Il primo volo commerciale diretto, dagli Emirati in Israele, ha portato 16 tonnellate di presidi medici per i palestinesi. Aiuti destinati a fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il cargo Etihad, partito da Abu Dhabi e atterrato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, ha scritto una pagina di storia. I due Paesi, infatti, non hanno relazioni diplomatiche ufficiali. Per quanto, segretamente, coltivino rapporti e contatti.
Un volo simbolico, che segna un momento di cooperazione senza precedenti tra il governo emiratino e quello israeliano. Un legame forse frutto del riallineamento degli equilibri geopolitici nell’area mediorientale, in funzione anti-iraniana. Il trasporto degli aiuti è stato coordinato dalle Nazioni Unite, attraverso l’UNSCO – United Nations Special Coordinator for the Middle East Peace Process.
“Etihad ha operato un volo da Abu Dhabi all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, il 19 maggio, per far giungere aiuti umanitari ai palestinesi” ha fatto sapere la compagnia aerea di bandiera emiratina. A bordo non vi erano passeggeri ma solo l’equipaggio. Scopriamo insieme ulteriori particolari su quello che potrebbe diventare il primo di una serie di voli commerciali tra Emirati Arabi Uniti e Israele.
Cosa trasportava l’aereo Etihad?
Con il volo cargo emiratino sono arrivati ai palestinesi dispositivi di protezione personale (PPE), equipaggiamenti e presidi medico-chirurgici. Tra gli aiuti inviati anche 10 ventilatori, particolarmente utili per curare pazienti con gravi sintomi respiratori da COVID-19. “Questa è una crisi internazionale che richiede una risposta internazionale. Gli Emirati sono grati all’UNSCO per aver reso possibile il sostegno al popolo palestinese, e siamo grati anche alle Nazioni Unite per l’incessante lotta alla pandemia e per gli sforzi compiuti per mitigare il suo impatto” ha dichiarato l’Ambasciatore Lana Zaki Nusseibeh, della rappresentanza permanente degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite a New York. La pandemia da coronavirus sembra tendere lentamente verso una stabilizzazione, il Ministro della Salute palestinese Mai Al Kaila ha recentemente annunciato 7 nuove guarigioni, che portano a 452 il numero delle persone guarite in Palestina, ovvero l’81,4% dei casi totali di COVID-19. Sono 45.343 i test finora effettuati. Il numero di casi positivi confermati ad oggi è di 547, mentre per più di 4 giorni consecutivi non si sono registrati nuovi contagi. Dall’inizio della pandemia gli Emirati sono tra i più attivi nel sostegno umanitario, con oltre 500 tonnellate cubiche di aiuti finalizzati ad arginare la diffusione del COVID-19, distribuiti in ben 47 Paesi.
Quale rotta ha percorso?
L’aereo Etihad A330-200, completamente bianco, senza scritte o marchi, partito da Abu Dhabi, è atterrato presso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv martedì 19 maggio alle 21:00. Dall’aereo è sceso l’equipaggio che ha scaricato una serie di casse e scatoloni. Non si conosce la rotta seguita dal velivolo emiratino. Sicuro il passaggio attraverso l’Iraq, utilizzato di prassi sia da Etihad, sia dalla Emirates. L’aereo avrebbe evitato gli spazi aerei di Giordania ed Arabia Saudita, sorvolando invece la Siria. Né la Striscia di Gaza, né West Bank hanno un proprio aeroporto. Da qui la necessità dell’atterraggio a Tel Aviv. Le autorità israeliane hanno fatto sapere che gli aiuti umanitari donati dagli Emirati verranno consegnati ai palestinesi e che il volo cargo si è potuto realizzare anche grazie al coordinamento israeliano.
Il primo volo di una lunga serie?
“Speriamo di vedere presto anche voli di linea emiratini sbarcare passeggeri in Israele” ha scritto su Twitter Danny Danon, Ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, che ha proseguito “Conosco gli Emirati Arabi Uniti, avendoli visitati. Sono un Paese affascinante. Spero che le relazioni tra i nostri Paesi si rafforzino”, dimostrando grande apertura sui futuri rapporti diplomatici. A parte Giordania ed Egitto i Paesi del mondo arabo non hanno relazioni con Gerusalemme. Ma da tempo gli Emirati stanno intrecciando rapporti con Israele, trovando punti d’intesa nel fronte comune contro l’Iran. Israele non ha una rappresentanza diplomatica ad Abu Dhabi, ma ripetute sono state le visite da parte delle autorità israeliane. Inoltre Israele ha una rappresentanza nella International Renewable Energy Agency ad Abu Dhabi e parteciperà l’anno prossimo ad Expo 2020 Dubai. Tra l’altro, proprio a Dubai, esiste una sinagoga segreta per gli ebrei praticanti.
La reazione adirata dell’Iran
Furente la reazione dell’Iran al volo cargo diretto che dagli Emirati è giunto in territorio israeliano. Grida al tradimento l’Ayatollah Khamenei, con un tweet di fuoco: “Alcuni Paesi del Golfo hanno tradito la loro stessa storia e la storia del mondo arabo. Hanno tradito la Palestina sostenendo Israele. I popoli di quei Paesi tollereranno il tradimento della loro leadership?”.
Solo alcune ore prima Khamenei aveva chiamato alle armi i palestinesi dei territori occupati perché, diceva sempre via Twitter, “La via del compromesso non è risolutiva e occorre passare alle maniere forti per sbarazzarsi del giogo ebraico”. Resteranno solo minacce? Il volo cargo di Etihad potrebbe rappresentare una svolta nel conflitto israelo-palestinese? Gli Emirati si preparano forse a svolgere un ruolo decisivo per trovare una soluzione pacifica?
Il rifiuto dell’Autorità Palestinese
L’Autorità Palestinese ha rifiutato gli aiuti di Abu Dhabi. Il Ministro della Salute Mai Al Kaila, nel corso di una conferenza stampa a Betlemme, ha sottolineato come non sia possibile accettare il sostegno degli Emirati dal momento che non vi è stato alcun tipo di contatto e coordinamento prima dell’invio. “Siamo uno stato sovrano, le autorità emiratine si sarebbero dovute coordinare con noi” ha dichiarato il Ministro Al Kaila. Per l’Autorità Palestinese la spedizione degli equipaggiamenti medico-chirurgici “è una copertura per la normalizzazione dei rapporti tra Emirati e Israele”, assieme agli aiuti umanitari per far fronte alla pandemia i palestinesi “rifiutano di fare da ponte ai Paesi arabi che intendono normalizzare le relazioni diplomatiche con gli israeliani”. E ancora, “Aver fatto arrivare gli aiuti direttamente ad Israele equivale a voler nascondere l’intento di una normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi”. Di fatto i palestinesi non intendono avallare alcun tipo di strumentalizzazione, o diventare essi stessi strumento dell’avvicinamento tra Emirati e Israele. Al di là del rifiuto dell’Autorità Palestinese, è stato deciso che gli aiuti vengano distribuiti nella Striscia di Gaza che sta registrando una nuova ondata di contagi, con 29 nuovi casi di COVID-19 nelle ultime ore.
I palestinesi recedono dagli accordi con Israele
Sullo sfondo la tensione cresce di ora in ora. Il leader dell’Autorità Palestinese, il Presidente Abu Mazen, annuncia la fine di tutti gli accordi con Israele, che ha intenzione di annettere alcune aree della Cisgiordania (West Bank). I palestinesi dichiarano inoltre di non voler più cooperare con la Central Intelligence Agency statunitense (CIA).