Emirati, arriva il vaccino Pfizer

La campagna di vaccinazione della popolazione prosegue negli Emirati. Dopo quello Sinopharm inizia anche la distribuzione del vaccino Pfizer-BioNTech. La terapia d’immunizzazione sviluppata dalla casa farmaceutica cinese ha ricevuto l’approvazione governativa d’emergenza lo scorso settembre ed è stata già inoculata alle categorie maggiormente esposte come operatori sanitari, militari, polizia, autorità. Da alcuni giorni è iniziata anche la sua distribuzione gratuita e capillare tra la popolazione, dando la precedenza ai cittadini con più di 60 anni di età e persone con patologie croniche con più di 18 anni.

Quella sviluppata dalle case farmaceutiche statunitense e tedesca è la seconda immuniprofilassi ad essere approvata. I container con le prime dosi sono arrivati da Bruxelles con uno speciale volo cargo della Emirates. La compagnia aerea emiratina ha stretto una collaborazione con la Pfizer attrezzando i propri aerei al trasporto del vaccino che richiede per la conservazione temperature bassissime, tra i -70 e -80 gradi. La casa farmaceutica ha creato contenitori termici della grandezza di una valigia, nei quali racchiudere fino a 5.000 dosi. Il confezionamento con ghiaccio secco e l’aggiunta di sensori che tengono sotto costante controllo la temperatura delle fiale congelate rendono possibile il trasporto, consentendone la conservazione fino a 10 giorni. Vediamo la differenza tra le due immunoprofilassi, Sinopharm e Pfizer-BioNTech, e scopriamo alcune curiosità come la conformità con la Shariah.  Continua a leggere

A Dubai auto volanti, umanoidi blu, cani robot

Gitex, la terza più importante fiera sull’innovazione del mondo e la prima a svolgersi in presenza dall’inizio della pandemia, ha riunito a Dubai migliaia di visitatori. 1.200 espositori e 300 start-up provenienti da 60 Paesi diversi, hanno proposto gadget avveniristici, servizi innovativi e prodotti di elettronica di consumo di ultima generazione che trasformeranno il nostro vivere in un breve arco di tempo. Presenti oltre 200 tra i più attivi investitori e venture capital del mondo, oltre 350 oratori, provenienti da 30 Paesi, invitati a partecipare a dibattiti, presentazioni, seminari, workshop.

Un segnale di rilancio di una delle attività principali dell’emirato, l’organizzazione di eventi pubblici e manifestazioni, un modo per favorire la ripresa dell’economia senza trascurare l’emergenza sanitaria che il mondo sta attraversando. La manifestazione si è svolta in un clima di sicurezza e ordine, nel pieno rispetto delle misure restrittive imposte dalla seconda ondata del coronavirus. Un esperimento ben riuscito di evento internazionale organizzato impeccabilmente in epoca Covid.

Obbligo di mascherina per tutti, distributori di gel antisettico per disinfettare in ogni momento le mani disponibili in modo capillare nell’intera struttura fieristica del World Trade Centre, distanziamento sociale di almeno due metri, limite di capienza massima per ogni stand e padiglione, badge distribuiti digitalmente per limitare interazioni ed evitare code, controlli scrupolosi con metal detector e raggi X per garantire la sicurezza in un contesto reso più complesso dalla presenza di un’estesa delegazione di personalità provenienti da Israele. Scopriamo di più sulle strabilianti curiosità di questa 40esima edizione di Gitex, sui padiglioni più futuribili, sulla presenza italiana con interessanti e competitive start-up.  Continua a leggere

Sacher to go contro la crisi

A Vienna la Sachertorte è a portar via. Così il lussuoso Hotel Sacher combatte la recessione provocata dalla pandemia. Una postazione da asporto, il “Sacher Drive-In”, consente l’acquisto veloce delle prelibate torte al cioccolato, rimanendo comodamente in macchina. Il chiosco mobile, a norma anti-covid, si trova sul marciapiede all’entrata dell’hotel, sul lato opposto al Teatro dell’Opera, in uno dei punti più caratteristici e trafficati del centro storico della capitale austriaca.

by D. Fontanella

A gestirlo, tra gli altri, anche il portiere Uwe Kotzendorfer, diventato ormai un’istituzione. In questo periodo, però, non vi sono frotte di turisti che si accalcano, né lunghe code per poter entrare nei raffinati e sontuosi saloni. L’Hotel Sacher, che continua ad essere a gestione familiare, ha una clientela prevalentemente internazionale.

