Allarme droni a Dubai

Allarme droni all’aeroporto di Dubai. Due voli Emirates sono stati fatti atterrare in strutture aeroportuali limitrofe nella tarda mattinata di ieri. Una precauzione presa dalle autorità emiratine in seguito all’attività sospetta di un velivolo comandato a distanza, nelle immediate vicinanze dello spazio aereo del Dubai International Airport, rimasto chiuso per quindici di minuti, dalle 12:36 e le 12:51.

Dopo gli attacchi a due dei principali impianti petroliferi sauditi di Abqaiq e Khurais lo scorso 14 settembre, nei cieli del Medio Oriente si è diffusa la paura di nuovi attentati. Così, in via precauzionale, i voli Emirates provenienti da Brisbane con stopover a Singapore e da Delhi, entrambi diretti al Dubai International Airport, sono stati deviati e fatti atterrare rispettivamente sul Dubai World Central e sullo Sharjah International Airport.

Una volta cessato l’allarme i voli sono stati subito reindirizzati sul Dubai International Airport, mentre il traffico aereo è ripreso con il suo flusso regolare appena mezz’ora dopo. Scopriamo di più sull’accaduto e su precedenti casi in cui i droni abbiano paralizzato il traffico aereo di DubaiContinua a leggere



Roma e Vienna unite dal petrolio

Affare da 3,3 miliardi di dollari per l’Eni negli Emirati Arabi Uniti. Un accordo storico che lega economicamente ancor di più l’Italia e Abu Dhabi. È il più importante contratto mai siglato da un investitore straniero nell’ambito della raffinazione del petrolio. Protagonisti, ADNOC, la compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, ed il colosso italiano dell’energia, che ha da poco acquisito il 20% del quarto complesso di raffinazione al mondo, con una produzione di 922.000 barili al giorno, per un valore complessivo di 19,3 miliardi di dollari.

Un accordo che incrementerà del 35% la capacità di raffinazione di Eni e stabilirà a breve anche una joint venture, tra Roma e l’Emirato, nella commercializzazione di prodotti petroliferi destinati a compratori internazionali. L’obiettivo per gli emiratini è raggiungere nuovi mercati e, al tempo stesso, non limitarsi ad essere un semplice produttore di idrocarburi, ma diventare un player integrato dell’energia, avvalendosi per questo della partnership e dell’expertise italiana in materia di raffinazione e tecnologia low carbon. Un modo per far fronte ad un mercato sempre più volatile e accostarsi a nuove piazze, come quella europea. Non concentrarsi solo sull’estrazione, ma produrre e commercializzare derivati del petrolio. Scopriamo insieme altri particolari dell’accordo e come si stiano muovendo le imprese italiane nell’area del GolfoContinua a leggere