Asel è la prima neonata del 2018 a Vienna. La sua mamma indossa l’hijab. Proprio il velo islamico ha scatenato sui social media un’ondata di insulti da parte di hater inferociti, coloro che in rete, celandosi dietro una tastiera, dispensano minacce, offese e commenti razzisti. Asel è stata data alla luce il primo gennaio, 47 minuti dopo la mezzanotte. Dopo appena 24 ore la sua storia è rimbalzata dai media austriaci a quelli di tutto il mondo. Anche il New York Times ha pubblicato un articolo sulla prima bambina viennese del 2018, perché la notizia della nascita della piccola Asel su Facebook si è trasformata immediatamente da momento di gioia in una delle più tristi pagine di intolleranza e odio degli ultimi tempi. Un sintomo evidente delle forti pulsioni xenofobe, sempre più radicate in Austria.
La foto che ritrae la bambina poco dopo il parto, assieme ai suoi genitori all’ospedale Rudolfstiftung, genera una marea incontenibile di odio, che spazza via la felicità legata all’arrivo di un nuovo nato e squarcia l’abisso di una società, quella austriaca, che dietro una facciata rispettabile cela razzismo, ferocia, disprezzo per il diverso. Ad essere sommerso di commenti offensivi e verbalmente violenti è soprattutto l’articolo pubblicato dal quotidiano Heute. Parole durissime, traboccanti di livore e violenza. A riportare alcuni dei commenti scritti da leoni da tastiera e odiatori del web è stato il sito Netpeace, una ONG creata nel 2017 da Greenpeace. Un movimento di pace su internet che vuole combattere l’odio in rete. Vediamo insieme alcune delle frasi degli hater e scopriamo qualche dettaglio in più sulla prima bambina viennese del 2018 e sulla sua famiglia.
“È nata la prossima terrorista”
Il tenore delle centinaia di messaggi non lascia spazio a fraintendimenti. La bambina della coppia musulmana suscita commenti pieni di cattiveria gratuita e di furia xenofoba. Ecco alcune delle frasi dispensate dagli hater alla piccola Asel e ai suoi genitori. “Nächster Terrorist geboren” (È nata la prossima terrorista), oppure “Mit dem Fetzen auf dem Kopf muss die Alte doch nach der Geburt stinken wie ein nasser Dachs …ekelhaft” (Con quel velo in testa la più grande puzzerà dopo il parto come un tasso bagnato… disgustoso), e ancora “Auch 2018 sind Mehmet und Fatma nicht erwünscht. Das ändert nichts an der jahreszahl” (Anche nel 2018 Mehmet e Fatma non sono i benvenuti. Questa nascita non cambia i numeri dell’anno), “Wieder inzucht” (Ancora incroci tra consanguinei).
E ancora: “Würg zieht doch erste einmal eure Putzlappen vom Kopf. Unhygienisch das gehört in Krankenhäuser verboten!!!!!” (Per prima cosa ti togli gli stracci dalla testa. È antigienico ed è vietato negli ospedali!!!!!), “Muss das im Krankenhaus kalt sein. Sogar bei der Entbindung im Bet ein Kopftuch zu tragen ist schon eine Leistung. Vielleicht hat sie eine Glatze oder Läuse?” (Deve far freddo in ospedale. Anche indossare un velo alla nascita a letto è già un’impresa. Forse ha la testa pelata o i pidocchi?), “Hat die Frau Krebs? Oder warum trägt sie ein Kopftucht? Kalt wird es ja wohl nicht sein” (La donna ha il cancro? O perché indossa un velo? Non farà freddo). E ancora frasi talvolta un po’ sgrammaticate con riferimenti al nuovo Ministro dell’Interno, Herbert Kickl esponente di spicco dell’FPÖ: “Bald können sie zu Hause Kinder griegen der Krieg ist aus und der Kickl schickt sie nach Haus” (Presto saranno in grado di portare i bambini a casa loro, la guerra è finita e il Kickl li rispedirà a casa). Non sono neppure mancati commenti con emoji di disgusto. Molti altri e ancor più violenti i commenti riportati da Netpeace, altrettanti quelli rimossi quasi subito da Heute. Alcune frasi, poi subito cancellate, di una tale violenza da far rabbrividire, nelle quali si arrivava ad augurare alla piccola Asel la morte in culla.
Chi sono la mamma e il papà di Asel?
