Gesticolare è un’arte. Noi italiani lo sappiamo bene. Nessuno sa accompagnare il racconto di una storia armonizzando perfettamente parole e gesti delle mani. Forse è per questo che Monica Giovinazzi, attrice e regista, ha deciso di basare sulla gestualità la sua performance in rappresentanza dell’Italia a “Route 28”, una manifestazione artistica che coinvolgerà 15 nazioni europee, in programma a Vienna il prossimo 6 maggio. “Una città. Un giorno. 15 Paesi”, così recita il payoff di “Route 28”. Un viaggio ideale, un tour per il sesto e il settimo distretto, fatto di stazioni nelle quali avviene l’incontro con altrettanti Paesi, con la loro cultura, la loro arte, le loro peculiarità. Il gesto come forma d’arte è l’elemento da cui prende le mosse il lavoro di Monica Giovinazzi. Una performance colorata e coinvolgente, che attrarrà adulti e bambini. Tutti potranno partecipare, prendendo parte attiva allo spettacolo. Si potranno indossare costumi, imparare movimenti e pose, ci si potrà cimentare con i fondamenti di quest’arte antica. Perché gesticolare, caratteristica connaturata all’italianità, ha radici profonde.
Di gestualità si compone la Commedia dell’Arte, nata nell’Italia del sedicesimo secolo, che ha avuto il merito non solo di aver diffuso la comicità, nelle sue forme farsesche, nonché la satira, ma anche di aver portato in scena per la prima volta anche le donne. Da essa hanno preso linfa vitale grandi maestri come Eduardo De Filippo e Dario Fo.
La Commedia dell’Arte è teatralità, improvvisazione, maschere tipiche. E proprio quel gesto che comunica più delle parole e che si fa arte è il principio ispiratore del progetto della tappa italiana di “Route 28”, che si svolgerà a Kirchengasse 33, a Neubau, il vivacissimo 7. Bezirk viennese (il settimo distretto). “Oltre a mettere in scena pantomime tratte da alcuni canovacci della Commedia dell’arte faremo anche partecipare il pubblico, facendogli provare i costumi” mi spiega Monica Giovinazzi. A disposizione degli spettatori vi saranno oltre 50 costumi per adulti e una cinquantina anche per bambini. “Sono tutti abiti realizzati con materiali di recupero, vestiti usati riportati a nuova vita. Proprio nel solco della Commedia dell’Arte. Infatti i commedianti, oltre a scrivere i propri testi, si cucivano anche i propri abiti di scena” aggiunge Monica. Continua a leggere