by D. Fontanella

Le presenze straniere rappresentano il 92% dei 23.000 pernottamenti annuali dell’albergo, che offre camere tra i 400 e i 2.300 euro a notte in bassa stagione, come ha dichiarato alla stampa l’amministratore delegato Matthias Winkler, subentrato alla suocera nel 2015 nella proprietà e gestione di questo gioiello dell’ospitalità viennese. L’hotel ha risentito molto della crisi economica innescata dal coronavirus. Si stima che per tornare a fatturare come in epoca pre-covid saranno necessari almeno tre o quattro anni. Scopriamo di più sull’Hotel Sacher, sulle sue squisite torte e sugli effetti economici della pandemia.  Continua a leggere

Il vaccino anti-covid cinese

Gli Emirati hanno distribuito le prime dosi del vaccino anti-covid sviluppato dalla casa farmaceutica cinese Sinopharm. Immunoprofilassi che ha superato la fase 3 della sperimentazione nel Paese. 30.000 tra militari, personale medico, poliziotti, funzionari civili e membri del gabinetto federale emiratino sono stati immunizzati. Anche il Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai, sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum e lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Vice Comandante delle Forze Armate e principe ereditario di Abu Dhabi sono stati vaccinati nei giorni scorsi.

Ma la lotta al coronavirus vede gli Emirati lavorare a stretto contatto anche con Israele per lo sviluppo di un test rapido basato sull’analisi del respiro, una sorta di etilometro, capace di determinare in 30 secondi l’eventuale positività al COVID-19. Tempi decisamente ridotti rispetto alla media di 24 ore necessarie per ottenere i risultati dei tamponi molecolari oro-faringei. E proprio questo test rapido potrebbe rivelarsi prezioso per combattere il SARS-CoV-2 ben oltre il solo Medio Oriente. La cooperazione tra nazioni è l’unica via per arginare la diffusione dei contagi. Scopriamo di più su questo vaccino cinese e sulle sue potenzialità.  Continua a leggere

Scuola digitale per bimbi rifugiati

Dubai lancia un programma educativo digitale, “the digital school”, per garantire l’istruzione ad un milione di bimbi rifugiati. Un’iniziativa che nell’arco di cinque anni punta a fornire un diploma accreditato a bambini arabi svantaggiati che avranno così l’opportunità di frequentare importanti università internazionali. Un progetto patrocinato dalla Mohammed bin Rashid Global Initiatives, che fa capo allo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai. Proprio nel mese di novembre 20.000 ragazzini hanno iniziato il loro percorso formativo con un primo programma pilota che terminerà ad agosto 2021. Avranno accesso a materiale didattico digitale, disponibile in lingua araba, uniformato a programmi scolastici internazionali. L’istruzione è alla base della crescita di nuove generazioni capaci di affrontare le grandi sfide del domani. Dubai e la sua leadership credono in un futuro che investa nei giovani e nella loro preparazione, a dispetto delle condizioni sociali.

In questo momento gli alunni di molti Paesi sono passati alla didattica a distanza e all’e-learning a causa della pandemia. 1,6 miliardi di persone sono state lasciate senza scuola in 190 Paesi. Ma i ragazzi rifugiati non hanno le stesse opportunità. Il Covid-19 ha ulteriormente accresciuto il divario esistente tra chi è benestante e chi versa nell’indigenza o scappa dalla guerra. Secondo le Nazioni Unite vi sono tra i 30 e i 34 milioni di bambini rifugiati nel mondo. Lo scorso giugno i campi profughi non disponevano di mezzi tecnologici e infrastrutture adatti all’insegnamento digitale ma, sempre secondo l’agenzia internazionale, anche prima del coronavirus i ragazzi rifugiati avevano un basso tasso di scolarizzazione e un’incidenza due volte maggiore nell’abbandono scolastico. Molti passi avanti sono stati fatti, tanto che il numero di iscrizioni ai corsi scolastici è salito del 63% nell’istruzione primaria e del 24% in quella secondaria. Maggiormente a rischio l’educazione delle adolescenti. Il 20% delle ragazze che frequentano l’istruzione secondaria, infatti, non potrà tornare a scuola soprattutto a causa del Covid. Vediamo insieme quando avrà inizio il programma di scuola digitale vero e proprio e quali sono le università internazionali che Dubai intende coinvolgere.  Continua a leggere

Vi racconto Vienna e il coronavirus

In Austria crescono i contagi da coronavirus. Vi racconto la mia esperienza per le strade di Vienna, dove ero l’unica a indossare la mascherina all’aperto. 1.958 i casi di Covid-19 registrati ieri. L’impennata dei positivi al SARS-CoV-2 non stupisce vista la disinvoltura nell’uso della mascherina e la mancanza di rispetto del distanziamento sociale che ho constatato nella capitale austriaca. In giro si vedono poche ffp2, mentre moltissime sono le mascherine fai da te in stoffa o le chirurgiche, talvolta tenute sotto il mento o lasciando il naso scoperto. All’aperto regna l’anarchia e chi si premuri di utilizzare presidi anti-covid viene guardato con un misto di meraviglia e scherno.