Naime e Alper Tamgac sono la mamma e il papà della prima nata nel 2018 a Vienna. Sono immigrati regolari di origine turca, e vivono nella capitale austriaca. Hanno deciso di chiamare la loro piccola Asel, un nome di origine araba, che vuoi dire “miele” o “fiume di miele”. Mai i due giovani genitori avrebbero potuto immaginare che la loro figlia avrebbe scatenato furiosi hater dei social media. Odio e veleno, invece di miele e dolcezza. La piccola Asel è lunga 51 centimetri e pesa 3460 grammi, è sana ed è nata da un parto naturale, senza complicazioni.
In questa immagine la vediamo tra le braccia della mamma Naime, assieme al papà Alper e al team di ostetricia del Rudolfstiftung, Ivone Saric-Milinic e Bettina Glaser. A dire il vero Asel è la settima neonata del 2018 in Austria. La prima è Julia, una bambina nata in Stiria il primo gennaio, appena un minuto dopo la mezzanotte. Asel, però, è la prima nata a Vienna. Suo malgrado la piccola bimba viennese è stata al centro di un vortice inarrestabile di polemiche, vittima di una campagna d’odio senza precedenti, protagonista incolpevole di una vicenda dolorosa che ha impresso al nuovo anno un corso carico di ombre.
Non solo odio, ma anche messaggi di pace e amore
In risposta all’ondata senza precedenti di offese e aggressioni verbali, Klaus Schwertner, Segretario Generale della Caritas di Vienna, si è fatto promotore di un’iniziativa per raccogliere messaggi di amore e solidarietà per la neonata, oggetto di un odio cieco e furioso, protagonista senza colpa di uno degli episodi più agghiaccianti e bestiali della storia recente dell’Austria. Una nuova dimensione dell’odio espresso online, ha detto Klaus Schwertner nella sua pagina Facebook, dove il bersaglio è una bimba appena nata.
Sono state decine di migliaia le persone che hanno messo like, cuoricini e che hanno voluto lasciare la loro testimonianza di affetto per la nuova nata. “C’è qualcosa di simbolico in quello che è accaduto” mi racconta Carla Amina Baghajati, Responsabile per i Media dell’Islamische Glaubensgemeinschaft Österreich -IGGÖ (Comunità religiosa islamica in Austria). “Credo che sia un campanello d’allarme, un avvertimento -mi dice Carla Amina Baghajati– Il mondo ha espresso commenti sui cambiamenti politici che ci sono stati in Austria. Indubbiamente sono preoccupata che lo scagliarsi continuamente contro gli immigrati, gli stranieri, i musulmani, e al tempo stesso la profonda crisi d’identità che attraversa la nostra società, arrivi a produrre simili risultati. Devo davvero ringraziare Klaus Schwertner, della Caritas di Vienna, che si è mosso con un’iniziativa così straordinaria: mobilitare la rete con messaggi di vicinanza alla piccola Asel. È stato incredibile quante persone abbiano risposto al suo appello online”. Se c’è una lezione da trarre per la Baghajati è quella di “fermarsi a riflettere su quale sia la società nella quale vogliamo vivere, perché solo scegliendo la via dell’armonia e dell’empatia si può evitare in futuro il ripetersi di simili episodi”.
Il dialogo, unica via per una pacifica convivenza
Chiedo a Carla Amina Baghajati se la presenza dell’ultradestra nel nuovo governo di coalizione in Austria possa in qualche modo far sentire fanatici ed estremisti legittimati ad esprimere commenti razzisti e a manifestare idee intolleranti e violente.
“Ci sono indicatori che mostrano come oggi si possano dire cose con una libertà che non era consentita 10 anni fa -mi spiega la Baghajati- Credo che sia necessario un dibattito pubblico, nel quale si lasci da parte ogni tipo di ideologia per andare alla radice della questione, senza adoperare parole come politicamente corretto da un lato, oppure tolleranza zero dall’altro. Questo incidente risveglia sentimenti molto umani, perché non è un fatto eminentemente politico, bensì qualcosa che sarebbe potuto succedere a chiunque. La nascita di una neonata è un evento lieto, a dispetto del colore della sua pelle, delle sue origini, o della sua religione. Tutti gli esseri umani hanno la stessa dignità. Ecco perché questo episodio può aiutare anche coloro che sono sostenitori di idee populiste a fermarsi e provare ad avere un atteggiamento di maggior condivisione”.
È vera l’equazione Islam uguale terrorismo?
