Vienna – Dubai A/R

Vienna, la mafia parla slavo

Colpi di pistola in pieno giorno nel cuore di Vienna. Così la mafia entra in azione portando a segno uno dei suoi più sanguinosi agguati. La sparatoria di venerdì scorso è un attacco brutale e feroce. Un uomo viene ammazzato a bruciapelo, crivellato di colpi alla testa e al torace, un altro viene ferito gravemente. Il terrorismo, però, non c’entra. Ad agire è stata la criminalità organizzata, la più temibile e violenta, quella slava che si spartisce i giri di droga, traffico d’armi, riciclaggio di danaro sporco e prostituzione.

Nel corso del 2016 la lotta tra clan slavi ha lasciato la sua lunga scia di sangue: otto morti e quattro gravemente feriti. E poco importa che si getti nel caos l’intera città, l’importante è che vendetta sia fatta. I clan rivali, tutti composti da affiliati provenienti dalla ex Yugoslavia, non si fanno scrupoli di regolare i propri conti in uno dei luoghi più frequentati della capitale austriaca, il ristorante Figlmüller. Un locale con doppio ingresso, uno su Bäckerstraße e uno su un passaggio stretto, teatro dell’agguato mafioso, che congiunge Wollzeile con Lugeck, a pochi passi dalla piazza del duomo.

Un posto sempre affollato, pieno di turisti, famoso per i piatti tipici come la Wienerschnitzel, la cotoletta panata. Un attacco efferato che ha mobilitato decine e decine di poliziotti in assetto antisommossa, elicotteri e mezzi blindati. Scopriamo di più su questo episodio criminale e sui risvolti della mafia slava, che coinvolge tutte le repubbliche della ex Yugoslavia, con ramificazioni anche insospettabili nella finanza e nel tessuto economico austriaco e non solo

Wienerschnitzel insanguinata

La guerra in atto coinvolge due tra i più temibili clan montenegrini della città di Kotor. Vladimir Roganovic, il 31enne ucciso venerdì scorso era originario di Herceg Novi e faceva parte del clan Kovacian. Anche il 23enne Stefan V., ferito gravemente, ricoverato all’ospedale AKH ma non più in pericolo di vita, è affiliato allo stesso clan ed è originario di Nikšic, sempre in Montenegro ed è stato arrestato dalla polizia.

In manette è finito anche un 29enne che si trovava assieme alle due vittime dell’agguato, ritenuto in un primo tempo un semplice testimone.

Venerdì scorso i due affiliati del clan Kovacian avevano scelto Figlmüller per il loro pranzo.

Qui, ad aspettarli dopo la fine del loro pasto, c’erano due sicari del clan rivale più un terzo che ha tenuto sotto controllo la situazione stazionando a lungo fuori dal ristorante, come hanno riferito alcuni camerieri di Figlmüller.

I killer armati e a volto scoperto, tra i 30 e i 40 anni, sono ancora ricercati dalla polizia.

Cinque, sette, forse sono di più i colpi di pistola esplosi.

Poi la fuga dei sicari lungo Köllnerhofgasse, probabilmente a bordo di un’automobile.

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L’abbraccio mortale tra mafia, politica e banche

C’è un filo rosso sangue che unisce con una scia di morte la vicenda di Igor il russo, la sparatoria nel centro di Vienna e la mafia slava che ha ramificazioni tentacolari, costruite a doppio filo con la politica e il mondo economico fin dalla guerra in Bosnia del 1992-1995.

Igor il russo, Norbert Feher, il killer di Budrio, in realtà è serbo, ma ha trovato proprio in Austria sponde e protezione durante gli otto mesi della sua latitanza. Tanti gli amici sul territorio austriaco, soprattutto un suo connazionale, originario come lui di Subotica in Serbia.

Una triangolazione di messaggi via WhatsApp che da Vienna arrivava fino ad intermediari serbi e che ha consentito un meccanismo di viaggi e incontri tra l’Austria e la Serbia. Ma c’è di più, non è un mistero che l’Austria sia stata utilizzata come centrale per il riciclaggio di denaro sporco. Un giro di oltre 2 miliardi di euro che ha interessato varie organizzazioni mafiose, dalla ’ndrangheta calabrese alla mafia russa a quella slava. Le connessioni tra finanza, politica e criminalità nelle giovani e fragili repubbliche della ex Yugoslavia, come ad esempio in Bosnia, sono note. Stretti i legami tra nazionalisti e bande criminali, ne scriveva anche il Washington Post nel 2001.

Nessun istituto di credito è esente dal transito di soldi sporchi. Anche se fino ad oggi non è stato possibile trovare le prove fumanti, vi sentireste al sicuro se doveste scoprire che i vostri soldi sono amministrati da manager di banca che hanno avuto rapporti poco chiari con la criminalità organizzata?

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