Le distanze interpersonali non vengono rispettate, ma ciò che inspiegabilmente non viene applicato è lo scaglionamento all’entrata di esercizi commerciali o supermercati, con il rischio di trovarsi in ambienti affollati per tempi lunghi. In alcuni ristoranti, non particolarmente ampi, non vi è spazio adeguato tra i vari tavoli, ma vengono accettate tante prenotazioni, quasi come se la pandemia non esistesse. I moduli per tracciamento e autocertificazione vengono consegnati come se si trattasse di una noiosa procedura da espletare e non perché rappresentino uno strumento importante per il contenimento della diffusione del virus. La percezione è che la popolazione tenda a sottovalutare la gravità dell’infezione. Vediamo insieme alcune situazioni a rischio e quali provvedimenti il governo Kurz si stia apprestando a varare.  Continua a leggere

Elezioni, Vienna la rossa non tradisce

La capitale austriaca si conferma feudo dei Socialdemocratici che superano il 42%. Crolla l’ultradestra al 7,7%, che perde il 23,1% rispetto a 5 anni fa. Potrebbe essere la fine della carriera politica per Heinz-Christian Strache. Il suo partito, Team H.C. Strache, si ferma al 3,6%.

I Popolari raddoppiano le preferenze rispetto alle passate elezioni del 2015, passando dal 9,2% al 18,8%. A guidare l’ÖVP c’è il Ministro delle Finanze, Gernot Blümel, stretto collaboratore del Cancelliere Sebastian Kurz. Una campagna elettorale tutta spostata a destra, quella di Blümel, che ha puntato a fagocitare i voti dell’FPÖ

C.Jobst/PID

Vero trionfo per il sindaco uscente Michael Ludwig. Con lui il partito socialdemocratico guadagna un consistente 2,2%, riscuotendo ancor più successo rispetto al 2015, quando al comando c’era il suo predecessore Michael Häupl, sindaco della capitale per 24 anni, dal 1994 al 2018. Aver nuovamente superato il 40% rappresenta un traguardo simbolico carico di significato. Nel 2015, infatti, si era temuto il sorpasso da parte dell’ultradestra che spinta da un travolgente Strache era arrivata al 31%, con un partito socialdemocratico al 39,5%. Guadagnano anche i Grünen, + 2,2%, attestandosi al 14%. Lieve crescita, dell’1,7% anche per i NEOS che raggiungono il 7,8%. L’affluenza alle urne è stata del 62,5%. Molti i voti postali a causa della pandemia di coronavirus, che proprio nelle ultime settimane ha visto un consistente aumento dei contagi. Oggi i positivi sono 979, mentre sono 617 i guariti. Proprio per i numerosissimi voti ancora da scrutinare, i risultati definitivi non saranno disponibili prima di martedì. Vienna, città sempre in cima alle classifiche per qualità della vita, dimostra che è possibile arginare una deriva populista se l’amministrazione riesce a dare risposte e ad andare incontro ai bisogni dei cittadini. Analizziamo insieme il successo dell’SPÖ e i motivi della debacle della destra sovranista.  Continua a leggere

Nel giardino dei samurai

Tokyo doveva essere la destinazione dell’estate 2020, grazie alle Olimpiadi. Anche senza giochi, slittati causa COVID-19, c’è più di un motivo per visitarla. Una breve vacanza a Tokyo è possibile, purché si abbia a disposizione qualche giorno. Si vola per esempio con Emirates anche dall’Europa, facendo eventualmente scalo a Dubai. Oppure con volo diretto di altre compagnie. Bisognerà però aspettare fino al 31 agosto, perché in Giappone sono ancora in vigore misure restrittive che vietano l’ingresso ai cittadini di 146 Paesi compresa l’Italia, con possibilità di ulteriori proroghe. Anche grazie all’isolamento con l’esterno, la pandemia in Giappone si è mantenuta su livelli contenuti, consentendo uno stato di emergenza meno duro rispetto a quello italiano. Basti confrontare i casi totali di coronavirus nella capitale, ad oggi 7.000, e quelli registrati in tutto il Paese, poco più di 20.000, confrontandoli con quelli dell’Italia che ne ha avuti 245.338, di cui 95.633 in Lombardia. Questo contenimento dei contagi rende il Giappone e la sua capitale luoghi sicuri, anche se per il momento restano interdetti agli stranieri a qualsiasi titolo (business, studio, turismo).

