Affare da 3,3 miliardi di dollari per l’Eni negli Emirati Arabi Uniti. Un accordo storico che lega economicamente ancor di più l’Italia e Abu Dhabi. È il più importante contratto mai siglato da un investitore straniero nell’ambito della raffinazione del petrolio. Protagonisti, ADNOC, la compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, ed il colosso italiano dell’energia, che ha da poco acquisito il 20% del quarto complesso di raffinazione al mondo, con una produzione di 922.000 barili al giorno, per un valore complessivo di 19,3 miliardi di dollari.
Un accordo che incrementerà del 35% la capacità di raffinazione di Eni e stabilirà a breve anche una joint venture, tra Roma e l’Emirato, nella commercializzazione di prodotti petroliferi destinati a compratori internazionali. L’obiettivo per gli emiratini è raggiungere nuovi mercati e, al tempo stesso, non limitarsi ad essere un semplice produttore di idrocarburi, ma diventare un player integrato dell’energia, avvalendosi per questo della partnership e dell’expertise italiana in materia di raffinazione e tecnologia low carbon. Un modo per far fronte ad un mercato sempre più volatile e accostarsi a nuove piazze, come quella europea. Non concentrarsi solo sull’estrazione, ma produrre e commercializzare derivati del petrolio. Scopriamo insieme altri particolari dell’accordo e come si stiano muovendo le imprese italiane nell’area del Golfo.
Roma, Vienna ed Abu Dhabi
Cosa unisce Roma, Vienna ed Abu Dhabi? A legare l’Italia, l’Austria e gli Emirati è il filo sottile dell’oro nero. Sebbene si rafforzino sempre più gli investimenti in energie sostenibili, il petrolio resta ad oggi la principale fonte di energia a livello mondiale. Nell’affare Adnoc, infatti, non c’è solo l’Italia.
A dividersi la ricca torta della raffinazione emiratina c’è anche l’Austria con la sua compagnia petrolifera nazionale OMV, che ha acquisito una quota del 15% per 2,5 miliardi di dollari.
Una partnership costruita con grande abilità, grazie ai rapporti diplomatici intessuti sapientemente dal Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, fin dallo scorso maggio.
Conte di nuovo negli EAU
Il Primo Ministro Giuseppe Conte è tornato per la seconda volta negli EAU per tenere a battesimo questo contratto miliardario, assieme allo sceicco Mohammad Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e Vice Comandante delle Forze armate degli EAU.
Nelle mani di Adnoc resta il 65% del valore totale del complesso di raffinazione, ma questo contratto con Eni e OMV segna un cambio di passo, verso una strategia più lungimirante, dinamica e flessibile, capace di agire su tutti i settori della filiera e aperta ai mercati internazionali.
L’ad di Eni Claudio Descalzi ha sottolineato come questa acquisizione non solo consolidi la partnership con Adnoc, ma renda più integrato il portafoglio del colosso italiano dell’energia, facendolo entrare nel settore downstream degli Emirati Arabi Uniti.
Grande soddisfazione ha espresso Sultan Ahmad Al Jaber, Ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti e Amministratore delegato di Adnoc, che ha sottolineato come, a fronte di questo affare siglato con Italia e Austria, le capacità delle esportazioni della compagnia emiratina aumenteranno del 70%.
Saipem, un contratto in Arabia Saudita
Pochi giorni fa l’italiana Saipem si è aggiudicata dalla Aramco un contratto di 1,3 miliardi di dollari per lo sfruttamento di due giacimenti off-shore in Arabia Saudita.
Un’alleanza che va avanti dal 2015 e che si protrarrà fino al 2021. Si tratta dei giacimenti di Berri e Marjan, che attualmente hanno rispettivamente una capacità di 250.000 e 300.000 barili di petrolio al giorno. Capacità produttiva che contano di poter incrementare potandola rispettivamente a 300.000 e 500.000 barili al giorno nel 2025. Un ulteriore segno del consolidamento delle posizioni italiane in Medio Oriente e nella più estesa area del Golfo.