Hedy Lamarr è una diva di Hollywood che oggi il grande pubblico quasi non conosce. Vienna le ha dedicato una première teatrale al Theater in der Josefstadt, con una pièce ispirata alla sua vita, Sieben Sekunden Ewigkeit (Sette secondi di eternità), scritta da Peter Turrini, che sarà in scena con varie repliche fino al 14 marzo. Donna di rara bellezza, austriaca, nata a Vienna nel 1914 da famiglia alto borghese, ma in seguito naturalizzata statunitense, Hedy Lamarr, al secolo Hedwig Kiesler, non è stata solo un’attrice famosa, ma anche una geniale inventrice. A lei si deve la creazione di quella che in seguito venne denominata frequency-hopping spread spectrum, alla base delle tecnologie che hanno reso possibili le attuali comunicazioni wireless. Eppure la portata di questa ed altre sue invenzioni, tutte brevettate, che prevedevano all’epoca un utilizzo di tipo bellico, non venne affatto compresa dai suoi contemporanei. Sullo sfondo la Seconda Guerra Mondiale, la minaccia di Hitler, del nazismo e le sue origini ebraiche. Quale credito potevano avere invenzioni tecnologiche proposte da una bellissima diva hollywoodiana? E proprio contro questi cliché e pregiudizi Hedy Lamarr dovette lottare tutta la vita, in un’America nella quale in fondo si sentì sempre straniera e sola. Forse è per questo motivo che non finì gli studi universitari alla facoltà di ingegneria di Vienna, malgrado fosse una studentessa molto promettente, dotata di straordinarie capacità e rara intelligenza. Hedy Lamarr subì il peso soverchiante della sua bellezza, ne fu quasi schiava, e si fece rapire dal sogno di diventare una celebre attrice. Girò 25 film in altrettanti anni, recitando accanto a tutti i più grandi attori dell’epoca: da Spencer Tracy a Clark Gable e James Stewart.
Anche il suo rapporto con gli uomini fu un gioco fatto di seduzione e adorazione, essere ammirata era la sua passione. Fu sempre lei, a soli 19 anni, agli esordi, nella pellicola d’autore Estasi (Ekstase), a scandalizzare per un nudo integrale, una vera trasgressione per quei tempi. Era il 1933. Un film che fece scandalo e al quale la sua vita e la sua carriera rimasero indissolubilmente legate. Sei matrimoni, tre figli, non fu mai animata da un grande spirito materno. Volitiva, indipendente, anticonformista, seppe dire basta a un matrimonio che stava pian piano andando alla deriva, tra insoddisfazione, noia, stanchezza. Ebbe il coraggio di abbandonare Fritz Mandl, suo primo marito, ricchissimo industriale delle armi, ma uomo molto possessivo, per inseguire il suo sogno di gloria nel cinema. Continua a leggere