Tra i gioielli che Tokyo custodisce c’è anche la suggestiva sede dell’Ambasciata d’Italia, forse la rappresentanza diplomatica più bella tra tutte quelle ospitate, che racchiude al suo interno anche un giardino storico di raro pregio. I rapporti ufficiali tra l’Italia e il Paese del Sol Levante iniziano nel maggio 1866, con l’arrivo della corvetta “Magenta” nel porto di Yokohama. Appena tre mesi dopo i due Paesi firmano un Trattato di Amicizia e Commercio. Vediamo insieme il giardino e il palazzo dell’Ambasciata, scoprendo inedite curiosità anche sui rapporti tra Italia e Giappone.  Continua a leggere

Emirati e Cina, vaccino anti-covid

Il primo vaccino inattivato contro il coronavirus inizia la sperimentazione su volontari ad Abu Dhabi. È il primo riconosciuto a livello internazionale, iscritto per la fase 3 degli studi clinici dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra i volontari partecipa anche lo sceicco Abdullah bin Mohammed Al Hamed, Presidente del Dipartimento della Salute della capitale emiratina. Seconda personalità ad offrirsi volontaria per la profilassi, Jamal Al Kaab, il medico che sovrintende i trial clinici che ricopre anche la carica di sottosegretario del Dipartimento della Salute di Abu Dhabi.

La realizzazione di questo vaccino, per il quale presto verrà lanciato un sito web dedicato per la registrazione dei volontari pronti a partecipare ai test, fa parte degli sforzi e delle risorse stanziati dagli Emirati Arabi Uniti per combattere, su scala globale, la pandemia di coronavirus e trovare una cura. Un traguardo importante che mette in luce gli elevati standard raggiunti nell’ambito della ricerca medico-scientifica e dello sviluppo. Scopriamo di più sulla vaccinazione, su chi potrà partecipare alla sperimentazione e sul numero di casi di COVID-19 registrati finora negli Emirati.  Continua a leggere

Accordo anti Covid Emirati-Israele

Una partnership medico-scientifica contro il COVID-19 lega Emirati e Israele che ufficialmente non hanno relazioni diplomatiche. Cosa c’è dietro questa inedita unione? Da un lato fa notizia l’annuncio a sorpresa del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che fa presagire un accordo di cooperazione tra i due governi, con imminenti passi ufficiali da parte dei rispettivi Ministri della Salute dipingendo l’azione congiunta contro la pandemia come uno degli ultimi sforzi compiuti dallo Stato ebraico per costruire legami più saldi con gli Stati arabi. Dall’altro fa da contrappunto il laconico comunicato dell’agenzia stampa emiratina WAM che ridimensiona la collaborazione, ponendo l’accento sul sodalizio tra aziende private e nessun accordo a livello governativo. Sullo sfondo pesa come un macigno l’annessione di una porzione dei territori occupati da parte di Israele.

Un passo affrettato da parte di Netanyahu che ha colto alla sprovvista gli Emirati Arabi Uniti, non ancora pronti a far emergere alla luce del sole rapporti più stretti con lo Stato ebraico, specie adesso che sta discutendo l’annessione. A partire dal 1 luglio, infatti, il Primo Ministro Netanyahu ha promesso che annetterà il 30% di West Bank, atto che riacutizza le tensioni nel mai sedato conflitto israelo-palestinese, impedendone una pacifica risoluzione. Al di là della dichiarazione del Primo Ministro Netanyahu, rilasciata nel corso di una cerimonia presso la scuola piloti dell’aviazione (Israeli Air Force), neppure Yuli Edelstein, Ministro della Salute israeliano, ha fatto alcun annuncio ufficiale sulla partnership con le aziende degli Emirati. Il lancio dell’agenzia di stampa WAM parla di due aziende private emiratine e due israeliane che si apprestano a collaborare per effettuare ricerche mediche utili ad arginare la diffusione del coronavirus e volte a salvaguardare tutta l’area mediorientale, senza però menzionare di quali imprese si tratti. Un proposito nobile, che vede mettere da parte dissidi e frizioni per ottenere risultati concreti in ambito scientifico e tecnologico contro la pandemia. Scopriamo qual è l’atteggiamento degli Emirati nei confronti dell’annessione dei territori occupati da parte di Israele e cosa si celi dietro questo avvicinamento.  Continua a leggere