Vienna, l’emozione sotto la pelle

Skin Deep, la mostra dell’artista Lucia Riccelli, indaga emozioni e fragilità umane nello spazio sospeso della tela, attirando anche il Presidente Van der Bellen. La pittrice italiana vive tra Austria, Italia e Grecia, ma è Vienna ad averle regalato i più importanti riconoscimenti della sua carriera artistica. Infatti, dopo averla scoperta al Leopold Museum e aver acquistato una sua opera, il Presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen colpito dal suo talento le ha commissionato il suo ritratto ufficiale che, alla fine del suo secondo mandato, sarà esposto alla Hofburg, sede della Presidenza della Repubblica federale austriaca.

“Tra noi in qualche modo è nata un’empatia, o una simpatia -mi dice Lucia, descrivendo il rapporto che la lega al Presidente austriaco- In ogni caso è nata anche una grande, reciproca stima”, aggiunge. La capitale austriaca è il luogo in cui forse Lucia si sente maggiormente a casa, anche se per lei, che viaggia molto, casa è il mondo intero: “Adoro Vienna. Ovunque ci sia io e in qualsiasi luogo io possa esprimermi mi sento a casa -mi racconta Lucia- L’Austria per me come artista è un luogo fantastico perché sento che qui vengo valorizzata maggiormente rispetto all’Italia. Gli austriaci apprezzano il bello e sento di essere presa più sul serio”.

Lucia Riccelli è un’artista a tutto tondo, nasce ballerina, studia violino, frequenta l’accademia di belle arti. È la danza contemporanea ad aver riacceso l’interesse di Lucia per la pittura: “Danzando e vedendo i miei colleghi danzatori usare il corpo per esprimere movimenti che non puntavano solo a decorare lo spazio ma che rappresentavano anche una ricerca all’interno della persona sono riuscita a superare un periodo di stasi creativa” mi spiega l’artista. Scopriamo di più su Lucia Riccelli, la sua arte, la sua tecnica pittorica e la mostra Skin Deep.  Continua a leggere

Roberto Bolle e la pace in Ucraina

Attraverso arte, danza e musica Roberto Bolle lancia un messaggio di pace per l’Ucraina dall’Expo di Dubai con lo spettacolo “Roberto Bolle and Friends”. La sua performance diventa non solo strumento per far conoscere la cultura italiana e la danza, ma anche un mezzo per diffondere un modello di bellezza che sa farsi impegno sociale e portatrice di istanze di fratellanza e pacifica coesistenza. Bellezza e grazia, poesia e potenza muscolare. Roberto Bolle incanta il pubblico dell’Expo 2020 Dubai portando in scena la danza nella sua essenza. Sul palco vi sono solo le luci e l’atmosfera regalata dalla musica e dalle coreografie dei ballerini. L’essenzialità dell’allestimento e il minimalismo dei costumi fanno concentrare su ciò che conta: la plasticità, l’armonia di quei corpi, la fluidità dei movimenti e l’emozione delle interpretazioni. “Roberto Bolle and Friends” è uno spettacolo di “danza pura, non c’è una scenografia, non ci sono grandi costumi, c’è solo la danza che è protagonista della serata, con tecniche e stili diversi degli artisti, ma che riesce a emozionare e arrivare al cuore delle persone -spiega Roberto Bolle- Così negli anni siamo riusciti a portarlo da New York a Shanghai, e in Italia dall’Arena di Verona a Caracalla. È un piacere poter essere qui a Dubai ed essere ancora una volta ambasciatore della cultura e dell’arte italiana, cercando di rappresentare al meglio il nostro Paese”.

Roberto Bolle sa arrivare dritto al cuore e con doti interpretative non comuni è in grado di trasmettere sensazioni che restano scolpite nell’anima. Meraviglioso e impeccabile nel repertorio del balletto classico, colpisce ancor più quando si cimenta in brani di danza contemporanea. Sono quelli i momenti di straordinaria intensità, di potente poesia, come quando Bolle si esibisce con tormento sulle note di Ezio Bosso o quando sul finale, accompagnato dal violino di Alessandro Quarta, tratteggia con la sua arte il dramma dell’uomo del XXI secolo, frastornato da smartphone, selfie, webcam, autocompiacimento e FOMO (fear of missing out), la paura di perdersi qualcosa, sebbene già da tempo abbia smarrito la propria identità, rimasta come un riflesso sbiadito in uno specchio. È un’umanità autoreferenziale e obnubilata, a caccia di like e di consensi, di follower e autoaffermazione sui social media, quella trasposta in danza da Bolle, mentre le corde del violino sembrano impazzite e sincopate toccano vette stridenti al ritmo di un mondo che accelera e sembra andare, inesorabilmente, verso l’autodistruzione. E la forza di quel monito si fa messaggio di fratellanza e unità in chiusura, quando Roberto Bolle e i ballerini che lo accompagnano arrivano sul palco mostrando cartelli con la scritta “PEACE”, pace, e la bandiera dell’Ucraina tenuta dalla ballerina Iana Salenko, di Kiev, che lì ha ancora padre e fratello, mentre il violino di Alessandro Quarta suona l’inno ucraino tra gli applausi scroscianti del pubblico. Un calore e una partecipazione sentiti di un mondo in drammatica apprensione. Scopriamo di più sullo spettacolo e sull’intervista che Roberto Bolle ha rilasciato.  Continua a leggere