sono rimasti validi 746.710. Il 61,7 è andato a Van der Bellen, il 38,3 a Hofer. L’acclamazione il lunedì pomeriggio.

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Come si è avuta la certezza di quel risultato è iniziata la festa, quella che non si era potuta celebrare la sera prima. In anticipo sull’ufficializzazione del verdetto delle urne da parte del Ministero dell’Interno, Norbert Hofer, il candidato dell’FPÖ, che fino al mattino sembrava essere in vantaggio, si congratula con l’avversario e gli rende il merito della vittoria.  Continua a leggere



La faccia pulita della nuova destra

Il ballottaggio per le presidenziali si avvicina a grandi passi e il volto pulito di Norbert Hofer potrebbe essere quello del nuovo Presidente della Repubblica austriaca. È sempre stato lui il candidato da battere, ma ora gli ultimi sondaggi della Gallup Österreich lo danno in netto vantaggio su Alexander Van der Bellen, di ben sei punti percentuali: 53 a 47. Il testa a testa preventivato dagli esperti sembrerebbe superato e sempre più indecisi propenderebbero per il candidato della destra radicale.

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Nei manifesti della campagna elettorale Norbert Hofer appare rassicurante, con i suoi tratti gentili. Lui, l’ingegnere aeronautico, lo scienziato prestato alla politica, gode del favore degli austriaci. È scampato alla morte in seguito a un incidente avuto facendo paragliding. Era in fin di vita, ma poi i medici sono riusciti a rendere possibile l’impossibile e oggi, anche se con l’aiuto di un bastone, è in grado di camminare. Questo suo limite nella deambulazione gli ha attirato la simpatia dei più.  Continua a leggere



L’Austria svolta a destra?

Il primo turno delle presidenziali ha generato uno squasso tale da scuotere l’Austria fino alle fondamenta. Il successo al di sopra di ogni aspettativa dell’FPÖ ha messo in seria crisi lo strapotere dei due grandi partiti: i Socialdemocratici (i rossi) e i Popolari (i neri).

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Le dimissioni del Cancelliere Werner Faymann, arrivate come una doccia fredda per gli austriaci, ma forse fin troppo tardivamente per gli osservatori internazionali, ha fatto precipitare gli eventi. Effetto domino non è solo una profonda discussione all’interno dell’SPÖ, il partito socialdemocratico guidato da Faymann, ma anche all’interno della compagine di governo, quella große Koalition che guida il Paese da dieci anni. Quella in atto è una crisi di proporzioni storiche dei due principali partiti austriaci, SPÖ e ÖVP, centrosinistra e centrodestra, che di fatto si spartiscono il potere e la leadership dal dopoguerra a oggi: settant’anni di indiscussa gestione della cosa pubblica, a tutti i livelli. Ma perché all’improvviso l’Austria da rossa e nera si tinge ovunque di blu, il colore della destra radicale del Partito della Libertà, l’FPÖ?  Continua a leggere



Austria: altro che terremoto

Il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali austriache è stato un terremoto politico. Allo stesso tempo, però, anche una scossa tellurica vera di 4.2 gradi della scala Richter, ha fatto tremare la terra per alcuni secondi, facendosi soprattutto sentire nella capitale, Vienna. I media austriaci hanno parlato di incubo per i due partiti della coalizione di governo, di svolta epocale, tanto da scrivere dell’avvento della Seconda Repubblica, di terremoto, appunto.

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La destra estrema di deriva xenofoba dell’FPÖ, il Partito della Libertà, riporta un successo senza precedenti. Il candidato del Partito della Libertà raggiunge il 36% dei consensi, diventando l’uomo da battere. A contendergli la presidenza della Repubblica al ballottaggio del 22 maggio ci sarà l’outsider Alexander Van der Bellen, figlio di rifugiati scappati dall’Estonia nel 1940 al tempo dell’invasione sovietica, veterano dei Verdi, economista e professore universitario molto amato dai giovani, che però si è fermato al 21% delle preferenze.  Continua a leggere



Austria: venti agitati sulle presidenziali

Le presidenziali che si terranno il 24 aprile non saranno elezioni che si risolveranno alla prima tornata. Sicuramente sarà necessario andare al ballottaggio il 22 maggio, perché nessun candidato è così forte da essere in grado di conquistare la maggioranza dei voti al primo colpo. Anzi è caccia all’ultimo voto, in una corsa disperata ad accaparrarsi il favore di un elettorato che mai come stavolta sembra diviso, ondivago e sfuggente.

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I sentimenti che serpeggiano tra gli austriaci sono contrastanti. Una porzione del Paese guarda con crescente sospetto e paura al gran numero di rifugiati che si sono riversati sul suolo austriaco negli ultimi mesi. Ecco perché la crisi dei rifugiati ha dominato e domina la campagna elettorale.  Continua a leggere



Austria: il rap di Lugner, candidato presidente a 83 anni

Richard Lugner, l’ottantatreenne eccentrico magnate austriaco, famoso soprattutto per portare ospiti famose e talvolta discusse al Ballo dell’Opera, ha da poco lanciato sul web un video con una canzone rap a supporto della sua campagna per le presidenziali austriache.

screen shot da Facebook

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Lugner, personaggio del jet set viennese, ama stupire con iniziative provocatorie. Tra le sue battute trasgressive l’aver definito Kim Kardashian molto noiosa quando l’ha avuta sua ospite al palco del Teatro dell’Opera, in occasione del ballo del 2014.

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