La pandemia mette in crisi Dubai? Gli esperti stimano una contrazione del 10% della popolazione e un potenziale mutamento del modello economico dell’emirato. Il 2020 si preannunciava l’anno della consacrazione dell’emirato come hub dell’innovazione e meta turistica per eccellenza a livello globale. Expo 2020, l’avvenimento internazionale più atteso, motivo d’attrazione per 25 milioni di visitatori, avrebbe suggellato il ruolo di primo piano dell’emirato sulla ribalta internazionale. Un’occasione imperdibile, fonte di ottimismo diffuso e di speranze per il futuro, dopo quattro anni di economia in relativa stagnazione. Dubai ha saputo inventarsi, trasformandosi da villaggio di pescatori di perle in una modernissima metropoli dotata di porti e aeroporti tra i più trafficati e attivi del mondo, accreditandosi come centro finanziario capace di attirare banche internazionali, diventando una versione mediorientale di Singapore.
L’Expo avrebbe dovuto inaugurare, a partire dalla fine di ottobre 2020, un periodo di nuovi traguardi e sfide per costruire un futuro migliore sulla base di un programma di ampio respiro, da sviluppare nell’arco di cinquant’anni. Ma proprio mentre avveniva l’inaugurazione ufficiale del cuore dell’Esposizione Universale di Dubai, Al-Wasl Plaza, con la splendida cupola realizzata grazie all’ingegno italiano, gli Emirati annunciavano al mondo il primo caso positivo al COVID-19 registrato sul territorio emiratino e in tutto il Medio Oriente. La pandemia di coronavirus ha portato con sé anche la contrazione della domanda di petrolio, dovuta al crollo dei consumi causato dal lockdown, che ha portato al prezzo del greggio in caduta libera. Disponendo di scarse risorse petrolifere e vivendo soprattutto di servizi, commercio, turismo, transazioni immobiliari, Dubai è particolarmente vulnerabile rispetto alla capitale Abu Dhabi e agli altri Paesi del Golfo. Le criticità e le sfide per superarle, però, nascono prima della recessione economica innescata dal coronavirus. Analizziamo insieme la situazione e possibili futuri scenari.
Settore immobiliare giù ben prima del COVID-19
Negli ultimi anni il mercato immobiliare di Dubai ha registrato un crollo del 30% rispetto al picco raggiunto nel 2014. I prezzi dell’edilizia residenziale di lusso attualmente sono scesi del 20-30% rispetto all’impennata di sei anni fa e, secondo gli esperti, il costo medio delle proprietà immobiliari di Dubai subirà un decremento tra l’11 e il 12% entro la fine del 2020. Un appartamento sui 90-120 metri quadrati a Dubai Marina, una delle zone più amate dai residenti stranieri, oggi costa circa 1,5 milioni di AED (408.374 USD), un vero affare rispetto a 5 anni fa.
L’eccesso di proprietà immobiliari sul mercato ha generato un declino dei prezzi, ecco perché negli ultimi tempi le autorità emiratine hanno cercato di contrastare la realizzazione di progetti edilizi ridondanti, decretando la fine del vecchio modello di business che prevedeva comunque la costruzione di un edificio perché tanto poi qualcuno sarebbe arrivato. Ad aprile il 67% dell’edilizia residenziale era in regolare costruzione, nel rispetto dei piani di realizzazione. Questo vuol dire che un terzo delle proprietà immobiliari in corso di costruzione rischiano concretamente di subire ritardi o sospensioni.
La cura per il mercato immobiliare
Grazie alle riforme varate dalle autorità emiratine Dubai vanta un mercato immobiliare tra i più trasparenti e regolamentati del Medio Oriente. Aver offerto visti a lungo termine per residenti stranieri che decidano di passare dall’affitto all’acquisto di un bene immobile, è un provvedimento che contribuirà a riequilibrare l’intero mercato. Altrettanto efficace l’istituzione di visti a lungo termine per stranieri che decidano di acquistare proprietà di fascia alta per trasferirsi stabilmente nell’emirato. Per attrarre investimenti stranieri sta funzionando la politica dei visti di 10 anni e le facilitazioni nelle procedure per quegli imprenditori stranieri che aprano business a Dubai. In primavera il governo ha autorizzato facilitazioni nell’erogazione dei mutui che, in caso di primo acquisto, copriranno l’80% dell’importo totale dell’immobile (in precedenza veniva data una copertura fino al 75%), mentre per i cittadini emiratini alla prima compravendita immobiliare il finanziamento coprirà fino all’85% dell’ammontare totale.
Un modello da rivedere?
Ai media locali il Dipartimento economico di Dubai dice che il modello economico dovrà essere rivisto. In un mondo tenuto sotto scacco dal coronavirus, in cui commercio, turismo, viaggi sono bloccati o drasticamente ridotti, le nuove tecnologie rappresentano una possibile alternativa. Dubai, però, non detiene l’esclusiva nell’ambito dell’innovazione, e deve vedersela con agguerriti competitor, anche nella regione. Ecco perché un’ulteriore svolta potrebbe essere rappresentata dalla riduzione del costo della vita e delle attività di business.
Un esodo di massa?
I residenti stranieri rappresentano la maggioranza dei 3,3 milioni di abitanti di Dubai. Il 98% della forza lavoro del settore privato dell’emirato arriva dall’estero, con una prevalenza di lavoratori provenienti dall’Asia del Sud. Chi dovesse perdere il lavoro in questo periodo recessivo, difficilmente deciderà di rimanere a Dubai. Così, per evitare un esodo di massa, le autorità emiratine hanno prolungato la scadenza dei visti fino alla fine dell’anno, consentendo a chi fosse disoccupato di avere il tempo per trovare un nuovo impiego. Nei prossimi mesi si teme che negli Emirati Arabi Uniti centinaia di migliaia di lavoratori stranieri siano a rischio disoccupazione. Secondo gli esperti la popolazione di Dubai dovrebbe subire una contrazione del 10%, con un impatto per l’intero sistema su cui poggia l’economia dell’emirato. Dai guidatori di taxi, per lo più provenienti da Pakistan, Bangladesh, Africa, Kerala, ai professionisti provenienti dall’India, dai colletti blu ai colletti bianchi, tutti i settori saranno investiti dall’impatto economico del COVID-19, portando l’esercito di lavoratori temporanei, spina dorsale di Dubai, ad assottigliarsi inevitabilmente.
Cosa fanno le imprese?
Molte le aziende che stanno tagliando i salari dei propri dipendenti, con riduzioni anche del 75%. Proprio nei giorni scorsi le compagnie aeree Etihad ed Emirates hanno confermato tagli tra il 25 e il 50% agli stipendi dei propri dipendenti.
Le imprese che si sono aggiudicate appalti pubblici si sono viste applicare decurtazioni del 30% sui costi dei progetti in corso. Ad essere maggiormente esposte le PMI che finora hanno sentito poco gli effetti dei pacchetti di incentivo all’economia varati dal governo, pari al 2% del PIL di Dubai. Tra i provvedimenti presi per immettere liquidità, la Banca Centrale degli Emirati ha stanziato 70 miliardi di dollari a sostegno delle banche.