Pensa che, come emerso dai commenti postati su Facebook, l’equazione musulmani uguale terroristi e che tutti i musulmani siano uguali, mettendo sullo stesso piano rifugiati e immigrati regolari provenienti da Paesi musulmani come ad esempio la Turchia, sia un’idea che vada combattuta perché rende impossibile ogni tipo di integrazione? “Non penso che questa sia la posizione della maggioranza degli austriaci. Abbiamo dati empirici e studi che dicono che le persone sono in grado di fare una distinzione tra Islam e terrorismo -mi dice con convinzione Carla Amina Baghajati– Occorre continuare nella direzione del dialogo e della cooperazione, perché dalla contrapposizione e dalla chiusura il terrorismo trae linfa. I populisti credono che i rapidi cambiamenti che occorrono nella nostra società siano attribuibili alla presenza dei rifugiati, ma viviamo in un mondo digitalizzato e sempre più globale. Tutto questo cambiamento crea una crisi d’identità. Ci si può chiedere quale sia oggi l’identità austriaca, ma proiettare sull’Islam paure e colpe non aiuta. Ecco perché dovrebbe esserci ancora più dialogo, dovremmo rendere pubblici i risultati raggiunti, dovremmo trovare nuove forme di dialogo. Comunque sono ottimista e penso che si possano combattere queste idee di matrice populista, che mettono tutti i musulmani nello stesso calderone”.
Sarà possibile cooperare con il nuovo governo?
Pensa che sarà possibile stabilire una proficua cooperazione con il nuovo governo federale? ”Spero davvero che il nuovo governo abbia un approccio pragmatico, soprattutto nei confronti dell’Islam -mette in evidenza Carla Amina Baghajati– In Austria abbiamo una solida tradizione di pacifica convivenza. Siamo molto orgogliosi del riconoscimento dell’Islam fin dal 1912. Spero che questa narrativa sia più potente di quella legata alla sicurezza minacciata dalla massiccia presenza dei musulmani. Spero sinceramente che tutti riescano ad avere uno sguardo aperto sui rischi, perché non ci si può nascondere dietro un dito e i problemi vanno affrontati, però occorre cercare soluzioni e non di tipo populista, che fanno leva su sentimenti di paura e invidia sociale. Soluzioni che puntino al bene comune, al bene di tutti”. E quando chiedo alla Baghajati se sia possibile arrivare ad una più compiuta integrazione in Austria mi risponde così: “Proprio in virtù di questa tradizione dei musulmani in Austria, è auspicabile trovare soluzioni anche grazie alla guida dei musulmani austriaci per raggiungere una maggiore integrazione, trovando soluzioni che abbiano come fine il rispetto reciproco”.
I musulmani sono gli ebrei di oggi?
Ritiene che possa esservi un parallelo tra le discriminazioni subite dagli ebrei e quelle di oggi nei confronti dei musulmani? “Dovremmo avere un forte senso di consapevolezza per distinguere i piani su cui è possibile fare un simile parallelo. Ringraziando Dio noi musulmani non abbiamo vissuto la Shoah -conclude Carla Amina Baghajati– Ciò che è possibile paragonare è la retorica usata negli anni ’30 che sembra in qualche modo la stessa. Sono molti i punti in comune con l’attuale narrativa. Come si creano immagini distorte dell’altro, trasformandolo in un nemico. Non possiamo ignorare che anche tra i musulmani vi sia antisemitismo. Ma ancora una volta sono convinta che sia necessario il dialogo tra musulmani ed ebrei, perché è necessario spiegare che chi ha bisogno di servirsi di immagini distorte dell’altro, dipingendolo come un nemico, è debole”.
Da dove nasce l’odio
Tantissimi i messaggi che non sono stati fatti rimbalzare sul sito dell’ONG Netpeace. Heute ha deciso di bloccare i commenti e di prendere posizione contro quei lettori che hanno manifestato tutto il loro odio immotivato contro una bambina nata solo da poche ore. In un sito di estrema destra sono comparse frasi allarmanti: la gioia può essere manifestata solo per nuovi nati austriaci. Siti vicini all’ultradestra come unzensuriert.at hanno insinuato l’idea che quasi tutti i nuovi nati del 2018 in Austria, Germania, Svizzera, siano di origini musulmane e figli di migranti e rifugiati, trasformando in oggetto di un furioso sentimento anti-islamico siriani, marocchini e turchi, messi tutti sullo stesso piano, contribuendo ad alimentare razzismo e discriminazione sul web. La tempesta d’odio generata dalla nascita di Asel non fa che confermare quale sia il sostrato che ha portato l’ultradestra al successo elettorale alle elezioni politiche dell’ottobre 2017 e poi al governo del Paese. Un clima di sospetto e paura che non è frutto del caso, ma la conseguenza di intolleranza e xenofobia ormai sempre più radicate e diffuse tra gli austriaci.