Vienna – Dubai A/R

Vienna: un collettivo di volontari molto social

Expat and Austrian Aid for Refugees (EAAR) è un gruppo di amici e famiglie, della comunità degli expat (espatriati) di Vienna. Un collettivo di volontari, come ama definirlo Alex Hesling, fondatrice con il suo compagno David O’Connor prima di un gruppo su Facebook e poi di una vera community, che vanta quasi 1.400 membri.

Raccolgono donazioni per i rifugiati e distribuiscono aiuti dove c’è più bisogno. “Abbiamo spazio nel retrobottega –racconta Alex- possiamo accumulare provviste di cibo, vestiti, medicinali.

Così, abbiamo impacchettato le offerte, sistemato gli scaffali e iniziato a distribuire le donazioni là dove serve, soprattutto al campo di Traiskirchen che dista 20-30 minuti di macchina, o alla stazione Hauptbahnhof, a un paio di minuti da qui”.

L’obiettivo di Alex era diventare un punto di riferimento e una fonte d’informazione sull’emergenza rifugiati per la comunità di lingua inglese a Vienna. E la risposta non è tardata ad arrivare.

Via Amazon sono stati inviati scatoloni con donazioni dal Canada, da Chicago, dall’Australia, dall’Olanda.

Alex Hesling ha 27 anni, è di origini inglesi. Ha trascorso infanzia e adolescenza negli Stati Uniti, a New York. Vive a Vienna da quando aveva 17 anni.

“Questa emergenza non finirà in pochi giorni –sottolinea Alex- Ecco perché abbiamo una strategia basata su singoli obiettivi”. Alex infatti sta coordinando le donazioni degli alunni delle scuole internazionali presenti a Vienna. “Così possiamo incanalare nel modo giusto il denaro e le offerte raccolte dai ragazzi, disponendo di aiuti e di un flusso di fondi costante, per acquistare prodotti e generi di prima necessità per i prossimi 2 anni -rilancia Alex- Senza così mettere troppo sotto pressione gli iscritti al nostro gruppo”.

Anche per la natura delle loro attività, David è proprietario del pub irlandese The O’Connor Old Oak, Alex gestisce il bar Four Bells, restano operativi la sera fino a tardi.

Sono gli unici disponibili a ricevere telefonate anche la sera tardi. Nessun altro, specie in Austria, potrebbe fare ciò che fanno Alex e David, con il loro EAAR e di questo vanno fieri. Come quando un centro che ospita un centinaio di ragazzini rifugiati, senza genitori, tra i 7 e i 17 anni di età, trasferiti da Traiskirchen in un ospizio abbandonato e risanato nel 16esimo distretto, li ha chiamati alle 22.30, perché mancavano lenzuola, cuscini e coperte. Nessun altro era aperto a quell’ora, solo loro potevano rifornirli. Un approvvigionamento che ha fatto lavorare i volontari di EAAR fino a notte fonda.

Felici, però, di aver aiutato quei bambini senza famiglia.

“Abbiamo così tante scorte di prodotti di ogni genere che se qualcuno avesse bisogno di 1.000 spazzolini, noi possiamo darglieli” spiega Alex.

Nel loro magazzino vedo tante coperte e sacchi a pelo, li hanno acquistati con i soldi donati dalla scuola svedese, 1.000 euro utilizzati per comprare prodotti che mancavano. “Siamo come una famiglia, tutti vogliono rendersi utili –dice Alex- Le pagine che stiamo scrivendo in questi giorni sono importanti. E la gente vuol partecipare a questo evento di portata storica. Noi non siamo un movimento politico, aiutiamo i rifugiati”.

Di ora in ora cambiano le esigenze. Prima servono scarpe, l’ora successiva lenzuola. Le richieste arrivano in vari modi. I volontari di EAAR monitorano i feed di Twitter e delle news, spesso gli appelli lanciati da persone comuni si rivelano più che affidabili. Sono anche in contatto con il centro di Traiskirchen e con altri centri allestiti per i rifugiati dal Governo Federale.

I social media risultano decisivi. “Ricevo su Facebook, che non amo molto, oltre 150 messaggi al giorno –evidenzia Alex- Credo che la gente si sia resa conto della portata della crisi e dell’afflusso di massa di migranti, solo quando ha cominciato a vedere i rifugiati davanti alla propria porta di casa”. Per molti dei migranti arrivati a Vienna e in Austria è stato un sollievo vedersi per la prima volta accolti, da una folla plaudente alla stazione, e non come altrove vedersi dare il benvenuto dalla polizia in assetto anti-sommossa. Alex mi racconta come per lei vedere i volti di quei migranti rasserenarsi per il calore degli austriaci, e mostrare riconoscenza per la dimostrazione di solidarietà, basti a far riacquistare loro motivazione ed energia nei momenti in cui si sentono sopraffatti dalla fatica, o dalle troppe cose da organizzare.

“La risposta di chiusura e violenza data da alcuni paesi, è inspiegabile –dice Alex- specie per quei paesi che hanno avuto per varie ragioni a loro volta una pesante emigrazione. Penso che occorra in qualche modo effettuare dei controlli su chi entra all’interno dei nostri confini. Esiste la paura dell’ISIS, che è un pericolo reale, perché è possibile che qualche terrorista penetri, confuso tra la massa di rifugiati che si riversa in Europa. Ma come si può, solo per questo timore, negare aiuto e accesso a 6 milioni di persone, a un popolo in fuga, per colpa di qualche migliaio d’individui pericolosi?”

Secondo Alex non tutti hanno capito che gli immigrati che giungono in massa in Austria e Germania non provengono da paesi del Terzo Mondo, ma appartengono alla classe media, a fasce benestanti. Hanno un livello d’istruzione alto, hanno smartphone e usano internet. “È grazie ai social network -puntualizza Alex- che hanno reperito tutte le informazioni, rielaborandole in tempo reale. La risposta della gente comune, però, qui in Austria e anche in Germania, penso che abbia contribuito a far cambiare atteggiamento ai governi europei”.

La strategia di EAAR, prevede anche di affrontare il passo successivo: l’assimilazione e l’integrazione dei rifugiati, investendo tra l’altro in cure e sostegno per i bambini siriani o afghani traumatizzati, perché possano avere un futuro sereno.

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